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Napolitano voleva Monti premier già a giugno del 2011

Berlusconi, De Benedetti, Monti, Napolitano e Prodi

Il Corsera rivela: il Capo dello Stato voleva Mario premier già a giugno 2011, quando lo spread era sotto controllo. E così, con l'aiuto di...

Andrea Tempestini
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Riavvolgiamo il nastro fino all'estate del 2011, quella in cui la grande crisi dell'euro terrorizzò anche l'Italia, quella in cui il Belpaese, suo malgrado, conobbe tutte le sfumature e il significato della parola spread, il differenziale che, nei fatti, segnò la fine dell'ultimo governo Berlusconi. Ecco, riavvolgiamo il nastro fino a quell'estate, quella della lettera della Bce che era più che altro una minaccia, quell'estate in cui lo strapotere di Angela Merkel nel Vecchio Continente pareva incontenibile. La stessa Merkel che il Cavaliere, a Palazzo Chigi, non lo ha mai digerito. Il complotto - Torniamo a quell'estate. Ricordiamo le parole di chi, come Berlusconi o come noi su Libero in più occasioni abbiamo scritto e dimostrato, sostenne poi, a distanza di mesi, che in quella caduta del Cavaliere ci fosse qualcosa di strano. Qualcosa che puzzava. Qualcosa di deciso a tavolino. Dalla Merkel, certo. Ma anche da Re Giorgio, il Capo dello Stato, quel Napolitano che ormai da sette anni più uno tira i fili della nostra Repubblica. Un complotto, insomma, che ora viene "sdoganato", e dimostrato, anche dal Corriere della Sera, il quotidiano che fu il primo grande sponsor di quel Mario Monti che Napolitano ci impose, il quotidiano sul quale Monti, prima di assurgere a premier, scriveva per spiegarci la sua visione delle cose. E mesi prima... - Ecco, succede che il Corriere della Sera, in una doppia paginata a firma di Alan Friedman (che ci presenta Ammazziamo il Gattopardo, il suo ultimo libro che continene le rivelazioni di cui stiamo per darvi conto, Rizzoli, 300 pagine, 18 euro) spiega che Napolitano, ben prima dell'emergenza spread, aveva chiaro in testa il suo progetto: portare Mario Monti a Palazzo Chigi. Il premier - e lo rivela lui in persona - fu preallertato quattro-cinque mesi prima della nomina, avvenuta a novembre (Berlusconi, stordito a colpi di spread arrivato a 550 punti, si dimette il 12 novembre, il giorno successivo Re Giorgio indica Monti). Ma, come detto, tutta l'attenzione ora si concentra su giugno, quando lo spread quotava al di sotto dei 200 punti, per poi salire oltre i 200 e quindi, a fine mese, rinculare sotto l'asticella. Cifre, insomma, che non giustificavano alcun "piano di emergenza" che, al contrario, Napolitano aveva già scritto nei minimi dettagli. L'Ingegnere - Le conferme al "golpe" - di cui Berlusconi scrive anche nel pamphlet a cui sta lavorando e che distribuirà a tutti gli italiani -, oltre che da Monti, arrivano da due personaggi storicamente nemici del Cavaliere. Il primo è Carlo De Benedetti, che nell'estate del 2011, in vacanza vicino a St. Moritz, ricevette Monti, il quale gli chiese un consiglio: accettare o rifiutare la presidenza del Consiglio per sostituire Berlusconi? "Succede che Napolitano mi chiede di fare il primo ministro...". L'editore di Repubblica lo imbecca: "Se lo chiede a settembre lo fai, se te lo chiede a dicembre non farlo più. Perché non c'è il tempo, è una roba che devi fare subito". De Benedetti spiega a Friedman: "Gli ho consigliato sicuramente di farlo". Per l'Ingegnere ogni via per sbarazzarsi di Berlusconi è la via da percorrere senza indugi.  Storia da riscrivere - Poi c'è la testimonianza dell'altro grande antagonista del Cavaliere, ossia Romano Prodi. "Ricordo una lunga conversazione - spiega  in cui il succo della mia posizione è stato molto semplice: Mario, non puoi far nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al momento una persona più felice di te". Tutto chiaro, insomma. Tutto già deciso. E qui siamo a giugno, giugno del 2011. E Monti in persona ricorda: "Prodi mi disse: Ah, preparati, perché quando lo spread arriva a 300 ti chiamano". Poi i corsi dello spread schizzarono, e Monti fu puntualmente convocato da Napolitano, come era stato però deciso parecchi mesi prima. Su imbeccata di chi? E perché era stato già deciso quando la decisione non era necessaria? Che ruolo ha la Germania? E, soprattutto, chi ha ancora il coraggio di sostenere che la parola "golpe" sia usata a sproposito? Forse nemmeno il Corsera. Forse nemmeno Friedman, che infatti scrive: "Quelle di Monti sono parole che cambiano il segno di quell'estate che per l'Italia si stava facendo sempre più drammatica. E che probabilmente porteranno a riscrivere la storia recente del nostro Paese". (an.t)

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