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Giordano: addio Hack, ora aboliamo i senatori a vita

Mario Giordano e Margherita Hack

Con l'ultima scelta di Monti l'istituto ha ormai perso di dignità. Oggi abbiamo l'occasione per abrogarlo

Giulio Bucchi
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Ma è proprio necessario nominare nuovi senatori a vita? Margherita Hack, poveretta, si è tolta naturalmente dalla corsa al seggio, evitando così di passare dalle sue amate stelle alle stalle del Palazzo. Ma la minaccia non è ancora stata sventata: da Benigni a Camilleri, da don Ciotti ad Abbado, da Morricone a Rodotà, circolano in rete le candidature più improbabili. C'è persino chi suggerisce Franca Valeri, Gianni Morandi, Fantozzi o Raffaella Carrà. Ma sicuro: e allora perché non Fiorello, er Piotta, Red Ronnie o il Pulcino Pio? Non meritano una chance anche Topo Gigio e Vito Catozzo? Che ne dite di Mara Maionchi o Jerry Calà? Siamo seri: l'istituto del senatore a vita è stato progressivamente sputtanato.  In primo luogo c'è stata l'era dei pannoloni for Prodi, ricorderete, quando gli ultraottuagenari si misero in fila per dare il proprio barcollante sostegno a un governo che politicamente non poteva stare in piedi. All'improvviso comparvero in Parlamento uomini e donne che avrebbero dovuto illuminare con la loro sapienza l'aula, e che invece erano spariti nel nulla da sempre. E si presentarono soltanto per a una meschina operazione di algebra parlamentare, ovviamente a vantaggio del Professor Mortadella. E a svantaggio, purtroppo, dell'Italia. E  in secondo luogo, a sputtanare l'idea del senatore a vita, c'è stato quel deleterio colpo di genio da parte di Mario Monti che ha trasformato la nobile investitura in una specie di bancomat: per accettare la nomina a presidente del Consiglio, infatti,  ha preteso dal Capo dello Stato uno stipendio assicurato dai contribuenti per il resto  della sua esistenza. Ma domando e ridomando: con quale merito in campo sociale, artistico, letterario o scientifico il professor Monti ha illustrato la Patria? Le sue prolusioni alla Bocconi sono forse un capolavoro della letteratura? Gli sguardi languidi alla Merkel sono diventati patrimonio dell'Unesco? Senza che noi lo sapessimo ha composto meravigliosi Odi alle Tasse? O terzine sull'Imu meritevoli del Nobel? Ora è evidente che l'istituto dei senatori a vita così ridotto, cioè a merce di scambio per la sicurezza economica di un professore bocconiano o a voto raccattato per puntellare un governo che non sta in piedi, merita di essere spazzato via senza ritegno. Fra l'altro sarebbe difficile anche trovare chi nominare senza scatenare l'ilarità (Camilleri e la Carrà? Scherziamo?) o le liti (Berlusconi e Prodi? Sai le polemiche…). Ma anche se si trovassero i nomi capaci di mettere tutti d'accordo, anche se si trovassero i degni successori di Eugenio Montale e Trilussa, De Sanctis e don Sturzo, Meuccio Ruini e Eduardo De Filippo, a che serve? Forse qualcuno di costoro è riuscito davvero a portare, dall'aula del Parlamento, un contributo utile all'Italia? Forse i lavori di Palazzo Madama hanno trovato ispirazione e illuminazione da cotante e nobili presenze? Per nulla. Anzi, a me pare che il miglior contributo, fra tutti i senatori a vita, sia quello che hanno dato Arturo Toscanini e Indro Montanelli. Appena nominati, infatti, rinunciarono alla carica. Ora, dopo la dipartita (nel giro di un anno) di Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Giulio Andreotti e Emilio Colombo, di senatori a vita ne sono rimasti solo due (Ciampi e Monti, per l'appunto). Potrebbe essere una condizione fortunata. Ma sotto la cenere cova la discussione e l'attesa per la distribuzione di nuovi benefici. Molti ambiscono. Molti propongono. I nomi circolano.  E Napolitano sfoglia la margherita. Noi avremmo un suggerimento: presidente, non lo faccia. La prima riforma della Costituzione si può attuare senza nemmeno bisogno di fare una legge costituzionale. Anzi, senza bisogno di fare una legge tout court: basta, semplicemente,  evitare le nomine. Non farle. Proprio così: la prima grande riforma della Costituzione si può fare senza fare nulla. Non dev'essere  difficile. Lo annunci pubblicamente: lasciamo cadere quella norma nel vuoto, facciamola invecchiare senza più usarla (se poi il Parlamento vorrà abrogarla meglio ancora). Di parlamentari ne abbiamo già quasi mille, sono troppi. Non c'è bisogno di distribuire  altre onorificenze. E soprattutto non c'è bisogno di distribuire altri stipendi. Sono sicuro che gli italiani apprezzerebbero molto. Margherita Hack, da lassù, pure. E Benigni e Jerry Calà, pazienza, se ne faranno una ragione. di Mario Giordano

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