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Tre ipotesi su Benedetto XVI: approssimativo, modernista, o autore del Grande Reset cattolico?

La Declaratio di dimissioni si configura come una possibile chiave di tutto

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Per molti, Benedetto XVI resta “un mistero”. Orbene, di fronte ai misteri, si fanno delle ipotesi per vedere quali di queste si contraddicono fra loro e quali invece sono plausibili. Si controllano gli alibi, le incongruenze, cosa torna e cosa no, utilizzando la LOGICA, una forma di ragionamento che sembra passata di moda.

Adesso proveremo a ordinare alcuni DATI DI FATTO, in piena onestà intellettuale, proponendo tre ipotesi e facendoci alcune domande. Siamo aperti a tutti i contributi.

1) Benedetto non conosce bene la teologia, il latino e il Diritto canonico.

Infatti ha scritto in modo approssimativo una Declaratio di dimissioni piena di errori di latino – qui - e pasticci giuridici che paiono addirittura, ad alcuni giornalisti, teologi, latinisti e giuristi,  costruiti per essere auto-invalidanti (qui).

Domande. Allora, se Benedetto fosse così approssimativo e svagato, come fa nel suo comportamento successivo alle dimissioni a mantenere un’ambiguità logica perfetta e adamantina? Perché, non ha mai dichiarato semplicemente: “Il papa è Francesco”, bensì, sibillinamente, “Il papa è uno”, da otto anni, senza mai specificare quale dei due? (Qui)

Perché le sue parole possono sempre, IMMANCABILMENTE essere interpretate a rovescio, come a dire: “Il papa è uno e sono io”? Perché infatti, dichiara che il semisconosciuto caso del vescovo Williamson, la lobby gay e Vatileaks non c’entravano niente nelle sue dimissioni, quando da anni si sospetta piuttosto della Mafia di San Gallo e della massoneria Usa? Perché non ha nominato le pressioni economiche americane, dato che è ben noto come Obama fece bloccare il codice Swift del Vaticano per sbloccarlo subito dopo le dimissioni di Ratzinger? Perché Benedetto dice “ho fatto la mia scelta in modo consapevole”, lasciando l’ennesimo dubbio che possa anche aver innescato una “trappola”, appunto, in modo consapevole? Perché dice che ha “la coscienza a posto” sebbene più di una volta abbia contestato Francesco e lo abbia ostacolato su questioni chiave come il celibato dei preti? Come fa a dichiararsi “in pace” dopo aver reso la vita così difficile al suo “collega” Francesco? Infatti, qualcuno potrebbe interpretare che è in pace con se stesso perché “ha già preparato la fine dei suoi nemici”…  Insomma: se Ratzinger fosse un ignorante e uno svagato, come fanno le sue dichiarazioni ad essere sempre così cristallinamente, perfettamente interpretabili in modobifronte”?

 

2) Benedetto è un modernista amico di Bergoglio,

come sostengono alcuni sedevacantisti e ha solo preparato il terreno per cedere a lui, di buon grado, la Chiesa.

Domande. Perché allora ha reso così difficile la vita al suo amico Francesco dimettendosi con una Declaratio zeppa di errori di latino e ambiguità giuridiche? Perché poi, dopo aver ripristinato la messa in latino, con la condotta successiva alle dimissioni ha messo paletti sul celibato ecclesiastico e su varie altri obiettivi progressisti? Perché continua a ribadire concetti della Tradizione se il suo obiettivo era proprio quello di far transitare la Chiesa verso il modernismo spinto? Come può dire che ha fatto la sua scelta consapevolmente e con la coscienza a posto, se sta creando tutti questi problemi al “suo caro amico modernista Francesco”? Perché, soprattutto,  non smentisce  i propri fedelissimi che continuano a gridare che “è solo Benedetto il vero papa”? ATTENZIONE: Lui, infatti ha dichiarato al Corriere solo “qualcuno dei miei fan un po’ fanatici si è arrabbiato per la mia scelta di dimissioni” ( magari ignorando il suo escamotage?).

Non ha detto che lui DISAPPROVA i suoi fan perché non riconoscono il suo amico modernista Francesco, cosa che sarebbe stata BEN PIU’ OVVIA E NATURALE.

 

3) Benedetto ha cultura e intelligenza profondissime e ha predisposto una sorta di “Grande Reset cattolico”.

Pressato e isolato da fronde interne e poteri forti, l’unica cosa che poteva fare era usare la sua intelligenza sottile per fornire ai veri cattolici un “bottone rosso” con cui, al momento opportuno, far saltare in aria la "falsa chiesa" - come la chiama Mons. Viganò - in modo da annullarla, ma non prima che essa si fosse svelata al mondo. Un sistema che presupponesse una lenta maturazione, una progressiva consapevolizzazione in armonia coi tempi, la conversione volontaria da parte dei fedeli anche se questo doveva causare alcune sofferenze al popolo di Dio. Un sistema che sfruttasse a suo favore la cieca bramosia dei suoi nemici (che non si sarebbero accorti dell’invalidità delle dimissioni) sapendo bene come la falsa chiesa si sarebbe tradita da sola nel corso degli anni. Un sistema che facesse fare la sua parte a quella stessa buona chiesa che lo aveva mollato nel momento del bisogno e una strategia che, allo stesso tempo, gli consentisse di non mentire mai, di non peccare, di essere coerente, mite e umile, ma vero, come Gesù. Un sistema del tutto risolutivo, divino, “apocalittico”, che comportasse la combustione di tutta la parte corrotta della chiesa. Invalide le sue dimissioni, infatti, invalido Bergoglio e tutti i suoi cambiamenti dottrinali, oltre che le nomine di tutti i suoi 80 cardinali modernisti che, ormai in maggioranza, blinderanno il prossimo conclave piazzando un altro ipermodernista sul trono di Pietro. Ne abbiamo parlato qui.

Il bottone rosso delle dimissioni invalide sarebbe un sistema che utilizza solo Verità e Logica, l’essenza del Cattolicesimo, per far scoprire ciò che era sotto gli occhi di tutti, ma che sarebbe stato “visto” solo da chi voleva vedere, in ottemperanza alla frase evangelica “Chi cerca trova”.

Una soluzione semplice e incruenta, non violenta, che richieda solo un po’ di coraggio e di amore per la Chiesa ai vescovi che sarebbero chiamati solo a DIRE LA VERITA’ sulle dimissioni.  

Domanda. Perché allora nessuno dei media si interessa  a fondo della questione e nessun CARDINALE si mobilita?

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