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Feltri: "La procura di Milano, così il pool è diventato un pollaio"

Lucia Esposito
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"Ci fu un lungo momento in cui la procura di Milano era considerata come una cattedrale piena di santi e di madonne. La madonna era Antonio Di Pietro, i santi erano Borrelli (capo carismatico), Colombo Davigo eccetera.. (...)Le toghe avevano una buona fame. Chi le indossava con orgoglio e supponenza era guardato con ammirazione facendo parte attivissima di una sorta di esercito di liberazione", comincia così il commento di Vittorio Feltri su Il Giornale. Il fondatore di Libero ricorda come in quel periodo molti italiani, inclusi lui, pensavano che i giudici ci "avrebbero liberato dai tangentari, dai gaglioffi, dai mariuoli", rievoca i tempi in cui Di Pietro veniva venerato come un eroe, un santino e sui cavalcavia delle strade si leggeva "Tonino, salvaci tu". Feltri spiega come, nonostante una inziale diffidenza nei confronti di Di Pietro, i magistrati cambiarono posizione e "cominciarono a cavalcare quasi subito il dipietrismo che in precedenza avevano criticato, consapevoli che esso fosse foriero di grandi successi".  E così ad essere applaudito non era più solo Tonino ma tutto il pool di Mani Pulite che sali in blocco sul palcoscenico. Feltri spiega poi cosa è accaduto negli ultimi vent'anni quando, con la discesa in politica di Silvio Berlusconi e la successiva vittoria di Forza Italita, l'attenzione dei giudici si concentrò suil Cavaliere sospettato di "aver brigato per agguantare il potere".  Silvio e le toghe - Negli anni la Procura di Milano si è distinta - sostiene Feltri - per aver dato  "la caccia grossa" a Berlusconi, fino alla sua condanna. "Ma la parziale caduta di Silvio Berlusconi ha provocato un altro crollo: quello della Procura di Milano". Da qui la conclusione: "il pool di Milano è diventato un pollaio, nel senso che le liti interne alla casta dei signori prevalgono sull'attività dei medesimi".  Feltri si riferisce ai contrasti tra Edmondo Bruti Liberati e il so vice Robledo che "mostrano uno spettacolo desolante".  Feltri non entra nella sostanza della lite, non importa quella. E' sgomento davanti allo spettacolo che le toghe stanno mettendo in scena e conclude sostenendo che più di una riforma della giustizia serve che le toghe la smettano di beccarsi. 

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