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Soluzioni per il post Bergoglio: dalla pseudo-rielezione di Ratzinger, al Sinodo, all'”antipapa onesto”

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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I Sigg.ri cardinali sono in gran parte giustificati e innocenti. Come sappiamo, da anni la Mafia di San Gallo tramava per far dimettere Benedetto ed eleggere Bergoglio. Così, papa Ratzinger, di fronte ad alcuni cardinali che volevano toglierlo di mezzo, si è silenziosamente auto-esiliato in sede impedita, condizione canonica che, per sua stessa natura, non può essere dichiarata: sarebbe come pretendere che una persona rapita possa chiamare la Polizia avvertendo in tempo reale del proprio rapimento.  

Quindi, i cardinali ancora cattolici e in buona fede sono del tutto giustificati se non hanno colto e denunciato la sede impedita. Chi poteva immaginare che il papa fosse costretto a una cosa del genere?

Il Piano B canonico è, infatti, così sottile e “ipnotico” che si è cominciato a comprenderlo solo nel 2019 e, con un team di teologi, latinisti e canonisti completamente concentrati sulla questione, sono serviti altri due anni di lavoro perché si arrivasse a capire l’uovo di Colombo: la Declaratio non era una rinuncia, ma un coerente, sottile annuncio di sede impedita, con il verbo vacet che significava sede “libera”, “sgombra”, “vuota”, e non “vacante”, come abbiamo scoperto sulle pagine di Libero QUI.

Dunque, a questo punto il rischio maggiore è che Bergoglio passi ad altra vita prima che papa Benedetto XVI  vada in Paradiso e/o esca dalla sua sede impedita, aprendo la strada a un altro antipapa modernista-mondialista e non cattolico.

In caso di morte o pseudo-abdicazione di Francesco, ci sono solo 20 giorni di tempo, al massimo, dopodiché bisogna andare in conclave per forza.

A questo punto, dopo un consulto con alcuni esperti di diritto canonico, conoscitori della Magna Quaestio. ci permettiamo di abbozzare alcune possibilità, dalle più ovvie alle meno praticabili, e “di scuola”.

1. Rivolgersi a papa Benedetto

Se, nonostante l’uscita di scena dell’usurpatore, Benedetto XVI non parlasse di sua spontanea volontà perché ancora impedito, la soluzione più ovvia è quella per cui i cardinali tutti si rivolgano a papa Ratzinger chiedendogli formalmente di confermare che, per otto anni, è stato in sede impedita e che quindi il vero papa è ancora lui. Sarebbe opportuno che un tale pronunciamento avvenisse in pubblico, con ogni garanzia di sicurezza.

Uscito di scena Bergoglio e venuto meno il rischio di sanzioni o scomuniche (per quanto nulle) da parte dell’antipapa Francesco, questa operazione diverrebbe del tutto possibile e naturale. E sarebbe nell’interesse del futuro occupante del soglio di Pietro e di tutti i cardinali che vogliono indossare una porpora legittimamente, senza ombre.

2. Un sinodo provinciale lampo

Ora, poniamo che, per qualsivoglia motivo, papa Benedetto non voglia o non possa pronunciarsi. (Come abbiamo visto dai capitoli dedicati al Codice Ratzinger, è completamente da escludersi l’ipotesi che lui sia convinto di aver abdicato validamente).  In tal caso, la Chiesa potrebbe organizzare in 20 giorni dall’uscita di scena di Bergoglio un Sinodo provinciale, nella fattispecie della provincia di Roma, per pronunciarsi sulla sede impedita di papa Benedetto, vescovo di Roma, appunto. A tale sinodo parteciperebbero vescovi, rettori di istituti pontifici e altri membri significativi del clero della provincia. I tempi però sarebbero strettissimi e l’ipotesi di difficile realizzazione.

3. Rieleggere Benedetto.

Una mossa intelligente, pratica e diplomatica, per salvare capra e cavoli, potrebbe essere quella di un conclave, pur invalido, cioè comprendente i 70 non-cardinali di nomina antipapale, che si riveli però un plebiscito per “rieleggere” Benedetto XVI. Naturalmente, papa Ratzinger non ha alcun bisogno di essere rieletto dato che è sempre rimasto l’unico papa, ma questo pseudo-conclave risulterebbe più che altro come una dimostrazione di fedeltà al vero pontefice e, nella sostanza delle cose, ristabilirebbe l’ordine, riportando all’esercizio pratico del potere il vero Vicario di Cristo. Papa Benedetto, poi, riconfermerebbe senza difficoltà i cardinali a lui dimostratisi fedeli. Successivamente, potrebbe continuare a regnare fino alla fine, come fece Giovanni Paolo II, oppure abdicare per davvero, oppure nominare un vicario - un vescovo, o un cardinale - per aiutarlo nell’esercizio del ministerium.

4. Chiedere la rinuncia a Benedetto

Anche senza procedere a una sua pseudo-rielezione, prima del conclave si potrebbe chiedere a papa Benedetto di abdicare per davvero, rinunciando al munus petrino, tornando cardinale, abbandonando ogni prerogativa papale, come giustamente eccepiva il card. Pell QUI, non prima, però di avergli chiesto di nominare esplicitamente a quali cardinali elettori competa eleggere il prossimo Sommo Pontefice. Del resto, lui stesso nella Declaratio lo aveva specificato: “il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice dovrà essere convocato da coloro a cui compete”.

5. L’"antipapa onesto"

Soluzione più laboriosa, ma affascinante: uno pseudo-conclave con 70 cardinali invalidi potrebbe eleggere un altro antipapa, però onesto e non attaccato al potere, piuttosto interessato al vero bene della Chiesa. Tale antipapa, poniamo, di nome Leone XIV, dovrebbe andare da Benedetto per chiedergli la verità. Se papa Ratzinger, per qualsivoglia motivo non volesse pronunciarsi, Leone XIV potrebbe convocare un sinodo provinciale o un concilio per dirimere la Magna Quaestio. Se il sinodo/concilio dovesse decretare a favore della sede impedita, Leone XIV si “dimette” e cede il trono a papa Benedetto che potrà scegliere se continuare a regnare o rinunciare validamente. Se il sinodo/concilio (non infallibile, ma obbligante) dovesse decretare – sbagliando - che Bergoglio era un legittimo papa, Leone XIV, in ossequio alla verità delle cose, e nel pieno del suo potere, dovrebbe scardinalare i cardinali elettori di nomina bergogliana, abdicare egli stesso e riformare un conclave valido con veri cardinali di nomina ratzingeriana o wojtyliana. Il provvedimento sarebbe assolutamente giustificato da un’esigenza di chiarezza e trasparenza, per ripristinare l’unità della Chiesa.

Una cosa è certa: in ottica di fede, il munus è concesso – o ritirato – solo da Dio, il quale certo non si piega a trame o a giochi diplomatici di sorta. Quindi, le cose vanno fatte per bene, pulitamente: o con veri cardinali elettori, autorizzati dal vero papa, oppure, se si vuol far finta di niente, alla fine della fiera deve tornare sul trono il vero papa, cioè Ratzinger.

Altrimenti la Chiesa canonica, quella visibile, sarà finita e la vera chiesa cattolica dovrà rinascere in modo autonomo, inizialmente catacombale, fuori dal Vaticano e abbandonando chiese, palazzi, tesori. Un nuovo vero papa, eletto dal popolo, come nei primi secoli, erediterà il munus petrino da Benedetto XVI, inizialmente, in clandestinità

Chissà: forse non sarebbe nemmeno la peggiore delle prospettive.  

 

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