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Repubblica: basta preti celibi per il bene della Chiesa

Lucia Esposito
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La lettera che le 26 donne dei preti hanno scritto a Papa Bergoglio ha riaperto un dibattito in realtà mai spento sulla necessità del celibato dei preti. Scrivendo al Pontefice quelle signore che qualche tempo fa erano bollate come "concubine" chiedono attenzione, chiedono che la Chiesa apra gli occhi su questa realtà. Repubblica, in un editoriale di Vito Mancuso, si inserisce nel dibattito sostenendo di fatto la necessità, per il bene della Chiesa di abolire il celibato. Proprio come accadeva un millennio fa, quando il celibato non era obbligatorio. "lo divenne - scrive Mancuso - nel secondo millennio sia peché si riteneva, grazie alla progressiva valutazione negativa della sessualità, che i ministri del sacro non potessero praticarlo. Ma anche perché si riteneva che, se sganciato da preoccupazioni e impegni famigliari, i sacerdoti potessero dedicarsi meglio alla comunità.  Ma - si chiede Mancuso - siamo sicuri che il celibato forzato favorisce la saggezza e l'esperienza? La risposta è che ci sono alcuno sacerdoti che, proprio per il fatto di essere soli,  vivono molto la comunità, conoscono i problemi delle famiglie, delle coppie. Ma ci sono anche quelli che invece restano isolati e vivono una vita relazionale fredda. "Vi è poi da sottolineare che la qualità della vita spirituale non dipende dall'astinenza sessuale e meno che mai dall'essere privo di famgilia". Ricorda che quasi tutti gli apostoli di Gesù erano sposati e che il Nuovo Testamento prevede il matrimonio dei presbiteri.    Sì alle nozze - La conclusione a cui arriva Mancuso è "che nessuno può sostenere che il primo millennio cristiano privo di celibato obbligatorio sia stato inferiore rispetto al secondo. Penso che sia giunto il momento di di integrare le esperienze dei due millenni precedenti per far sì che quei preti che vivono storie d'amore clandestine, possano avere la possibilità di uscire alla luce del sole"

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