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L'”Anello di Ratzinger”: il perfetto modello antiusurpazione di Benedetto XVI

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Negli ultimi due articoli su Benedetto VIII (QUI) e l’Hora vigesima (QUI) abbiamo dimostrato scientificamente come papa Benedetto, costretto dalla Mafia di San Gallo a togliersi di mezzo, non abbia mai abdicato. Oggi vi sintetizzeremo, con un’immagine geometrica, lo schema di funzionamento del suo incredibile sistema antiusurpazione che si è avvalso del latino, del diritto canonico e delle più antiche tradizioni della Chiesa, ben dimenticate dai modernisti.

La vulgata mainstream-bergogliana ci ha voluto far credere per quasi dieci anni la seguente favoletta: "Benedetto XVI, dato che “soffriva d’insonnia” l’11 febbraio 2013 ha abdicato con una Declaratio in cui avrebbe rinunciato al papato con decorrenza dalle ore 20.00 del 28 febbraio 2013. Il giorno dopo, 1° marzo, vista la sede vacante, il cardinale decano Angelo Sodano ha convocato il nuovo conclave che, il 13 marzo, avrebbe eletto papa Francesco”.

Tutto FALSO, e lo dimostriamo illustrando finalmente il perché di quell’insolito, assurdo ritardo dell’entrata in vigore del “provvedimento” dopo 17 giorni e di quella dibattuta separazione del ministerium dal munus.

Già il differimento, di per sé, renderebbe clamorosamente invalida un’abdicazione, in quanto si tratta di un atto puro, tanto quanto l’elezione del papa. Per un questione di DIRITTO DIVINO (al quale il Papa è assolutamente sottoposto), ancor prima che canonico, simili atti devono essere simultanei, perché chiamano in causa Dio stesso il quale non può ricevere “incarichi a scadenza” come fosse un maggiordomo. Sarebbe come se, in un matrimonio, lo sposo accettasse di prendere in moglie Tizia, ma con validità a partire dalla fine del mese.

C’è anche il problema per cui, come ricorda nel suo ultimo libro il card. Gerhard Müller, munus e ministerium non possono essere canonicamente separati. Questo avviene però fattualmente solo in un caso: la sede totalmente impedita (can. 335), quando il papa è prigioniero, confinato o esiliato, mantiene il munus, il titolo, l’ESSERE papa, ma perde forzatamente il ministerium, l’esercizio del potere, la possibilità di FARE il papa. Semplice: se il papa perde canonicamente o di fatto il munus (per morte o abdicazione) c’è la sede vacante. Se il papa perde di fatto il ministerium (per prigionia) c’è la sede totalmente impedita.

C’è un unico sistema che fa quadrare perfettamente i conti nella Declaratio, ed è il meccanismo antiusurpazione messo in pratica da papa Benedetto, che chiameremo, per divulgazione, l’”Anello canonico di Ratzinger”.

E’, infatti, un modello circolare semplice e geniale, in cinque fasi.

1) L’11 febbraio Benedetto annuncia che, dall’hora vigesima del 28 febbraio, rinuncerà al suo ministerium così che la Sede di Roma resti VUOTA. Ma l’hora vigesima, per l’orario romano, non corrisponde alle nostre 20.00 di sera, è invece un lasso di tempo che comincia dalle 13.00 del 1° marzo e termina alle 14.00.

2) Tra le 12.00 e le 13.00 del 1° marzo, (hora XIX) esce il bollettino con cui il cardinale decano Angelo Sodano convoca il nuovo conclave, abusivo, perché a papa non morto e non abdicatario.

3) Questo, automaticamente, manda subito papa Benedetto in sede totalmente impedita dove, di fatto, viene privato forzatamente del suo ministerium.  

4) Così, le “dimissioni” di Benedetto diventano effettive, cioè fattuali, sicuramente a partire dalla vigesima hora, le 13.00: la rinuncia al ministerium che era stata profetizzata da papa Ratzinger l’11 febbraio, viene realizzata dagli stessi cardinali inconsapevoli che, non avendo compreso la Declaratio in latino, hanno convocato il conclave.  

5) Benedetto accetta liberamente l’impedimento, (dirà che la sua rinuncia è stata "valida e libera"), diventa emerito (colui che merita di essere papa, da emereo) e si rinchiude nel monastero Mater Ecclesiae, lasciando la sede di Roma VUOTA, senza papa. Lo pseudo-conclave del 13 marzo elegge il card. Bergoglio ANTIPAPA: sarà il papa illegittimo, “membro attivo del ministero allargato”, del discorso di Mons. Gaenswein, QUI  mentre Benedetto XVI, papa legittimo, resta il membro contemplativo. L’antipapato, una volta riconosciuto, dovrà essere annullato.

Semplicissimo, geniale, un uovo di Colombo. Come tutte le cose super-semplici, sono difficilissime da capire, tanto che ci abbiamo messo due anni e mezzo, con un lavoro continuativo e l’aiuto di alcuni specialisti, (soprattutto il prof. Luca Brunoni e il prof. Matteo Corrias) oltre che di lettori e collaboratori.

Nel 2013, sia i cardinali fedeli che quelli infedeli, sono stati dunque vittime di un gigantesco equivoco. Eppure papa Benedetto non ha ingannato nessuno. Si è limitato a fare una dichiarazione “profetica” – sebbene sottilissima - che ha visto nei Cardinali i suoi stessi attuatori inconsapevoli.

Lui ha accettato, mite come un agnello, la sua sorte, si è SACRIFICATO per salvare la Chiesa da quello che l’art. 675 del Catechismo ben definisce:  “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità”. (Esattamente quanto sta avvenendo con Bergoglio). 

Papa Benedetto ha compiuto questo sacrificio “secondo le necessità della Chiesa”, come da canone 333§2: “Il Romano Pontefice, nell'adempimento dell'ufficio di supremo Pastore della Chiesa ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa, il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio”.

Le necessità della Chiesa imponevano che lui, per salvarla, accettasse di farsi impedire, di farsi togliere il ministerium dai cardinali, ovvero esercitando il suo munus abbandonando “le opere e le parole, ma soffrendo e pregando”.  

In nove anni, papa Ratzinger non ha mai protestato contro il suo persecutore sia perché impedito, sia affinché i cattolici si consapevolizzassero poco a poco e fiutassero, come pecore, il vero pastore, riconoscendolo. Nel frattempo, ha però parlato a chi aveva orecchie per intendere con i suoi messaggi logici e anfibologici, il cosiddetto “Codice Ratzinger”.

A questo punto, dato che Bergoglio, come dimostrato, è un antipapa, è scismato, occupa abusivamente il trono di Pietro, dovrebbe essere gentilmente accompagnato alla porta dagli Svizzeri, e senza alcun bisogno di dimissioni.

Subito.

Un’ultima nota: non si possono colpevolizzare i cardinali fedeli che, nel 2013, come tutti noi, non si sono accorti del piano geniale e dalla comprensione “a scoppio ritardato” di papa Benedetto.

ADESSO PERÒ LA VERITÀ È STATA ESPLICITATA e non si potrà più continuare a dire “il papa è Francesco”, con l’ipse dixit, senza dare spiegazioni. Anche perché oggi c’è un esercito di cattolici pronti a far valere la verità, che è una forza inarrestabile.

Ora, un bel bagno di umiltà, purificatorio, per tutti noi: la sede è stata impedita per nove anni, dal 31 dicembre è vacante e si è già in ritardo di dieci giorni sulla convocazione del nuovo conclave, come da motu proprio Normas Nonnullas di papa Benedetto, che modifica la Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II.  

I Signori Cardinali legittimi (SOLO quelli di nomina pre-2013) sono tenuti a prenderne atto e, con la massima urgenza, a dare alla Chiesa un nuovo, vero papa.

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