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Berlusconi ad Alfano e Fitto: "Ora basta, deponete le armi"

Giulio Bucchi
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Nessuna parola tenera, né per i lealisti né per gli alfaniani. Non fa sconti, Silvio Berlusconi, nel corso di un lungo pranzo con gli europarlamentari del Pdl (in cui avrebbe detto di temere di fare la fine della Timoshenko). Parlando della situazione attuale del partito, intima alle due fazioni di sancire una tregua: "Se ci dividiamo adesso rischiamo di fare il gioco della sinistra". Per il Cav una rottura non conviene a nessuno. "E' il momento di deporre le armi". Un messaggio chiarissimo ad Angelino Alfano e a Raffaele Fitto, i due leader delle anime azzurre che si contrappongono. Poi l'ex premier difende il segretario, rivendicando di averlo scelto in prima persona per ricoprire quel ruolo. Quindi il no al congresso, che sarebbe un "vecchio rituale da teatrino della politica. Non è così - sarebbe stata la riflessione - che si risolvono i problemi. Del resto il partito che ho in mente con Forza Italia è un partito moderno, non certo ingabbiato in vecchi riti". Ma, avrebbe garantito, "se mi arriva la richiesta di un confronto ampio non lo impedirò". La sfida interna - Il Cavaliere, ora, per non spaccare il Pdl-Forza Italia avrebbe in mente una nuova sfida: tenere duro fino alle elezioni europee della primavera 2014. Sfida difficile, forse impossibile. Le posizioni di falchi e colombe, nonostante la ricomposizione dopo lo choc della fiducia al governo Letta, sono ancora distantissime. Per l'esattezza, è un muro contro muro. Da una parte ci sono Raffaele Fitto e i lealisti (e dietro di loro Denis Verdini e Daniela Santanchè), dall'altra Angelino Alfano e i governisti. Fitto, che giovedì ha parlato a lungo con il Cavaliere, è tornato alla carica: il segretario deve dimettersi. Non è solo una questione di linea politica (il sostegno alle larghe intese resta sempre indigesto), ma pure di forza all'interno del movimento. La nuova Forza Italia doveva essere un ritorno al passato e, insieme, il trionfo dell'ala dura. Se resta Alfano, non sarà così.  Alfano: A me la leadership - Alfano, anche per bocca di Fabrizio Cicchitto (di cui al riguardo Libero ha pubblicato una lettera-appello), continua a chiedere a Berlusconi l'esatto opposto: una delega in bianco, la promessa di ricevere la leadership senza dubbi o incertezze (e rivali) nel momento in cui l'ex premier deciderà di farsi da parte. Una seconda incoronazione, insomma, dopo quella avvenuta nel 2012, quando un Berlusconi momentaneamente fuori dalla politica consegnò le chiavi della macchina Pdl all'attuale vicepremier. In attesa del confronto, giovedì rinviato, tra Berlusconi e Alfano, il Pdl cerca di rispettare l'ordine del Cav: bisogna restare uniti. E Roberto Formigoni, tra i primi "governisti" a prospettare la scissione parlamentare del Pdl subito dopo il dietrofront di Berlusconi sulla fiducia a Letta, ha a sua volta fatto retromarcia: "Non nascerà nessun nuovo gruppo parlamentare". Detta così, sembra una dimostrazione di forza. Ma forse serve solo a prendere tempo, per capire la piega degli eventi.

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