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Il Pd: Letta bollito come Monti. Verso il rimpasto: il toto-ministri

Enrico Letta e Matteo Renzi

Anche Cuperlo con Renzi: "Il governo cambi, deve aprirsi alla società". Rischiano i ministri "big", ma i sostituti potrebbero essere da incubo...

Giulio Bucchi
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Il Pd mette il premier Enrico Letta con le spalle al muro: o rimpasto, o vai a casa. Non è solo il segretario Matteo Renzi a pressare, con il suo job act "aggira-articolo 18" (che scatterebbe solo dal terzo anno per i neoassunti con contratto a tempo indetrminato) che manda su tute le furie la Cgil, o la riforma della legge elettorale. Ora è anche Gianni Cuperlo, neo presidente del Pd sconfitto dal rottamatore alle recenti primarie, a tirare per la giacca il premier. Intervistato da Repubblica, il dalemiano di ferro chiede a Letta di "accentuare il legame di fiducia con i cittadini, per non precipitare in un Monti-bis". La traduzione la offre lo stesso Cuperlo, rivelando un suo colloquio con il premier. Ecco cosa gli ha detto: "Perché a gennaio non allarghi questa maggioranza a pezzi della società, ad alcune personalità simboliche disposte a dare il loro contributo al Paese?". Detta così, sembra quasi una tentazione filo-grillina, alla Rodotà. Molto più semplicemente, a sinistra c'è voglia di rimpasto. Chi viene, chi va - Di sicuro, Renzi ha già promesso ai socialisti di Nencini i posti da sottosegretari e viceministri lasciati liberi dagli uomini di Forza Italia. Ma non basterà. Il sindaco di Firenze vuole la testa del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, nel mirino per il caos Imu-Tasi e per quello su slot machines e videopoker. E' poi tutto il comparto economico a tremare, con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini e quello dello Sviluppo Flavio Zanonato a forte rischio (forse per rendere più facile la vita a Marianna Madia...). In rampa di lancio ci sono da una parte il renziano Graziano Delrio, attualmente agli Affari regionali, e l'ex segretario pro tempore del Pd nonchè segretario della Cgil Guglielmo Epifani. Se questo fosse il cambio di passo invocato da Renzi e ora da Cuperlo, vien quasi da rimpiangere il Romano Prodi "fermo, immobile come un semaforo" di guzzantiana memoria.

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