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Codice Ratzinger sbarca a Roma. L'economista Savini: Bergoglio sponsor di Davos

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Sabato 27 e domenica 28 (Pentecoste) si svolgerà a Roma, presso l’Hotel St. John, la 37esima conferenza da settembre sull’inchiesta “Codice Ratzinger” condotta su questa pagina, su Byoblu e RomaIT dedicata alla Magna Quaestio sulle presunte dimissioni di papa Benedetto. Un fenomeno editoriale unico: non si è mai visto un libro presentato per 37 volte, in altrettante città italiane su iniziativa dei lettori.

Da Oltretevere si registra qualche nervosismo e, strana coincidenza, fioccano le incursioni della Rai a Piccola Nazareth, il centro di don Alessandro Minutella a Carini, (Palermo). I giornalisti, presumibilmente a caccia di ghiotti scandali, si sono presentati improvvisamente dal teologo palermitano che ha saputo tenere loro testa registrando la conversazione e pubblicandola sul canale Radio Domina Nostra  QUI, in modo da evitare i prevedibili “taglia e cuci” in fase di montaggio. L’obiettivo della spedizione, mestamente evidente, è parso quello di rifilare al pubblico il cliché del prete scomunicato-guru-capo-setta. Non è un caso che Milo Infante alcuni giorni fa, abbia proposto nella sua trasmissione un gratuito apparentamento tra don Minutella e Gisella, la presunta veggente della Madonna di Trevignano. Un accostamento tendenzioso che ha portato come “prova” una fotografia fattasi scattare dalla donna con il sacerdote durante una convention. Milo Infante, del resto, si è guardato bene dal rendere noto al pubblico perché don Minutella sia stato presuntamente scomunicato e ridotto allo stato laicale: perché afferma che Bergoglio non è canonicamente il papa, ma questo non si può dire perché sennò il pubblico si incuriosisce, si informa e scopre gli altarini.

Inevitabile pensare che, se l’elezione di Bergoglio fosse stata legittima, non sarebbe stato necessario sanzionare in modo così pesante il sacerdote, e la situazione si sarebbe risolta semplicemente spiegandogli la regolarità canonica del tutto. Ma questo è impossibile, ovviamente.    

Nonostante il mainstream eviti in modo “chirurgico” la questione, nonostante queste operazioni telecomandate di bullismo mediatico, da ormai due anni si è chiarito il mistero sulle presunte dimissioni di papa Benedetto XVI. Costretto a togliersi di mezzo dai poteri mondialisti e dalla fronda interna detta “Mafia di San Gallo”, Ratzinger ha applicato un geniale piano antiusurpazione pronto da decenni. Con la sua Declaratio dell’11 febbraio 2013 ha semplicemente annunciato che, dopo 17 giorni, i cardinali lo avrebbero inconsapevolmente posto in “sede totalmente impedita”, status canonico alternativo alla sede vacante nel quale egli stesso è rimasto il vero papa ed ha scismato l’antagonista Bergoglio. L’intera questione è riassunta nei due documentari già pubblicati su “Libero” e "Byoblu", che meglio illustrano lo scenario descritto con i relativi documenti:  “Dies Irae”  QUI e "Intelligenti pauca" QUI .

Tuttavia, l’antipapato in corso ha i suoi costi, dal punto di vista culturale, spirituale e perfino economico. Ne abbiamo parlato con il prof. Armando Savini, economista e studioso della Bibbia.

D. Professore, la presenza di Bergoglio sul soglio di Pietro, oltre a influenzare spiritualmente più di un miliardo di cattolici, quali ripercussioni ha avuto e continua ad avere sul piano geopolitico mondiale?

R. Credo che la presenza di Bergoglio in Vaticano abbia grandi influenze sugli assetti geopolitici ed economici mondiali. Questo perché Bergoglio ha fatto una scelta di campo ben precisa: ha contratto un’alleanza con i maggiori esponenti della finanza internazionale e con le élite del farmaco che, in questi ultimi anni, hanno fortemente condizionato le scelte politiche di ogni Paese, svuotando, di fatto, le democrazie di quei diritti che una volta erano ritenuti fondamentali e, dunque, inviolabili. Uno dei primi Stati a violare il diritto naturale è stato proprio lo Stato vaticano, il quale ha operato da apripista nell’ambito delle politiche pandemiche seguito dall’Italia. Porsi come guida morale dei sedicenti guardiani del Capitalismo Inclusivo è una scelta di campo molto chiara: vuol dire appoggiare il nuovo socialismo capitalistico globalista, sintetizzato nello slogan di Davos «Non possederai nulla e sarai felice». Nel 2014, Bergoglio inviò un messaggio al WEF (World Economic Forum) tramite il Card. Peter Turkson, dove esaltava l’approccio inclusivo, principio incarnato l’8 dicembre 2020 nel Capitalismo Inclusivo e che lo vede «guida morale» del «Consiglio guidato da un nucleo di leader globali, noti come Guardiani del capitalismo inclusivo», leader che «rappresentano oltre 10.500 miliardi di dollari di asset in gestione, aziende con una capitalizzazione di mercato di oltre 2.100 miliardi di dollari e 200 milioni di lavoratori in oltre 163 Paesi». Nell’enciclica Laudato si’ emergono altri segnali molto chiari che confermano questa scelta di campo. Al par. 193, con una certa ambiguità tipicamente gesuitica, si parla di «sviluppo sostenibile» e della necessità di una decrescita: «È arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo». Decrescita, però, vuol dire deindustrializzazione, riduzione della produzione e dei consumi e, quindi, disoccupazione, condizione economico-sociale che intacca la dignità dell’uomo. La risposta adeguata all’inquinamento non è la decrescita ma l’internalizzazione delle esternalità negative, cioè, l’iscrizione nel bilancio delle grandi aziende multinazionali dei costi sociali e ambientali generati dall’inquinamento da queste prodotto. Il tema della decrescita - rilanciato qualche anno fa da Serge Latouche con La scommessa della decrescita - è stato coniato negli anni Settanta dagli economisti del Club di Roma, noto think tank di ispirazione neomalthusiana, i cui principii sono alla base del Great Reset implementato dal WEF di Davos e dai suoi Young Leaders infiltrati in ogni Paese, istituzione con cui Bergoglio sembra aver stretto forti legami. La tesi di fondo del Club di Roma può riassumersi così: la crescita esponenziale della popolazione e lo sfruttamento delle risorse associato porteranno presto ad una caduta dello sviluppo entro i prossimi cento anni 8siamo nel 1973!). Di qui la necessità di moderare i tassi di sviluppo demografici e industriali, al fine di garantire un equilibrio globale che possa soddisfare equamente il potenziale umano di ognuno. In tale contesto, il concetto di decrescita si apre alla riduzione della forza lavoro sia in chiave occupazionale che demografica.

D. Che tipo di legami ci sarebbero tra Bergoglio e Schwab?

R. Filosofici e teologici, oltre che fraterni. Sembra sussistere una vera e propria comunione d’intenti tra Bergoglio e Schwab. L’ex arcivescovo di Buenos Aires e il teorico della Quarta rivoluzione industriale sono entrambe “figli spirituali” di Dom Hélder Câmara, allora vescovo di Olinda e Recife (Brazile). Câmara era chiamato il “vescovo rosso”. Fu uno dei padri della teologia della liberazione, ossia il marxismo in teologia. Klaus Schwab, durante un’intervista, disse che rimase folgorato dal suo incontro con Câmara, definendo quell’incontro “cruciale” per la sua vita. Racconta: «Le faccio un esempio che per me è stato probabilmente un momento cruciale della mia vita. Ho viaggiato per la prima volta in Brasile, ho incontrato un sacerdote che all'epoca era conosciuto come il sacerdote dei poveri, il suo nome era dom Hélder Câmara» . Nel 1974 Câmara fu invitato al World Economic Forum, dove invocò una maggiore responsabilità sociale e una distribuzione più equa della ricchezza. Bergoglio si è spesso richiamato alla figura di Câmara , dando addirittura nel 2015 il suo placet per il processo di «beatificazione». La teologia della liberazione è stata sempre avversata dalla Chiesa, in quanto alcune sue tesi si sono mostrate erronee e pericolose. Ed oggi vediamo con maggiore chiarezza dove ci stanno portando questi errori: verso l’ateismo panteistico e il totalitarismo. Dal marxismo in teologia al liberismo in teologia, il passo è breve. Liberismo e marxismo, per quanto possano sembrare differenti, non sono altro che le due facce della stessa medaglia. Entrambe sono affetti da un messianismo materialistico ateo che fa dell’uomo il dio di se stesso, un dio senza Dio. Non stupisce, dunque, l’appoggio di Bergoglio sia alle posizioni di Câmara sia a quelle di Davos e al Capitalismo Inclusivo delle élite finanziarie, tra cui Rothschild, Rockefeller, etc., una volta considerati i grandi oppositori occulti del cattolicesimo. Anche dal punto di vista geopolitico, per quanto Bergoglio si sia mostrato disponibile ad una mediazione per la crisi ucraina, ha sempre criticato aspramente Putin, prendendo le difese dell’Ucraina, fino a baciare la bandiera ucraina della Centuria Cosacca di Maidan - l’unità di combattenti nazisti che incendiò di violenza piazza Maidan nel 2013-2014 – e a inviare una propria nave per riportare a casa i militari NATO insieme al battaglione nazista Azov. Si trattava di circa tremila persone rintanate nelle acciaierie di Azovstal, che i russi volevano stanare con le idrovore.

D. L’azione politica di Bergoglio quanto incide sui progetti globalisti di Davos? Le politiche pandemiche, lo sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 e le politiche green, quanto devono il loro successo al vescovo argentino?

R. Credo che tali politiche non avrebbero avuto vita facile con Benedetto XVI. Nel suo discorso del 19 gennaio 2013, disse: «Il nostro tempo conosce ombre che oscurano il progetto di Dio. Mi riferisco soprattutto ad una tragica riduzione antropologica che ripropone l’antico materialismo edonista, a cui si aggiunge però un “prometeismo tecnologico”. Dal connubio tra una visione materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge un’antropologia nel suo fondo atea. Essa presuppone che l’uomo si riduca a funzioni autonome, la mente al cervello, la storia umana ad un destino di autorealizzazione. Tutto ciò prescindendo da Dio, dalla dimensione propriamente spirituale e dall’orizzonte ultraterreno. Nella prospettiva di un uomo privato della sua anima e dunque di una relazione personale con il Creatore, ciò che è tecnicamente possibile diventa moralmente lecito, ogni esperimento risulta accettabile, ogni politica demografica consentita, ogni manipolazione legittimata. L’insidia più temibile di questa corrente di pensiero è di fatto l’assolutizzazione dell’uomo: l’uomo vuole essere ab-solutus, sciolto da ogni legame e da ogni costituzione naturale». Riduzione antropologica, materialismo edonista, prometeismo tecnologico, antropologia atea, politica demografica, manipolazione legittimata, uomo ab-solutus. Sono i tratti caratteristici della visione liberal-globalista di cui il World Economic Forum di Davos è espressione e di cui Bergoglio è guida morale e immagine sintetica nella Chiesa cattolica.

Perché le élite globaliste potessero attuare il loro progetto era necessario che sul soglio di Pietro salisse un grande umanitario, atlantista, europeista, pacifista, salutista, ecologista, ecumenista, liberal-marxista, amico dei potenti e sostenitore dei diseredati, ardente attivista sociale pro-gender, giustiziere contro ogni sorta di fondamentalismo cattolico, inclusivista a 360°, teologicamente liquido. In altre parole, era necessario un vescovo woke che potesse far implodere la fortezza nemica dall’interno. Sembra che tale progetto fosse stato pensato già negli anni Settanta.

Nel 1973, alcuni studiosi del MIT, su richiesta del Club di Roma, pubblicano il volume Toward Global Equilibrium, tradotto in Italia dalle Edizioni Scientifiche e Tecniche Mondadori, con il titolo "I limiti dello sviluppo. Verso un equilibrio globale". Il libro riporta le possibili soluzioni per arrivare a un nuovo equilibrio globale sostenibile. Al cap. XIII del libro, Le chiese di fronte alla transizione dallo sviluppo all'equilibrio mondiale Jay W. Forrester affronta il tema delle alternative etiche compatibili con il nuovo modello di sviluppo e la necessità che le chiese cristiane adeguino i propri principi allo sviluppo sostenibile proposto dal Club di Roma, data l’importanza che i codici religiosi hanno nelle società. Innanzi al presunto sviluppo esponenziale della popolazione mondiale, secondo l’autore o le chiese evolvono, adeguando i loro principi di lungo periodo alle presenti necessità del nuovo equilibrio globale e reinterpretando i principi biblici attraverso un simbolismo figurativo, o sono votate a sparire nell’inutilità.

 

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