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Da Gigi Buffon a Beantia, ma quale stile Juve? E la società se ne sta zitta

Andrea Tempestini
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Bidoni dell'immondizia, bestie, animali, crimini contro l'umanità sportiva, mani addosso, non capisce un c****, stupro, falli nel c***, imbecilli, teste di c****, ficcatelo, ti aspetto fuori. Ci scusiamo subito per la volgarità, ma queste sono né più né meno le note del tabellino dei tempi supplementari di Real Madrid-Juventus, quelli purtroppo mai giocati sul campo, quelli delle parole innescate da quel maledetto rigore al 93' e fuoriuscite dalle bocche dei giocatori della Signora come un fiume che manco i Jalisse. Buffon e il suo sproloquio a tre riprese (non una, tre) che passa alla storia come quello dell'«insensibilità» del ribaldo Oliver, Chiellini che - dopo la mimata delle mazzette sul terreno di gioco - spiega con voce pacata che sì, nella concitazione del momento ci stava anche una ruzzata all'arbitro e infine Benatia, che pizzicato forte da Maurizio Crozza sull'opportunità di definire «stupro» il penalty Realista, ha replicato vomitando insulti e minacce via Instagram all'indirizzo del comico. Leggi anche: Real-Juve, il raptus di Agnelli e Marotta E su quest'ultimo caso, la notizia di giornata è che come per gli altri citati, la Juventus non fa neanche una piega. A livello ufficiale nessuna sanzione pecuniaria, multe. E perché ? Ci sarebbe la questione dell'uso scorretto dei social, che in genere fanno parte dei regolamenti interni delle grandi società. Vero che è stata tradotta letteralmente la parola francese “viol”, stupro, appunto, che oltralpe usano correntemente per indicare una sopraffazione: ma in ogni caso, è un'altra tamponata all'immagine della Juve il corto circuito di un suo esponente che dà pubblicamente appuntamento a un personaggio pubblico per regolare la questione, e probabilmente non sorseggiando un aperitivo. È assai pensabile, in realtà, che i dirigenti bianconeri non abbiano voluto prestarsi a ulteriori critiche mostrandosi doppiopesisti rispetto al caso Buffon, e che abbiano dato una regolata al marocchino dentro le mura della sede, come ai vecchi tempi. I cari vecchi tempi che sembrano davvero mesmerizzati in quella galassia di contumelie recitata all'inizio di queste righe. Lo stile Juve, quante volte chi ha un po' di anni sulla schiena ha sentito pronunciare queste parole con un filo di elegante distanza dai veleni dei poveri? Si è rivisto parecchio, in questi giorni agitati, quel video dell'Avvocato che lasciando la tribuna dello stadio sussurra «sono cose da provinciali» al segugio Franco Costa commentando una possibile recriminazione arbitrale. E poi gli Zoff, gli Scirea, il Del Piero massacrato dai suoi stessi tifosi e dai media vicini alla Juve per avere osato criticare la scenata di Buffon negli spogliatoi di Madrid. Portatori di quello stile Juve sospeso fino a nuovo ordine, a quanto pare. Per difendere l'onore di Madama vale qualsiasi parola, e chi se ne frega di un mondo rimasto attonito. Nel frattempo Allegri, alla vigilia del match di stasera a Crotone, cerca di fischiare la fine dell'overtime dell'insulto: «Di Madrid si è parlato troppo, e adesso basta. Queste cose tolgono energia alla squadra». Capito? Energia. Mica immagine, o valori, o equilibrio robe così. Vincere è l'unica cosa che conta, è l'articolo 1 della costituzione non scritta della Juve, sapere perdere con classe - forse - è stato abrogato, e senza referendum. L'Avvocato, intanto, se ne è andato, lentamente, dando le spalle al trivio da campetto di periferia. di Andrea Saronni

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