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Napoli-Juventus, la sfida tra Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri: due opposti che non si attraggono

Andrea Tempestini
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Avremmo voluto scrivere un commento interessante su Allegri e Sarri, due tecnici assai bravi (ma tu pensa...) e parecchio diversi, ma alla fine ci siamo ridotti a beatificarli senza un vero perché. A volte ci si perde in inutili arzigogoli per allungare il brodo, che è poi l'opposto di quello che fanno questi due signori qua: Maurizio e Massimiliano, gli essenziali. Maurizio e Massimiliano non leggeranno mai questo pezzo, quindi ci permettiamo di spararle grosse: portate pazienza. Cos'hanno in comune i due reucci di Napoli-Juventus, match di una certa importanza in programma stasera al San Paolo? Di sicuro il «Ma» iniziale nel nome. Altro? No. Maurizio e Massimiliano sono come l'acqua e l'olio, entrambi fondamentali per le sorti delle loro squadre, entrambi incazzosi, entrambi assai efficaci, ma in modo del tutto diverso. Maurizio è un picchio e, come l'uccello piciforme sbatte il becco all'infinito, lui rompe i coglioni ai suoi ragazzi fino allo sfinimento. Li massacra, gli dice «tu la passi a lui e lui la passa a quell'altro», glielo fa fare 43243243 volte fino a quando quelli capiscono e riproducono lo schema alla perfezione. Maurizio è un regista, i giocatori i suoi attori. È così bravo che riesce a far rendere questo e quello più di quello che valgono (e infatti fuori dal contesto fanno sempre un po' più di fatica). Massimiliano è differente, non «meno», non «più»: differente. Massimiliano non punta sul gioco, punta sul risultato. Se vinci e giochi bene, meglio, ma se vinci e basta va benissimo lo stesso. Maurizio utilizza sempre gli stessi 14/15 pistoloni, Massimiliano li gira tutti, li sfrutta, li spreme, li fa giocare una volta con la difesa a tre, un'altra volta con la difesa a quattro, utilizza i titolari, le riserve e dà una chance anche alle riserve delle riserve. Massimiliano cambia sperimenta e perfeziona, Maurizio no, apparecchia solo il 4-3-3 e non gli interessa cambiare, anche perché nessuno - dopo averla conquistata - cambierebbe Miriam Leone. Ecco: il 4-3-3 di Sarri è Miriam Leone e non lo cambi per niente al mondo. Maurizio in conferenza (quando ci va, cioè raramente) fa il lamentoso, frigna, si lagna, ti dice del fatturato, del campo pesante, dell'orario che è troppo presto o troppo tardi, se gli fai una domanda che non gli piace ti manda affanculo. Massimiliano risponde a tutto, a volte ti anticipa mezza formazione titolare per farti contento, ti regala sempre un titolo, è più disponibile. Maurizio mette la tuta anche ai matrimoni, Massimiliano sempre in giacca e cravatta. Massimiliano è birichino e ora sta con Ambra Angiolini che è una bella figueira, Maurizio ha una compagna da una vita: bella donna anche lei, ma sempre la stessa. Maurizio era un difensore con i piedi in frassino, Massimiliano velluto e testa alta. Massimiliano ha vinto la Panchina d'Oro nel 2015, Maurizio nel 2016. Maurizio fuma come un turco che fuma come un turco, non sappiamo se lo fa anche Allegri, ma di sicuro non in pubblico. Maurizio legge Bukowski, Fante, Vargas Llosa e in panchina prende appunti bel seduto (tranne una volta che disse «finocchio!»), Massimiliano si incazza come una bestia, sbatte la giacca e quasi entra in campo. E ora questo inutile finale che potevamo evitare, ma siccome era necessario scrivere ancora qualcosa per arrivare in fondo, ricordiamo che i due in realtà oltre al «Ma» del nome hanno un'altra cosa in comune: sono comunisti; il napoletano per ammissione, l'altro perché una volta lo disse Berlusconi (e quindi non sappiamo se è vero ma ci piace credere che sia così). Buona partita. di Fabrizio Biasin @FBiasin

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