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Berlusconi, la giudice Galli ammette: "Sì, sono una fannullona"

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La toga della condanna-record al Cav non ha scritto le motivazioni di altre due sentenze. E al "Fatto" dice: "E' così"

Giulio Bucchi
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Le pile di fascicoli sulla scrivania del giudice Alessandra Galli sono più di quante si pensasse. A parte la sentenza di condanna a sette anni per il dentista - violentatore, che da più di un anno aspetta di essere motivata (e quindi di diventare definitiva), ce ne sono almeno altre due in attesa di essere «lavorate» dal giudice. Lo ha svelato ieri Il Fatto Quotidiano, parlando «di un procedimento per bancarotta e di un'altra violenza sessuale». La Galli, che nel processo d'Appello sui diritti tv Mediaset ha vestito i panni del presidente di sezione, leggendo l'8 maggio scorso la sentenza di condanna a Silvio Berlusconi, non cerca giustificazioni: «E' successo», avrebbe ammesso, «è andata così», ha detto riferendosi ai ritardi. Sicuramente il Consiglio superiore della magistratura aprirà un fascicolo disciplinare per vederci chiaro. Non potranno agire di iniziativa, i colleghi del Csm, ma è praticamente certo che dopo le notizie stampa apparse in questi giorni gli organi predisposti ad avviare l'indagine conoscitiva lo faranno. Muovere i primi passi spetta infatti al ministro della Giustizia, come recita la Costituzione, e al procuratore generale presso la Cassazione, come stabilito dalla legge ordinaria. A quel punto, quando uno dei due istruirà la pratica, viste le informazioni già raccolte dai giornali, i consiglieri del Csm non dovranno fare altro che verificare la veridicità dei fatti e procedere. La censura è la pena minima stabilita, nel caso in cui si dovessero accertare dei ritardi gravi, reiterati e non giustificati.  Leggi l'articolo integrale di Roberta Catania su Libero in edicola oggi, sabato 13 luglio

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