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Inchiesta a Firenze, i pm toscani aprono la caccia al premier Matteo Renzi

Giovanni Ruggiero
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Negli uffici della procura di Firenze iniziano a essere un po' troppi i fascicoli aperti su questioni legate più o meno direttamente al premier Matteo Renzi. Una specie di lento accerchiamento che certo non lascerà sereno il presidente del Consiglio.  A luglio è stato iscritto un fascicolo nel registro delle notizie di reato, in questo caso rifiuto e omissione di atti d' ufficio, a carico di ignoti, il cosiddetto modello 44. Il pm fiorentino Rodrigo Merlo ha il compito di verificare se le indagini su Renzi siano state ostacolate o rallentate dai vertici della Guardia di finanza. Infatti in alcune intercettazioni ordinate dalla procura di Napoli e pubblicate dal Fatto Quotidiano, il generale Michele Adinolfi, dal settembre 2011 al marzo 2015 al vertice del comando interregionale delle Fiamme gialle di Emilia Romagna e Toscana, è risultato in grande confidenza sia con Renzi che con altri personaggi della sua cerchia più ristretta. Adinolfi, a quanto risulta a Libero, non teme verifiche sul proprio operato e ai suoi più stretti collaboratori ha ricordato come il comandante interregionale non abbia poteri di polizia giudiziaria e quindi non potesse interferire sulle indagini. Il fascicolo ha preso avvio da un esposto di Alessandro Maiorano, dipendente comunale fiorentino che l' ha giurata all' ex sindaco Renzi per un presunto caso di mobbing. Maiorano dopo aver letto il Fatto, assistito dall' avvocato Carlo Taormina, ha presentato l' esposto contro Renzi, Adinolfi e l' ex procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi e, ottenuta l' apertura del procedimento, ha passato la notizia al quotidiano di Marco Travaglio che l' ha rilanciata con entusiasmo. Adinolfi, da parte sua, ha dato mandato all' avvocato Enzo Musco di querelare Maiorano. Modelli 44 e 45 - Sino ad oggi le altre denunce del dipendente comunale, attualmente imputato per diffamazione ai danni del premier, erano finite nel calderone dei fascicoli modello 45, cioè quelli senza indagati né ipotesi di reato. Un escamotage che, come vedremo, non significa però che le indagini non vengano effettuate. Al contrario, almeno inizialmente, queste iscrizioni permettono di procedere a fari spenti, senza rischi di fughe di notizie e con la possibilità di archiviare il fascicolo (nel cestino della carta straccia) senza bisogno dell' autorizzazione di un giudice. Lo stesso che a Genova, per esempio, non ha ancora accolto la richiesta di archiviazione presentata a marzo dai pm per Tiziano Renzi, il babbo del premier indagato per bancarotta fraudolenta. Taormina, però, non canta vittoria: «L' iscrizione a modello 44 è l' ennesima stranezza, infatti io nel mio esposto ho indicato nomi e cognomi precisi dei presunti responsabili. Certo le altre volte era andata anche peggio». Per esempio non erano state accolte le ipotesi di associazione per delinquere, peculato, corruzione e ricettazione prospettate da Taormina per le presunte spese pazze di Renzi ai tempi in cui era il presidente della Provincia. Per questo l' avvocato la scorsa primavera ha scritto al Consiglio superiore della magistratura, alla Procura generale della Corte d' appello di Firenze per chiedere l' avocazione e l' esame degli atti, alla Procura generale della Cassazione titolare dei provvedimenti disciplinari contro i magistrati e alla procura di Genova per chiedere di verificare eventuali abusi d' ufficio da parte delle toghe fiorentine, legati alla mancata applicazione delle norme relative alle iscrizioni nei registri della procura. Viste queste iniziative, forse non è un caso che la denuncia di Maiorano, dopo essere passata da Genova (competente per l' ex procuratore Quattrocchi, oggi consulente di Palazzo Vecchio) ed essere ritornata in Toscana per la parte riguardante i finanzieri, sia stata iscritta questa volta a modello 44. In realtà gli approfondimenti della procura di Firenze condotta da Giuseppe Creazzo procedono, seppur lontani dai riflettori: «Non parlo delle indagini in corso» è il mantra del magistrato. Neanche di quella scaturita da un' inchiesta di Libero sull' appartamento di via degli Alfani 8 preso in affitto da Marco Carrai, amico del premier e fundraiser degli esordi, di cui il premier a settembre è stato testimone di nozze. In quel piccolo attico Renzi ha mantenuto la residenza dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio 2014 quando era il sindaco di Firenze. Il premier prima aveva trasferito i suoi bagagli in una mansarda a 400 metri dal nuovo ufficio, ma la pigione di circa mille euro al mese era troppo onerosa per le sue tasche, già appesantite da due mutui. E così nel marzo 2011 Carrai, più benestante dell' amico, mise a disposizione di Renzi l' appartamento di via degli Alfani, facendogli risparmiare circa 34 mila euro. Nel marzo del 2014 Libero informò i suoi lettori di questa vicenda e pubblicò anche il contratto di locazione. In quegli articoli elencammo pure tutti gli incarichi che Carrai aveva ricoperto al fianco dell' amico Matteo e, in particolare, approfondimmo le procedure dell' appalto per le audio-video guide di Palazzo Vecchio, affidate alla Crossmedia, una società riconducibile a Carrai. Immediatamente Maiorano, che aveva già sollevato dubbi sui cambi di residenza dell' allora sindaco, con Libero sottobraccio si recò in procura dove presentò un esposto con allegati due articoli del nostro giornale. L' allora procuratore facente funzioni, Giuliano Gianbartolomei, fece iscrivere la notizia a modello 45. Ad aprile si insediò Creazzo e subito dovette fare i conti con il delicato incartamento. Qualcosa si è mosso dieci mesi dopo, nell' inverno scorso, quando alle 16 circa del 9 febbraio 2015 tre finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Firenze si sono presentati in Comune con un mandato dei pm fiorentini Luca Turco e Giuseppina Mione «per dare esecuzione agli accertamenti istruttori» come si legge nel «verbale delle operazioni compiute» nell' ambito del procedimento penale numero 984/14. A guidare la missione, il comandante del gruppo della Guardia di Finanza di Firenze, il tenente colonnello Pasquale Sisto. Il motivo della visita? «L' acquisizione di specifiche informazioni concernenti le eventuali nomine e incarichi di diretta investitura politica da parte del Comune di Firenze che abbiano riguardato dal 2010 a oggi la persona di Carrai Marco». Dietro alla locuzione «di diretta investitura politica» si nasconde il nome di Renzi. Stupisce che i finanzieri si siano presentati in Comune con un atto così mirato, mentre il fascicolo continua a essere senza ipotesi di reato né indagati. Le motivazioni? Forse evitare fughe di notizie, probabili con il cambio di registro. Oppure i magistrati, pur svolgendo le doverose verifiche, all' epoca non avevano ancora deciso che tipo di reato si potesse ipotizzare nel caso dell' affitto pagato da Carrai al premier. Altre due vicende -  Qualunque sia la ragione, negli ultimi mesi la procura ha inviato i suoi emissari a Palazzo Vecchio per almeno altre due vicende giudiziarie relative alla gestione dell' allora sindaco Renzi: presso la direzione mobilità e infrastrutture sono stati acquisiti gli atti riguardanti la pedonalizzazione di piazza del Duomo a Firenze, mentre nel luglio scorso è stato sequestrato il computer di Elena Toppino, dirigente comunale del servizio sport. Quest' ultima indagine riguarda la gara del 2010 con cui venne affidata una piscina comunale (presidente della commissione giudicatrice era Toppino) a un' associazione di imprese a cui partecipava Franco Bonciani, vecchia conoscenza di casa Renzi: è stato segretario del Pd di Rignano sull' Arno, dopo esser stato il vice di babbo Tiziano nella locale sezione del partito. Si è autosospeso il 1° agosto, dopo che la Nazione e Libero hanno svelato i particolari del suo coinvolgimento nell' inchiesta. Lui e gli altri indagati sono accusati di turbativa d' asta. Il fascicolo su piazza Duomo, invece, ipotizza l' abuso d' ufficio per le pratiche che i dirigenti firmarono dopo che l' ex Rottamatore annunciò il 21 settembre 2009 la pedonalizzazione di una delle piazze più belle del mondo per il successivo 25 ottobre. Per i tempi ristretti, il Comune varò un' ordinanza di somma urgenza per aggirare le procedure e permettere il completamento dell' opera nei tempi annunciati, esternalizzando lavori e servizi. Per nessuna di queste vicende Renzi risulta essere iscritto sul registro degli indagati. Giacomo Amadori

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