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E' morto Andreotti

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Il senatore a vita e sette volte presidente del Consiglio era stato ricoverato al Gemelli per difficoltà respiratorie. Aveva 94 anni

Matteo Legnani
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Giulio Andreotti è morto all'età di 94 anni. Il senatore a vita era stato ricoverato nel primo pomeriggio al Policlinico Gemelli di Roma, in seguito a difficoltà respiratorie. Ricoverato in rianimazione, a principio le sue condizioni non erano apparese gravi, ma si sono aggravate col passare delle ore. Sette volte Presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni Statali, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria, una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie. I "numeri" di Andreotti sono da primato per il mondo politico italiano, nel quale ha vissuto da assoluto protagonista dal 1946 fino al 1992 (membro della Assemblea costituente e poi deputato nelle prime dieci legislature della Repubblica), quando il terremoto di Tangentopoli ha posto fine alla prima repubblica e anche all'ultimo governo da lui guidato.   Un ruolo, il suo, reso efficacemente dal titolo del film di Paolo Sorrentino del 2008 e intitolato "Il Divo". Tanti i soprannomi che gli sono stati affibbiati negli anni dai colleghi e dalla stampa: il divo Giulio, belzebù, molok, la sfinge, il papa nero, vecchia volpe, il gobbo. Il 2 maggio 2003 è stato giudicato dalla Corte d'Appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999, fu condannato con sentenza d'Appello. Nell'ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione ha citato il concetto di "concreta collaborazione" con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente nel Dispositivo di Appello. Il reato commesso è stato considerato estinto per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il "non doversi procedere" nei confronti di Andreotti.Andreotti è stato anche processato per il coinvolgimento nell'omicidio Pecorelli avvenuto il 20 marzo 1979.In primo grado nel 1999 la corte di assise di Perugia prosciolse Andreotti, il suo braccio destro Claudio Vitalone (ex ministro del commercio con l'estero), Gaetano Badalamenti, Giuseppe Calò, il presunto killer Massimo Carminati (uno dei fondatori del gruppo di estrema destra NAR - Nuclei Armati Rivoluzionari) e Michelangelo La Barbera. Successivamente, il 17 novembre 2002 la corte di appello ribaltò la sentenza di primo grado e Badalamenti ed Andreotti furono entrambi condannati a 24 anni di carcere come mandanti dell'omicidio Pecorelli. Il 30 ottobre 2003 la sentenza d'appello venne quindi annullata senza rinvio dalla Corte di Cassazione, annullamento che rese definitiva la sentenza di assoluzione di primo grado.Noto per le sue battute caustiche e per il suo cinismo, la sua frase più celebre resta: "Il potere logora chi non ce l'ha".  

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