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Epatite C: la regione Venetoin prima linea per l'eradicazione

Si è tenuto a Pavia il convegno ‘Hcv Ø? Dall'eradicazione del virus alla presa in carico del paziente' che ha fatto il punto sulla situazione dei circa 8mila pazienti veneti colpiti dal virus

Maria Rita Montebelli
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Eradicare il virus dell'epatite C (Hcv) è un obiettivo nazionale di primaria importanza. Ma anche a livello regionale è importante trovare strategie d'azione comune che coinvolgano tutti gli attori del sistema sanità. Ha avuto come focus il Veneto – dove i pazienti con Hcv sono circa 8 mila – il convegno organizzato da Motore sanità ‘Hcv Ø? Dall'eradicazione del virus alla presa in carico del paziente' tenutosi a Padova negli scorsi giorni. “È  importante parlare di Hcv perché tre anni fa è stato messo sul mercato un farmaco che ha cambiato la vita dei pazienti, e ha costretto la politica sanitaria del nostro paese a ripensare i percorsi - ha detto Domenico Mantoan, direttore generale dell'area sanità e sociale della regione Veneto – nel triennio 2015–2017 i centri autorizzati del Veneto hanno trattato circa 7.600 pazienti, la maggior parte dei quali affetti da patologie epatiche ed extra-epatiche legate all'Hcv gravi e progressive. La spesa sostenuta dalle aziende sanitarie del Veneto – continua Mantoan - ha superato i 300 milioni di euro dei quali 146 milioni di euro sono rientrati attraverso note di credito, mentre altri 104 milioni di euro sono stati erogati attraverso il finanziamento statale previsto dalla legge di stabilità 232/2016. Di conseguenza il servizio sanitario regionale (Ssr) ha sostenuto una spesa di circa 50 milioni nel triennio 2015-2017. Grazie alla recente estensione delle indicazioni e rimborsabilità da parte di Agenzia italiana del farmaco (Aifa) a tutti i pazienti con infezione Hcv, indipendentemente dal grado di malattia associata, avvenuta a marzo 2017 e ad un importante ridimensionamento dei prezzi delle terapie – conclude Mantoan - è ora possibile porsi come regione l'obiettivo di trattare, entro qualche anno, la maggior parte dei pazienti affetti da tale patologia. Attualmente in Veneto risultano in attesa di trattamento 2.400 pazienti diagnosticati, di cui il 90 per cento appartenenti ai criteri meno gravi. A questi casi noti si devono però aggiungere, attraverso la messa in atto di percorsi diagnostico-terapeutici efficaci e sostenibili, tutte le persone infette appartenenti alla popolazione generale o a gruppi di persone a rischio di infezione o co-infezione” Per il Presidente di Aifa e direttore del Centro nazionale salute globale dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Stefano Vella “il Centro nazionale per la salute globale si occupa di diseguaglianze, svolgendo attività di ricerca, principalmente in tema di Hcv, Hiv e malattie croniche. L'epatite C è un disastro che colpisce 71 milioni di persone nel mondo. L'idea sarebbe quella di trattare l'80 per cento di pazienti per ridurre l'incidenza. Il problema è la spesa per i pazienti cronici”. Prima si trattavano i pazienti più malati e gravi, ma per eradicare ed eliminare la malattia dell'Hcv adesso bisogna cambiare prospettiva. Il recente studio Piter, completamente autofinanziato, condotto dall'Iss, ha rilevato che trattare precocemente con i nuovi farmaci Hcv, malgrado il loro costo elevato, non solo migliora lo stato di salute dei pazienti, ma riduce i costi sostenuti dal Servizio sanitario nazionale per curare le patologie Hcv correlate. Hanno una storia di pazienti trattati che si aggira attorno agli 11 mila. Hanno rimodernizzato il rapporto costo-efficacia. Grazie ai criteri Piter anche l'Aifa si aggiornata rinnovando l'algoritmo per la terapia dell'epatite C sulla base di 11 criteri fondamentali. “Grazie ai farmaci innovativi anti-Hcv che il nostro grande sistema universalistico è riuscito a mettere a disposizione dei pazienti si potrà, riuscire a centrare l'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità di ridurre drasticamente entro il 2030 il numero di portatori del virus – ha concluso Vella -  Importante, secondo una modellizzazione basata sui dati Iss e Aifa, finiranno le morti correlate all'infezione da epatite C nel nostro Paese nel 2020. Fondamentale sarà mettere progressivamente in trattamento almeno l'80 per cento dei pazienti Hcv positivi”. (MATILDE SCUDERI)

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