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Matteo Salvini, la Tunisia richiama l'ambasciatore in Italia: chiarimenti per la frase del ministro dell'Interno

Gino Coala
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«Saremo ben contenti di organizzare un incontro nel più breve tempo possibile con il collega ministro dell'Interno tunisino per rafforzare e rinsaldare i rapporti sul fronte immigrazione». Matteo Salvini replica così alla decisione del ministero degli Esteri tunisino di convocare l'ambasciatore italiano a Tunisi per esprimere la propria «sorpresa» dopo le parole pronunciate dal nuovo ministro degli Interni italiano. Domenica, Salvini, nel corso di una visita all'hotspot di Pozzallo, ha detto che la Tunisia, Paese libero e democratico, "esporta in Italia ex galeotti". In un comunicato il ministero degli Esteri tunisino sottolinea come queste dichiarazioni non riflettano il livello di cooperazione fra i due paesi in merito alla questione migratoria e, allo stesso tempo, mettano in luce una «scarsa conoscenza» dei vari meccanismi governativi messi in atto fra i servizi italiani e tunisini nella lotta all'immigrazione irregolare. Nel corso della giornata il vicepremier ha precisato che «occorre buon senso». L'idea del segretario della Lega è richiamare l'Unione europea alle proprie responsabilità e allo stesso tempo rimpatriare chi non ha diritto d'asilo, costi quel che costi. «Quello degli sbarchi e dell'accoglienza di centinaia di migliaia di 'non profughì non può continuare ad essere un problema solo Italiano. O l'Europa ci dà una mano a mettere in sicurezza il nostro Paese, oppure dovremo scegliere altre vie». È questo l'aut-aut posto dal ministro alla Ue. Per Salvini, reduce dalla visita a Pozzallo, «non ci sono bacchette magiche, ma occorre dare un segnale concreto». Innanzi tutto, lavorare sulla riduzione dei costi: non è possibile che l'Italia sia il Paese che paga di più fa domanda per l'asilo politico e intanto viene accolto, è il suo ragionamento. Seconda tappa, lavorare sui tempi: «Non è possibile che ci si mettano 2 anni e mezzo dallo sbarco alla chiusura della pratica di asilo politico». In chiave interna, il leader del Carroccio cerca di tranquillizzare. «Per risolvere i problemi sono pronto a dialogare con tutti», risponde virtualmente a don Aldo Buonaiuto, membro dell'associazione Papa Giovanni XXIII e autore dell'editoriale di Interris. Don Buonaiuto chiede di abbassare i toni e cominciare il dialogo «per dare risposte ai bisogni di queste persone che sono di pari dignità, di fatto anche Salvini ha detto ieri che la vita è sacra, toni troppo accesi possono diventare pericolosi». Non si tratta dell'unico passo in avanti del ministro. Venerdì, avvicinato dal presidente della Comunità di Sant'Egidio al tradizionale rinfresco nel giardino del Quirinale, Salvini ha detto di «non essere mai stato contrario» ai corridoi umanitari. Resta da vedere come le promesse elettorali verranno tradotte in pratica, visto che il rimpatrio di 600mila irregolari viene stimato intorno ai due miliardi di euro. Salvini rassicura poi anche chi l'ha preceduto. Riconosce che c'è un'ottima squadra al Ministero dell'Interno e che il lavoro del suo predecessore Marco Minniti non verrà smontato: «Se qualcuno ha fatto qualcosa di utile, anche se aveva una maglietta diversa, non riconoscerlo sarebbe sciocco». «Non arrivo al Ministero dell'Interno con la clava a cambiare a tutto - assicura il leader leghista -. Arrivo in punta di piedi per studiare, per ascoltare, per capire». Ma all'Europa giunge un altro segnale negativo. Salvini non sarà presente martedì alla riunione dei ministri dell'Interno in Lussemburgo dove manderà una delegazione pronta a votare 'nò al decreto sull'immigrazione perché «penalizzerebbe ancora l'Italia e gli altri Paesi del Mediterraneo».

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