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Massimo Fini: "Meglio l'Isis del Vaticano, ci conquisterebbero in tre settimane poi..."

Giulio Bucchi
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Italia "senza palle" e "smidollata", l'Isis ci conquisterebbe in poche settimane. Sarebbe un guaio, ma almeno spazzerebbe via il Vaticano. Parola di Massimo Fini, il liberissimo pensatore provocatore, iconoclasta e fustigatore di luoghi comuni e politicamente corretto. Più volte ha rimpianto i bei tempi delle dittature, quando perlomeno eravamo "sudditi" senza ipocrisie ed eravamo ancora in grado di fare guerre, perderle o vincerle ma con dignità e vigore. Questa volta, però, il suo pezzo sul Fatto quotidiano sembra andare un po' più lungo. Anche perché è stato pubblicato poche ore prima dei drammatici attentati di Bruxelles, e il suo editoriale assume così un connotato ancora più sinistro. "La maggioranza degli italiani fa parte di un ceto che non saprei se definire piccolo o medio borghese - è il suo lungo preambolo, ricco di fioriti aneddoti personali -, indifferente a tutto ciò che gli sta intorno tranne il denaro", "molle, imbelle, svirilizzato", vittima di "una totale mancanza di valori". Meglio l'Isis del Vaticano - Da qui il collegamento, inquietante, con quanto sta accadendo intorno a noi: è una fortuna, spiega Fini, "che fra la Libia e noi ci sia di mezzo il mare che oggi tanto ci inquieta perché traghetta i migranti". Quindi la profezia, paradossale: "Se Libia e Italia fossero unite dalla terraferma i guerrieri di Al Baghdadi ci metterebbero tre settimane per arrivare a Roma (il che, almeno per un po' tempo, offrirebbe qualche vantaggio: spazzar via il Vaticano e Papa Francesco che non perde occasione per entrare coi piedi a martello negli affari interni dello Stato italiano - se si ha da essere una teocrazia, almeno lo si sia ufficialmente)". Una marcia trionfale, quella dei tagliagole jihadisti, che si fermerebbe solo ai confini del Canton Ticino: "Perché gli svizzeri saranno anche noiosi, ma le palle almeno quelle, le hanno conservate".

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