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Carlo Cottarelli, il premier che piace a tutti: perché per lui Palazzo Chigi è possibile

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Andrea Tempestini
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«L'unica cosa che non spero è diventare Presidente del consiglio», ha detto ieri mattina ai microfoni di Gerardo Gerco, a Gioco a Premier su Radio Uno. Vero o no, Carlo Cottarelli, Mr Spending Review, è senza dubbio, tra i possibili nomi che girano per ipotetici governi, il personaggio più in vista. Mentre la politica boccheggia, riesumando riti della Prima Repubblica, mentre i vincitori (Lega e M5S) cercano quadre che non si trovano e i perdenti osservano, sperando in un ripescaggio finale, Cottarelli passa da una trasmissione all'altra, dicendo, a suo modo, senza cercare di compiacere alcuno, la sua. Leggi anche: Cottarelli e quell'indiscrezione su Mattarella «Se mi invitano, vado», ha detto. La sua forza è che dice davvero quello che pensa. Persino su di sé. Lui premier? «La cosa mi pare proprio campata per aria», ha detto ieri a Gerardo Greco. «Non credo che Mattarella mi offrirebbe un incarico esplorativo, serve un esperto di politica ed io non lo sono». Ma non si è sottratto a valutazioni sui tentativi in corso: «L'alleanza M5S e Lega mi pare l'unica che rimanga sul tappeto e ci sono delle affinità: direi una certa avversione all'Europa e all'euro e poi questa speranza di poter far crescere l'Italia aumentando il livello di deficit; magari non sono anti 3%... Al momento credo che l'opinione pubblica sia dell'idea che più deficit faccia bene all'Italia». Con altrettanta onestà intellettuale, ha escluso, però, che sarebbe un problema per l'Italia un esecutivo verde-grillino: «Non penso che nel breve periodo ci sarebbero contraccolpi sui mercati. Quello di cui c'è bisogno oggi non è una cura economica così forte come quella del 2011-2012, non siamo in emergenza». A guardare il curriculum, Cottarelli non sembra l'uomo adatto a un matrimonio, già complicato, tra M5S e Lega. Chiamato da Letta nel 2013 come commissario per la revisione della spesa, confermato da Renzi salvo poi essere promosso (e spostato) all'Fmi, per evidenti divergenze, Cottarelli è il difensore per eccellenza del principio per cui la spesa pubblica, in Italia, è va tagliata. Il suo piano prevedeva risparmi per oltre 30 miliardi. Ma il governo Letta-Renzi-Gentiloni ne ha realizzati solo il 15%. Difficile possa andare d'accordo con forze politiche che prevedono misure tutte in deficit, come il reddito di cittadinanza e la flat tax. Ha, però, dalla sua una forza: un lavoro dedicato a sfoltire sprechi e spese inutili, e - inaspettata - una certa brillantezza e capacità di comunicare. Si aggiunge il fatto che Salvini e Di Maio sono alla disperata ricerca di un nome “terzo”, visto che, nel caso di un esecutivo Lega-M5S, nessuno dei due potrebbe guidarlo. Ma il Mr X che cercano deve essere quanto di più lontano da Mario Monti. Cottarelli, 64 anni portati molto bene, nato a Cremona, è un Monti, ma più simpatico. «Una volta mi chiamavano “mister Forbici” perché dovevo tagliare spese superflue? Ora mi chiamano “forbici spuntate” perché le mie raccomandazioni sono state prese solo in parte», ha detto a Un Giorno da Pecora. L'ultimo “taglio” fatto? «Stamattina, sulla barba», ha scherzato. Visto lo stallo totale, chissà che alla fine non ci si affidi proprio a lui. di Elisa Calessi

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