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Casini pronto a tornare col CavMa voi lo riprendereste?

Pier Ferdinando Casini

Pierferdy e Monti, la coppia di "scaccia-voti", sono sempre più lontani. Così il leader dell'Udc pensa al "ribaltone" e a Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
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Doveva essere un matrimonio duraturo e invece dopo pochi mesi Mario Monti e Pier Ferdinando Casini vivono già da separati in casa. L'incontro di ieri tra i due è servito solo a prendere atto di un rapporto sempre più lacerato. Il comunicato congiunto, ricco di frasi di circostanza sulla «validità attuale e futura del progetto politico intrapreso da Scelta Civica e Udc», ha di fatto messo una pietra tombale sulla nascita del soggetto unico di cui tanto si è parlato prima e dopo la campagna elettorale: i due partiti lavoreranno «nell'autonomia delle rispettive organizzazioni». Monti e Casini poi hanno inoltre invitato le rispettive fazioni ad abbandonare accuse reciproche e «toni esasperati» per ritornare sulla retta via del dibattito civile e della sobrietà. L'attacco più pesante era partito da Lorenzo Cesa che se l'era presa con il professore per la linea politica inesistente, il segretario dell'Udc è arrivato a dire che «Casini contava 100 volte di più nella scorsa legislatura» con la metà dei parlamentari di Monti. Immediata era arrivata la replica dei montiani Olivero e Della Vedova ricordando che l'Udc ha preso un pugno di voti e che un'unione con loro sarebbe «artificiale e palesemente insostenibile». Sin dall'inizio entrambi i partiti hanno visto la nascita del soggetto unico centrista con la paura dell'uno di essere fagocitato dall'altro. Il professore aveva in mente un contenitore che facesse riferimento al Ppe in cui ognuno entrasse individualmente, senza portarsi dietro vecchie strutture e incrostazioni di potere. Scelta Civica inoltre temporeggiava nell'attesa di creare un radicamento sul territorio che tutt'ora è pressoché inesistente, nel timore che in un'unione frettolosa l'apparato dell'Udc avrebbe preso il controllo del nuovo partito. Dall'altro lato i casiniani temevano di sparire sciogliendosi nel contenitore montiano. Sono arrivate poi le divergenze su temi sensibili tra l'anima laica di Scelta Civica e quella cattolica dell'Udc che hanno portato il gruppo centrista a presentare alla Camera due mozioni diverse sull'aborto. L'ultimo strappo è stato sulla mozione sui criteri delle nomine nelle società partecipate dal Tesoro, in cui Casini ha votato in difformità rispetto al gruppo. I problemi politici si sono andati ad aggiungere a rancori personali. Monti in campagna elettorale che ha evitato in tutti i modi di farsi vedere insieme ai suoi alleati, Casini preoccupatissimo per i voti drenati da Scelta Civica all'Udc a causa dell'esposizione mediatica del professore. Incomprensioni che poi si sono estese anche ai gruppi parlamentari: quelli dell'Udc ritengono i montiani incapaci di fare politica, quelli di Scelta Civica trattano con spocchia gli ex democristiani e sono imbarazzati di averli come alleati. Il matrimonio è scoppiato ora, ma le pratiche per il divorzio erano state avviate da Casini in persona poco dopo il tonfo elettorale con in un'intervista al Corriere in cui il leader centrista diceva che l'unione con Scelta Civica si era rivelato un errore, Monti non era stato «l'uomo della Provvidenza», l'Udc aveva «donato il sangue» al professore che alla fine «ha preso appena 3 o 4 punti in più di quando andai da solo contro Veltroni e Berlusconi». Alla fine di quell'intervista Casini arrivava addirittura a ripudiare il centrismo e l'idea di Terzo Polo, ammettendo che «la prossima volta dovremo schierarci». Di un possibile ritorno di Casini nel centrodestra si discute da tempo e negli ultimi prende corpo l'ipotesi di un nuovo gruppo parlamentare insieme a Fratelli d'Italia della Meloni e La Russa. Nuove prospettive si aprono anche per montiani e montezemoliani. C'è chi tenta di riannodare i fili con il mondo liberista rappresentato una volta da Oscar Giannino e chi pensa ad Alfio Marchini come figura per far presa sull'elettorato berlusconiano. di Luciano Capone

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