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Silvio Berlusconi vuole ricandidarsi: "Modificare la Severino"

Nicoletta Orlandi Posti
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Il "risarcimento" che è convinto gli spetti dopo l'assoluzione nel processo Ruby è una legge ad hoc che gli permetta di ricandidarsi. Secondo il retroscena di Repubblica, Silvio Berlusconi, passata l'euforia e la commozione, è alla ricerca di una soluzione che possa rimetterlo in gioco appieno. «Troppi anni e troppi danni subiti, troppo fango in Italia e fuori, qualcuno dovrà trovare una soluzione per ridarmi l'agibilità politica a cui ho diritto», ripeteva ancora ieri agli “amici di sempre”, come Fedele Confalonieri, con cui si confida nei momenti più difficili. Come? Bypassare la legge Severino. In pratica l'idea sarebbe quella di modificare la norma sulla incandidabilità o escogitare un modo per sterilizzarla nella parte in cui impedisce a un condannato in via definitiva di essere candidato, in Parlamento e a Palazzo Chigi. «Dobbiamo battere quella strada e mi occuperò personalmente di trattare la questione con Renzi», continua a ripetere il Cav secondo Repubblica. Certo sa bene che la partita è difficile, anzi improba. «Non credo proprio che Renzi si faccia carico di una contropartita così delicata» ammetteva ieri pomeriggio più d'uno della cerchia ristretta del leader. Ma bisognerà fare i conti con la sua determinazione. La «riabilitazione », appunto, costituisce il "nuovo" chiodo fisso. Dagli avvocati Ghedini e Longo per di più avrebbe ottenuto il responso sperato a un interrogativo posto nei giorni scorsi. E cioè: gli effetti della Severino sarebbero cancellati nel caso in cui la Corte di Strasburgo dovesse accogliere il ricorso presentato contro la sentenza definitiva sui diritti Mediaset? Sembrerebbe di sì, stando al loro parere. E questo riaprirebbe sì i giochi in casa, con la possibilità di tornare a candidarsi per guidare con tanto di nome in lista il partito e eventualmente la coalizione. Ma soprattutto, nell'ottica dell'ex Cavaliere, gli consentirebbe quella «riabilitazione» agognata anche sul piano internazionale. Il no del Pd - Da parte sua il Pd, però, non ci pensa affatto. Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera, chiarisce con Affaritaliani.it che il Partito democratico ha «sempre portato avanti il principio che non bisogna fare leggi ad personam e la legge sull'incandidabilità, che è stata approvata nella scorsa legislatura nella Legge Severino, era ed è una norma che riguarda tutti. Non è stata fatta contro Berlusconi. E' stata fatta per evitare che chi è stato condannato per gravi reati entri in Parlamento». La Ferranti esclude dunque modifiche in tal senso.  «Certo, perché la Legge Severino non fu fatta contro Berlusconi. Tra l'altro, quella legge era stata presentata addirittura da Alfano. Già si parlava all'epoca di incandidabilità e la norma fu messa a punto con il ministro Severino quando c'era il governo Monti e con la partecipazione del Partito Democratico ma a prescindere da Berlusconi, anche perché allora non era stato nemmeno condannato. E' stata fatta una legge generale e non contro o per qualcuno», spiega la Ferranti. Ma il leader di Forza Italia potrebbe fare pressioni sul Pd e sul premier visto che insieme state facendo le riforme... «Escludo ogni modifica alla Legge Severino", taglia corto la Ferranti».

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