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Matteo Salvini, Rimborsopoli in Piemonte: "Perché i giudici colpiscono la sinistra solo dopo il voto?"

Andrea Tempestini
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Nel mirino dei giudici, ora, ci è finito il centrosinistra: in Piemonte lo scandalo Rimborsopoli si abbatte sulla giunta di Sergio Chiamparino. Dieci imputazioni coatte per 10 ex consiglieri, tra i quali due assessori in carica. Un destino simile a quello che detronizzò l'ex governatore leghista Roberto Cota a causa dello scandalo firme false. Sulla questione, intervistato da La Stampa, oggi interviene Matteo Salvini, che premette: "Io non gioisco mai delle disgrazie altrui. Non condanno nessuno, anche perché nella giustizia italiana non c'è da avere fiducia". Eppure, sottolinea il segretario del Carroccio, "constato però che le indagini sulla destra durano anni e si svolgono prima delle elezioni, quelle sulla sinistra sono più rapide e soprattutto si fanno dopo il voto". Il cavillo - Salvini, dunque, si chiede perché la sinistra venga colpita solo ora, dopo il voto, facendo aleggiare il sospetto che le mosse delle toghe non siano del tutto disinteressate. Il segretario della Lega rincara: in Piemonte "ci hanno perseguitato per due anni con le presunte tangenti Finmeccanica salvo poi dover riconoscere che le tangenti non c'erano mai state". Si fa notare a Salvini che però, le "firme di fantasia" per Cota, effettivamente, ci furono. Pronta la risposta: "Mi piacerebbe che qualche giudice andasse a controllare anche quelle che sono state depositate per Chiamparino. Così, giusto per non avere due pesi e due misure". Il segretario, però, ribadisce di non essere interessato a una rivincita per via giudiziaria, perché "io voglio vincere per le mie idee, non perché improvvisamente si sveglia un giudice. La realtà - conclude - è che in Piemonte è stata fatta cadere per un cavillo una giunta che lavorava bene come quella di Cota. Ma mi rendo conto che in Italia è ancora radicato il sentimento della superiorità non si sa se antropologica o morale della sinistra"...

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