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Alfano: "Solo riforme condivise"

Angelino Alfano

Il vicepremier: "Solo riforme condivise, le altre dopo il prossimo voto. Quello tra Pdl e Pd è un matrimonio d'interesse, per il bene del Paese"

Andrea Tempestini
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  Dopo le polemiche infuocate sulla giustizia e dopo la retromarcia di Silvio Berlusconi - stop alle adunate in piazze, come chiesto da Giorgio Napolitano -, ecco le parole di Angelino Alfano, una lunga intervista al Corriere della Sera che si incastra a perferzione nell'auspicato clima di "pacificazione nazionale". Il vicepremier spiega che quello tra Pdl e Pd è "un matrimonio di interesse: la cosa bella è che l'interesse non è quello degli sposi, ma delle parti, quello del Paese". Quindi parole di elogio per il premier: "Devo riconoscere una perfetta corrispondenza tra il discorso di Enrico Letta che ha avuto la fiducia delle Camere e quello che è stato fatto nel primo Consiglio dei ministri operativo". I veti - Sul caso-Imu, spiega Alfano, "le esclusioni coincidono con quelle del 2008, quando fu eliminata l'Ici" e che così si sta riaffermando il principio che "essere proprietari di una casa non è tutto". L'obiettivo dell'esecutivo, aggiunge, "è tirare fuori l'Italia dalla crisi economica". Per farlo, detta poi l'agenda, "non dobbiamo aumentare l'Iva, dobbiamo detassare l'assunzione dei giovani per incentivare gli imprenditori a fare occupazione e semplificare la burocrazia". Arrivano poi però i veti: sia per il centrodestra sia per il centrosinistra. "Ci sono iniziative e leggi, in ogni ambito, che solamente un governo di centrodestra potrebbe portare avanti - sottolinea -. E ci sono iniziative e leggi che potrebbe portare avanti solamente un governo di centrosinistra. La conseguenza è che questo Parlamento e questo governo non faranno ciò che solo il centrodestra potrebbe fare, né ciò che solo il centrosinistra potrebbe fare". Di fatto Alfano archivia sia la questione dello ius soli, cara al Pd, sia quella delle intercettazioni, che sta a cuore al Pdl. E in tema di giustizia aggiunge che "non ci sarà alcun fallo di reazione" perché "il governo nasce grazie a Berlusconi e non nonostante Berlusconi". Indotto del conflitto - Nel colloquio col Corsera, Alfano punta il dito contro quello che definisce l'"indotto del conflitto", ossia "un comparto trasversale tra politica, economia e giornalismo che dal conflitto trae lucro. Pensi a certi giornali rosiconi che di fronte ai dati positivi della Borsa, additano solo i buoni risultati del gruppo fondato da Berlusconi". Si parla anche di riforma elattorale e presidenzialismo: "Elezione diretta da parte dei cittadini del presidente della Repubblica - ribadisce Alfano -; disponibilità ad approvare una legge con il doppio turno di collegio". Una battuta anche su Matteo Renzi: "Mi pare evidente che stia giocando una partita sempre più dentro la sinistra italiana, per assumerne la leadership".  

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