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Luigi Bisignani su Macerata: "Giorgio Napolitano ora dovrebbe confessare perché ordinò l'attacco in Libia"

Andrea Tempestini
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Sulle polemiche che hanno colpito Matteo Salvini dopo i fatti di Macerata, accusato dalla sinistra e dalle Boldrini di sciacallaggio in una vergognosa operazione, ora si esprime anche Luigi Bisignani. Lo fa sulle pagine de Il Tempo, dove premette di non essere mai stato leghista: tutt'altro, lui che si dice andreottiano più che democristiano. Ma ciò premesso, riprende l'uomo che sussurrava ai potenti, "trovo davvero fuori luogo la caccia a Matteo Salvini" iniziata dopo il caso di Macerata. Leggi anche: Terremoto in Forza Italia: la soffiata di Bisignani sulle liste azzurre "Alzare il tono su Savini, come stanno facendo i soliti maestri della sinistra con le loro grancasse mediatiche, significa davvero non voler fare un esame di coscienza collettivo", sottolinea. Dunque Bisignani rimarca come ai tempi del brigatismo si parlava di "compagni che sbagliavano ma che non avevano alcun legame con il Pci e ci abbiamo creduto". Secondo Bisignani, infatti, la responsabilità di quanto accaduto, se proprio la si deve trovare, è collettiva: "Il modello di muscolarità che i leader di oggi offrono di sé, nessuno escluso da Berlusconi a Renzi, da Trump a Salvini, spinge all'isolamento tante menti deboli che la nostra società non accetta e non vuole riconoscere". Ma è nella chiusa dell'articolo che l'uomo che sussurrava ai potenti punta il dito. "E poi - riprende -, se vogliamo dirla tutta, anziché prendercela con Salvini, non sarebbe il caso che l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci dica una volta per tutte perché ha costretto Berlusconi all'intervento in Libia contro Gheddafi, aprendo il Mediterraneo a migliaia di disperati che non abbiamo né le forze né le strutture per gestire?". Un accusa ben precisa, dunque, quella di Bisignani: altro che Salvini...

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