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Camera, deputati contro il taglio degli stpendi: il nostro talento va pagato

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Laura Boldrini

Adornato di Scelta Civica guida la rivolta. La Boldrini e il grillino Di Maio lo seguono. Intanto Montecitorio restituisce il contributo di solidarietà agli "ex"

Ignazio Stagno
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Per tutta l'estate hanno discusso di  stipendi e indennità dei dipendenti  della Camera dei deputati, e sul tema  tutti si sono mostrati d'accordo, salvo i  5 stelle che furbescamente si sono lanciati  a fare i sindacalisti dei dipendenti  di Montecitorio (sono nuovi e isolati e  hanno bisogno di alleanze almeno  nell'amministrazione di palazzo).  Poi quando si è trattato di  limare ancora una volta emolumenti  e prebende dei parlamentari,  la musica è proprio  cambiata. È accaduto in un ufficio  di presidenza della Camera  di fine luglio. Il verbale di  quella riunione però è stato reso  pubblico in forma sintetica  solo fra il 31 ottobre e il primo  novembre (ieri), quando la Camera  ha finalmente deciso di  mettere on line i bollettini degli  organi collegiali dei mesi di luglio,  agosto e settembre dopo  un lungo periodo di oscuramento  dell'informazione sulle  proprie vicende interne. È così  che nell'ultima riunione di luglio  il questore Stefano D'Am -  bruoso (ex magistrato, ora deputato  di Scelta civica) ha provato  a rompere il tabù, e spiegare  il suo piano per “raziona -  lizzare” e anche ridurre complessivamente  il costo anche  dei parlamentari. La proposta  D'Ambruoso per altro non era  dirompente: «Analogamente a  quanto deliberato per i parlamentari  membri del governo e  in aggiunta a quanto già deliberato  in proposito, il Collegio  dei questori è dell'avviso che si  debba valutare la sospensione  totale delle indennità accessorie  corrisposte ai titolari di cariche  interne, misure da concordare  auspicabilmente con il  Senato». L'idea è quella di fare  anche per il Parlamento italiano  quello che oggi avviene  quasi ovunque in Europa: agli  eletti viene assicurata una indennità,  spesso inferiore a  quella che si percepisce in Italia,  ma non di molto.  Poi vengono  concessi servizi, a carico  della Camera di appartenenza:  facilitazioni per muoversi nel  Paese per la propria attività politica  e di rappresentanza del  territorio, un ufficio dentro o limitrofo  alle Camere di appartenenza,  personale utile al lavoro:  segreteria e funzionari in  grado di aiutare l'eletto a presentare  le proprie leggi e a capire  quelle che fanno gli altri.  In Italia invece vengono assegnate  direttamente al parlamentare  somme forfettarie per  quelle funzioni: più di 7 mila  euro netti al mese che servono  a fare il proprio lavoro, assumere  collaboratori e pagarsi le  spese di residenza. Qualcuno li  usa per lavorare, altri per integrare  il proprio stipendio: è  una scelta libera, e nessuno  può sindacare. Togliere quei  soldi e sostituirli con servizi direttamente  forniti da Senato e  Camera probabilmente non farà  risparmiare chissà che. Serve  ad evitare confusione, e a  rendere uniforme e trasparente  il vero “stipendio” dei parlamentari.  Ma a deputati e senatori  non va proprio giù. Il collegio  dei Questori ne aveva poi  proposta un'altra: l'abolizione  di ogni indennità di carica,  quel mini stipendio extra che  viene dato proprio a membri  dell'ufficio di presidenza e a chi  guida le commissioni parlamentari.  In quell'ufficio di presidenza  dopo molto tempo è scoccata  la scintilla della rivolta degli  onorevoli contro quelli che  vengono considerati nuovi tagli  ai costi della politica.  La discussione  sarebbe poi proseguita  anche nelle riunioni successive,  ma quel giorno a scaldare  gli animi della “rivolta” è  stato il deputato segretario  dell'Udc (ancora unita a scelta  civica), Ferdinando Adornato.  «Ove si condivida», ha tuonato,  «l'esigenza di selezionare un  personale politico di qualità,  occorre essere consapevoli che  il talento ha un prezzo di mercato  e che anche l'onere per gli  emolumenti dei parlamentari  non può scendere sotto una  certa soglia». Adornato ha tenuto  duro di fronte a qualche  collega che lo guardava con gli  occhi sbarrati, e ha continuato:  «Occorre dunque stabilire se si  vuole, o meno, garantire la  qualità nel Parlamento, considerando  che ogni prestazione,  anche quella parlamentare, ha  un valore che non può essere  svilito, altrimenti proprio nel  momento in cui si intende restituire  valore all'Istituzione  parlamentare attraverso una  riduzione dei suoi costi, la si  condanna a uno svuotamento  di senso». Adornato ha cercato  anche un argomento popolare  per sostenere la sua tesi: il parallelo  con il Porcellum. Tutti  dicono - ha spiegato - che  quella legge non funzioni e addirittura  faccia schifo. Ma se il  giudizio dovesse essere espresso  «solamente dal punto di vista  della riduzione della spesa,  potrebbe essere positivo in  quanto tale legge elettorale,  avendo fatto venire meno il  rapporto diretto fra il deputato  e il collegio di elezione, può oggettivamente  comportare una  riduzione delle spese di viaggio  dei parlamentari». Adornato ha  a quel punto incrociato le  braccia e minacciato: «Io qui  senza indennità di carica non  ci sto. Mica ho scelto io di  prendere questa carica, e deve  essere remunerata».  Fino a qualche settimana  prima ci si sarebbe attesi fischi  e urla dopo un intervento simile.   Invece la prima a prendere  la parola è stata il presidente  della Camera, Laura Boldrini:  «Ringrazio il deputato segretario  Adornato per l'interessante  stimolo offerto al dibattito in  atto». Certo, un atto di cortesia  istituzionale. Ma non è stato  seguito da un «comunque non  si discute la necessità di ridurre  il costo die parlamentari». No.  Il clima ha iniziato a cambiare  dentro il palazzo. E si è visto  proprio in questa serie di riunioni  e discussioni. Ha provato  a mediare la Pd Marina Sereni,  proponendo di adottare decisioni  di riduzioni degli stipendi  solo “provvisorie” e quindi rivedibili:  «Per la indennità di  carica si tratta di una sospensione  », necessaria per la situazione  di crisi economica attuale.  Per quanto - ha aggiunto la  Sereni, «in condizioni normali  mi sembra corretto che a una  responsabilità aggiuntiva esercitata  all'interno delle istituzioni  corrisponda anche una indennità  aggiuntiva». In uno  degli interventi delle discussioni  di quegli uffici di presidenza  perfino il vicepresidente grillino  Luigi Di Maio ha detto parole  che mai avresti immaginato  da un 5 stelle, sostenendo  che all'esterno del palazzo circolerebbero  leggende sul costo  dei parlamentari, e che per difendere  la verità dei fatti - così  diversa - servirebbe assoluta  trasparenza. Adornato però ha  fatto centro: tagli ai deputati  rinviati sine die, e in quella è  stata approvata invece la restituzione  in unica soluzione a  250 ex parlamentari titolari di  vitalizio del contributo di solidarietà  che era stato loro trattenuto  oltre un certo tetto, sostenendo  che così aveva deciso  la Corte costituzionale (e non è  vero: i vitalizi non era interessati  da quella sentenza, che riguardava  solo le pensioni).   di Franco Bechis

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