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Slitta l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Il Parlamento

Camera e Senato chiudono, i lavori riprenderanno il 6 settembre. Il governo rinvia tutto a dopo le ferie. E evita le "patate bollenti" estive...

Ignazio Stagno
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"Abbiamo fretta di chiudere", "E' un decreto importante", "andremo dritti per la nostra strada". Enrico Letta ha già scordato tutto. Il decreto per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, da urgentissimo diventa rimandabile. Anche su questo punto il governo non si smentisce e coltiva la suprema arte del rinvio. In nome di "un tuffo al mare", il Parlamento chiude e "rinvia" tutto a settembre. La riforma del finanziamento dei partiti slitta dunque al prossimo autunno. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo che ha rinviato l'esame del testo a dopo la pausa estiva. L'aula di Montecitorio lo esaminerà dal 10 settembre dopo le riforme. Tutti al mare - Il Movimento cinque stelle ha chiesto di discuterne in una 'seduta fiume' venerdì ma la proposta, per la fretta di andare in ferie, non è nemmeno stata votata. Slitta a settembre il voto anche per i Ddl sulla omofobia e diffamazione sui quali l'aula si è per ora limitata alla discussione generale. Sarà la conferenza dei capigruppo, già convocata per il 5 settembre, a fissare il calendario per questi due provvedimenti.  Barricate - Sull'abolizione del finanziamento pubblico ci sono diverse resistenze. I tesorieri e gli stessi partiti sono sul piede di guerra da tempo. L'idea del premier di tagliare le risorse pubbliche piace poco. Da Bianconi (Pdl) a Sposetti (Pd), il coro è unanime: "Il finanziamento non si tocca". Letta aveva preso atto delle proteste e aveva rilanciato con un secco: "Io vado avanti". A quanto pare le pressioni dei partiti maggiori, però, si fanno sentire sull'esecutivo. Letta sposta dunque la "patata bollente" a settembre, quando il percorso riprenderà tra molti ostacoli. (I.S)

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