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Paolo Savona, lo sfregio all'economista sovranista: l'ultima ipotesi, nel governo come Sottosegretario all'Ue

Gino Coala
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Se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato ad ammorbidire il discorso di Giuseppe Conte per renderlo più europeista, figuriamoci quanto sarà pronto a tutto il Capo dello Stato per frenare la nomina dell'economista sovranista Paolo Savona al ministero dell'Economia. Il suo nome è ancora oggi uno dei nodi più complicati da sciogliere per la composizione della squadra di governo, ma che l'ex ministro del governo Ciampi sarà presente anche nel prossimo esecutivo sembra ormai certissimo. Leggi anche: Paolo Savona, quando paragonava la Germania della Merkel al nazismo: "La loro ricetta" Savona si è da poco dimesso dalla presidenza del fondo di investimento Euklid e come manager della Euklid Feeder Fund S.A. proprio in vista dei suoi imminenti impegni istituzionali. Tanta fretta prima che le nomine siano ufficializzate potrebbe essere letta come un tentativo di forzare la mano del Quirinale, un'ipotesi che però si scontra con la figura rispettosa dei ruoli. Per capire quale sia lo stato d'animo del prof. Savona, ricorda il Messaggero, si dovrebbero riprendere le sue parole sull'Avvenire, dove ha chiarito chi lo sta combattendo: "Resto in silenzio, in attesa delle scelte. A non volermi, semmai, è l'establishment che mi accusa di dare copertura al populismo, frutto invece dei loro comportamenti". Le dimissioni così premature volevano quindi evitare ogni tipo di insinuazione su interessi privati e peggio ancora speculativi. Quel che è certo è che il prof. Savona ha uno spirito battagliero che la metà basterebbe. La Lega non ha nessuna intenzione di cedere sul nome di Savona, il M5s un po' meno, non al punto da mettere in pericolo il rapporto con Mattarella. La via d'uscita che i grillini avrebbero studiato sarebbe quindi quella di nominare Savona come Sottosegretario alle Politiche comunitarie, uno di quei ruoli di governo tanto di peso che, per capirci, nella scorsa legislatura era stato affidato a uno come Sandro Gozi. Una sconfitta su tutta la linea tanto per i leghisti, quanto per i grillini, capaci così di rimangiarsi tutte le convinzioni di sempre sull'Europa e i suoi burocrati.

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