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Formula 1, Hamilton domina anche in Cina. Alonso a sorpresa: terzo

Andrea Tempestini
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Se dopo la notte del Bahrain qualcuno confidava nei fuochi d'artificio, la tappa in Cina ha subito represso e depresso gli animi, deludendo, soprattutto annoiando, tristemente contribuendo all'atmosfera soporifera che ogni domenica mattina porta con sé. Hamilton è partito e non lo si è visto più, lontano ed evanescente, introvabile ed irrangiungibile, snobbato pure dalle telecamere e così impalpabile da porsi più di un dubbio se fosse realmente presente. Tolti la partenza e il recupero in relativa scioltezza di Rosberg, con Massa novello Fantozzi al pit stop, a movimentare le acque ci hanno pensato così la Ferrari e le Red Bull. Alonso è stata la sorpresa nell'uovo di Pasqua della rossa, scatta bene, tiene testa ai tori e sciolina una prestazione che, per quanto buone erano state le prove del venerdì, nessuno si attendeva. Trema negli ultimi giri, ma lo champagne è acqua nel deserto e una boccata d'aria fresca per una scuderia scossa e arrancante. Il podio di benvenuto al nuovo arrivato con tanto di dedica al vecchio, tuttavia, non deve lasciar andare a facili entusiasmi, perché non scaccia affatto le ombre di una macchina particolarmente a suo agio in terra d'Oriente e obbliga a rimandare tutto ad eventuali e nuove riconferme. Un "una tantum" tanto da scongiurare quanto da evitare, che ora diventa spauracchio del cavallino e incubo dei tifosi. Per quanto riguarda la Red Bull, invece, a far notizia non è più la miglior consistenza di Ricciardo su Vettel, ma la gestione ai box dei due. Che l'australiano sia in palla è appurato, che sia altrettanto veloce ed efficace è evidente, resta tuttavia una stonatura la scelta di far rendere le armi al tedesco alle prime scaramucce, soprattutto in assenza di rischi o titoli in ballo. Umiliante e mortificante, offensivo e frustrante, l'ordine di scuderia rimane il non plus ultra dell'antisportività per dei piloti, che dovrebbero e vorrebbero lottare e meritare quanto conquistato. Mercedes non docet e torna così l'annosa questione sulla Formula1 intesa come competizione tra auto o come gara tra uomini, sebbene in definitiva siano quest'ultimi a essere celebrati e rimenere indelebili nei ricordi molto più del titolo costruttori. di Giulia Volponi

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