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Disfatta-Costa Rica. Ma per i giocatori è colpa del caldo

Matteo Legnani
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Ah, il caldo. Colpa sua, se il Costa Rica ci ha schiantato. Ma, allora, gli allenamenti nella "tenda" di Coverciano a cosa sono serviti? Quella di ieri sera è stata una delle partite più brutte della storia della Nazionale. Errori a non finire, zero gioco, lentezza in tutte le zone del campo. Ma per gli azzurri è tutta colpa del calcio (che, tra l'altro, ci sarà pure martedì prossimo a Natal nella partita decisiva con l'Uruguay). Li senti nel dopo partita ed è tutto un autoassolversi: Parte Thiago Motta, l'italo-brasiliano lento come una lumaca e inspiegabilmente preferito al buon Verratti che si era visto contro l'Inghilterra: "Loro, se li prendi uno a uno non sono una grande squadra, ma sono abituati al caldo, più di noi". Prosegue Pirlo: "Faceva caldo, molto più che contro gli inglesi". E vai con Marchisio: "Rispetto all'Inghilterra sono cambiate tante ccose a cominciare dall'orario della mpartita. E loro sono più abituati di noi a questo clima". Ma il migliore di tutti è Alessio Cerci, entrato a metà del secondo tempo, che respinge così le critiche sulla sua scarsa incisività sulla fascia destra: "Colpa mia? Rido. Non è che con quattro palle che tocchi riesci a risolvere la partita. Non è da quei minuti che si giudica un giocatore". Vada a vedersi, Cerci, l'Italia-Austria di Italia '90 e il gol di un certo Totò Schillaci.

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