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Elezioni, il "colpo di Stato" dopo il 4 marzo: un governo di scopo

Matteo Legnani
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A meno di tre settimane dal voto la maggioranza (qualunque essa sia) appare sempre più una pia illusione. Complici lo schieramento tripolare e la legge elettorale con un sistema misto proporzionale-maggioritario, è assai probabile che nessuno tra centrodestra, Pd e M5S abbia i numeri per governare. Silvio Berlusconi, seguito da Matteo Renzi, ha escluso inciuci dicendo che in caso di "pareggio" lui è favorevole a che resti in sella Gentiloni in attesa di tornare al voto prima dell'estate, probabilmente a giugno. Ipotesi, quella di una "proroga" di Gentiloni a Palazzo Chigi, che ha sollevato le critiche di molti. Ma all'orizzonte ce n'è una anche peggiore: quella di un governo "di scopo", che durerebbe ben più dei due-tre mesi necessari per tornare al voto. Lo "scopo" di questo esecutivo, che necessariamente sarebbe di larghe intese, sarebbe quello di rifare la legge elettorale, sostenendo che un ritorno al voto dopo appena qualche settimana col "Rosatellum" produrrebbe le stesse conseguenze di ingovernabilità. Motivazione di per sè plausibile, ma che diverrebbe inopponibile ottenendo in qualche modo il sostegno della Corte costituzionale, che ha già dichiarato "incostituzionali" le due precedenti leggi elettorali: il "Porcellum" e l'"Italicum". Scrive La Stampa che a questa ipotesi starebbe già lavorando un "Partito trasversale delle larghe intese" del quale farebbero parte esponenti delle più diverse forze politiche. La Consulta, scrive sempre La Stampa, ha recentemente lasciato intendere di aver già dato in materia di legge elettorale. E di non essere intenzionata a tornare sulla questione in quello che assumerebbe tutti gli aspetti di un "colpo di Stato": cioè, io faccio una legge elettorale con aspetti incostituzionali e poi, a seconda di come buttano i risultati elettorali, ne invoco l'inammissibilità per rifare tutto. In questo senso, a Firenze e L'aquila i tribunali hanno recentemente bocciato le richieste di inoltrare all'attenzione della Corte reclami d'urgenza contro il Rosatellum. Ma ciò non esclude che se riparli dopo il voto. Pende infatti alla Consulta un caso innovativo: per contestare alcuni aspetti del Rosatellum , un pool di avvocati coordinati da Felice Besostri (candidato in Liguria con Liberi e Uguali) non si è rivolto ai tribunali, ma direttamente alla Corte. Il presupposto è che "il popolo sovrano" sia un potere dello Stato, come nelle costituzioni del Sud America ai tempi di Bolivar dove era espressamente previsto un "potere elettorale del popolo". Per cui è possibile che la Corte, sia pur controvoglia, si debba occupare della questione. E a quel punto, ogni scenario sarebbe possibile... Leggi anche: Golpe finanziario sull'Italia, chi vogliono i banchieri al governo... roba da brividi

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