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Mondiali, perché vale la pena tifare il Perù: "Sono scarsi, brutti e cattivi"

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Gino Coala
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Un italiano dovrebbe tifare Perù, ai Mondiali, perché se l' ultima emozione provata per l' Italia risale alla nazionale di Conte, che entusiasmò ad Euro 2016 nonostante fosse scarsa, brutta e cattiva, il Perù è quanto di più simile ad essa. La nazionale del ct Gareca approda al Mondiale, a 36 anni dall' ultima volta, dopo un' odissea: prima le proteste del Cile per il presunto "biscotto" tra i peruviani e la Colombia per il playoff, vinto dai primi con la Nuova Zelanda; poi la partecipazione a rischio per un impiccio tra governo e federazione. E infine la squalifica per doping (cocaina) inflitta a Guerrero, 34enne capitano e storico capocannoniere. Quando la squalifica (un anno) sembrava irreversibile, i capitani di Francia, Danimarca e Australia, le altre del girone, hanno chiesto clemenza alla Fifa mentre i peruviani hanno riempito l' Estadio Nacional, stimolando la pietà della Corte Suprema che ha infine sospeso la squalifica, aprendo le porte del Mondiale a Guerrero. Il sentimento che avvolge il Perù assomiglia a quello che ha fortificato l' Italia in situazioni critiche, come ai Mondiali 2006 e, appunto, Euro 2016. E il gioco della squadra di Gareca pare quello dell' ItalConte: pressione e feroci attacchi verticali. Può essere la sorpresa del Mondiale: salite, il carro del Perù è ancora vuoto. di Claudio Savelli

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