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Eric Cornut, un ‘top manager' alla guida del gruppo Menarini

Lucia e Alberto Giovanni Aleotti

Ma Lucia e Alberto Giovanni Aleotti continueranno a mantenere la proprietà del Gruppo e promettono che l'azienda manterrà il suo Dna ‘familiare'. Puntando ad una ponderata ma progressiva crescita internazionale

Maria Rita Montebelli
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Dal primo giugno a guidare la Menarini sarà, per la prima volta, un presidente esterno alla famiglia, il sessantenne svizzero Eric Cornut, figura dalle competenze manageriali al top, con esperienza trentennale maturata all'interno di una grande multinazionale. “Una decisione importante e ponderata – l'ha definita Lucia Aleotti, attuale presidente del gruppo, nel dare l'annuncio ai suoi dipendenti e alla stampa – motivata dall'esigenza di diventare più grandi e più in fretta. Era il momento giusto per fare una scelta strategica di questa portata, perché l'azienda sta attraversando un periodo molto felice di crescita e di espansione a livello internazionale”. Uno step down, quello della Aleotti, mirato proprio a far crescere ancor più nel contesto internazionale l'azienda fiorentina, che ha da poco tagliato il traguardo dei suoi primi 130 anni. Negli ultimi dieci anni, il gruppo Menarini si è affermato nel mercato dell'est europeo (Polonia e Ucraina in particolare), in Russia, in quello del Centro America (è la numero uno in Honduras) dove vanno forte le vendite del nebivololo e degli antidolorifici (dexketoprofene da solo o in associazione col tramadolo), negli Emirati Arabi. Grazie ad importanti acquisizioni in estremo oriente, è attualmente presente in 13 Paesi asiatici, tra i quali la Cina dove il suo prodotto blockbuster è la dapoxetina, farmaco per l'eiaculazione precoce. E a Singapore, Menarini tiene alto anche il tricolore della ricerca grazie alle ricerche sul DEPArray che spaziano dalla diagnostica del cancro, a quella prenatale, a quella forense. E si continua a guardare oltre, verso il campo dei vaccini da realizzare con tecnologie particolari, a quello dell'oncologia, perché la grande scommessa del futuro – anticipa la Aleotti – è quella di non restare ancorati alla primary care (cardio-metabolico e respiratorio in particolare) e dell'Otc. Una penetrazione affidata ad una rete capillare di informatori scientifici (sono oltre 11mila quelli in forza all'azienda) e ad operazioni culturali, come i tanti congressi e workshop con key opinion leader organizzati in tutto il mondo da Fondazione Menarini. “Ma dei tanti successi inanellati in questi anni – riconosce la Aleotti – dobbiamo dire grazie soprattutto alle nostre persone, ai nostri dipendenti (il gruppo Menarini ha appena annunciato la 17 millesima assunzione, una ricercatrice fiorentina) che si sono trasferiti con le loro famiglie anche in angoli remoti del mondo, portando lì il nostro Dna. Ma adesso è arrivato il momento di unire il meglio di due mondi”.  E il programma per un futuro, che inizia dal prossimo giugno, è quello di restare Menarini con l'orgoglio di essere un'azienda fondata sulle persone, mettendo alla guida una persona con un bagaglio di esperienze ‘global'. “Una scelta strategica presa guardando a lungo a termine – conclude la minuta ma decisa Lucia Aleotti – per dotare la nostra azienda di una governance in grado di gestire un mondo connotato da una complessità sempre crescente”. (M. R. M.)

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