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Ratzinger, la mossa gigantesca: cosa ci sta dicendo realmente, perché cita "papa Francesco"

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Fino a un paio di settimane fa, chi digitava su Google “Benedetto XVI” si vedeva spuntare il sottotitolo “Papa emerito”. Da qualche giorno invece, “qualcuno” ha chiesto a Google di modificare quella dicitura in “EX PAPA”. Controllate voi stessi. Come mai proprio adesso? Sono quelle cose che fanno tenerezza: i bergogliani pensano che non se ne accorga nessuno.

Goffaggini disastrose, insomma, un po’ come quando Vatican News cita il nome del fotografo di Bergoglio che lo incrocia CASUALMENTE all’uscita dal negozio di dischi e gli scatta una foto QUI; oppure, come quando spacciano per una “diretta” il collegamento con Fabio Fazio ampiamente preparato ore, o forse giorni prima, come si vede – divina ironia– dall’orologio dello stesso Bergoglio QUI.

Attenzione: “Dio si nasconde nei dettagli”, diceva van der Rohe.

Fanno però altrettanta tenerezza quei titoli di giornale di ieri e oggi del tipo “Ratzinger confessa le sue colpe!”,Ratzinger ammette tutto!” e così via, con dei toni che Maramaldo, in confronto, sembra Lancillotto. Amici e colleghi: fate un attimo mente locale.

Infatti, con la lettera pubblicata ieri, Benedetto XVI ha compiuto una mossa gigantesca: non solo ha chiarito un’imperfezione nel memoriale di difesa messo a punto dai suoi legali, prendendo in contropiede i suoi accusatori, ma si è fatto carico di tutto il male degli abusi nella Chiesa, così come Gesù Cristo si è fatto carico di tutti i mali del mondo.

Leggendo quella lettera si rimane senza fiato. Da una parte, lui non ammette un bel niente a livello di responsabilità personale, anzi, non si spiega come qualcuno possa solo pensare di dargli del bugiardo.

(Peraltro, non si capisce in base a quale legge fisica il prelato che più si è battuto contro la pedofilia nella Chiesa, pur contrastato dalle solite lobby, avrebbe dovuto “coprire un pedofilo”. E’ come pensare che Falcone possa aver volontariamente favorito un mafioso, no? Che senso ha? Ma tanto, qui la Logica è andata in vacanza).

Dall’altro lato, Benedetto XVI si assume, con un coraggio indomito, a 94 anni (!), ogni responsabilità, ma come PAPA, rappresentante di tutto il clero: “In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”.

Benedetto è, poi, profondamente addolorato per quanto si è verificato NEL TEMPO DEL SUO MANDATO, che non specifica affatto essere finito, anche se parla - al passato - di sue grandi responsabilità nel governo della Chiesa: infatti egli non governa più perché, da otto anni, ha effettivamente rinunciato al suo ministero-ministerium, cioè all’esercizio del potere, essendosi ritirato in sede impedita.

Assolutamente fantastica poi la seguente frase: “Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente”.

Evidentemente Bergoglio gli avrà mandato un biglietto, o gli avrà fatto una telefonata, e papa Benedetto lo ringrazia per questo gesto, sottolineando l’assoluta verità, cioè che questo è stato fatto SOLO A LIVELLO PERSONALE e quindi NON PUBBLICO, come sarebbe stato doveroso.

Perfino i giornali bergogliani si sono scandalizzati, in questi giorni, del fatto che Bergoglio non abbia speso UNA SOLA PAROLA per difenderlo davanti al mondo.

Lo aveva fatto però alcuni anni fa, in tempi non sospetti, come vedete in questo video QUI, dove Bergoglio stesso difendeva Benedetto sull’affare del presbitero abusatore Marcial Maciel, dicendo che il card. Ratzinger aveva fatto tutto quello che aveva potuto, lottando contro le resistenze interne al clero stesso e alla fine, piano piano era riuscito ad arrivare a scomunicare Maciel. Bergoglio poteva concedersi questo beau geste alcuni anni fa, quando non si era scoperta la sede impedita. Oggi non può permetterselo più perché tutto è venuto fuori e Ratzinger deve essere distrutto a livello di immagine dato che, a livello canonico, non si può fare niente per risolvere la situazione.

Anzi! A tal proposito è importante notare come all’università di Bologna stiano lavorando alacremente per sistemare la giurisprudenza proprio fra “PAPA EMERITO” e “PAPA IMPEDITO”. Giusto giusto eh? Leggete l’agenzia QUI.

I canonisti hanno capito benissimo che Benedetto è il papa impedito, ma la cosa comica è che stanno tentando di mettere una pezza giuridica a posteriori: se Benedetto è impedito, È ANCORA LUI IL PAPA, ergo Bergoglio non potrebbe mai e poi mai approvare un nuovo diritto canonico perché non ne ha alcuna autorità.  A Bologna stanno, quindi, facendo i classici “conti senza l’oste”.

Qualcuno sarà poi rimasto turbato dal fatto che Benedetto ha citato Bergoglio chiamandolo “Papa Francesco”. Facciamo chiarezza: questo è già avvenuto altre volte, ma è del tutto ininfluente, perché, come noto, il titolo di papa è usato anche dal  Papa e Patriarca di Alessandria e tutta l'Africa, - l’attuale Papa Teodoro II, che è copto-ortodosso. Così Benedetto potrebbe anche ringraziare “papa Teodoro” se questi gli mandasse gli auguri per Natale, pur essendo Teodoro né romano, né cattolico.

Ecco perché l’unica frase da parte di Ratzinger  che i media bergogliani anelano da otto anni QUI è quella definitiva: “IL PAPA E’ UNO (cioè quello romano) ED E’ FRANCESCO”. E Benedetto, invece, da otto anni ribadIsce solo che “il papa è uno” senza specificare quale.

Ma per capire la cordialità e l’amicizia che Benedetto XVI riserva a Bergoglio, dobbiamo innanzitutto ricordare che Gesù raccomanda di amare i propri nemici, e Benedetto, che è il suo unico Vicario in terra, non può esimersi da questo. Ma soprattutto, bisogna approfondire il concetto di “ministero allargato” già espresso da Mons. Gaenswein nel 2016: il papa legittimo è UNO, ma ci sono DUE successori di san Pietro viventi e si vedono due papi in Vaticano. Ergo, uno è legittimo e l’altro no. Leggete QUI. Infatti, Mons. Gaenswein non ha MAI DETTO che SBAGLIA chi parla di un papa legittimo e di uno illegittimo  (QUI).

Il papa illegittimo è funzionale (sebbene suo malgrado) a un disegno escatologico di Verità. Quando sarà ufficializzata la sede impedita, ci sarà uno scisma purificatorio che è stato da Benedetto auspicato con la frase “separare i credenti dai non credenti” (cfr. intervista all’Herder Korrespondenz di questa estate). In tal modo trionferà la Verità di Cristo con una Chiesa cattolica purificata dal modernismo e dall’eresia e per questo il papa illegittimo Francesco è un inconsapevole cooperatore della Verità.

Molto interessante, infine, la foto di Benedetto XVI fatta circolare, da ieri, sui social che riproponiamo in testata: per la prima volta, si vede il papa emerito (da emereo, colui che “merita” di essere papa) indossare una casula rossa, simbolo del martirio. Infatti, qualche giorno fa, si sono celebrate le messe per i martiri giapponesi. Egli stesso cita, nella lettera, il fatto di stare vivendo “lo stesso ribrezzo e paura di Cristo sul Monte degli Ulivi”, (torna in mente il motto che gli è stato assegnato dalla cosiddetta Profezia di San Malachia: “de gloria olivae”) mentre “i suoi discepoli DORMONO”.

Ma attenzione: il rosso non è simbolo solo del martirio, ma anche della REGALITA' DI PONTEFICE: viene dalla porpora degli imperatori romani e fino a San Pio V almeno è stato il colore caratteristico dei papi.

Preoccupa quella certezza di papa Benedetto di trovarsi presto davanti al Giudice ultimo: chi lo circonda farà bene a vegliare ancora più attentamente su di lui. 

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