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“Benedetto XVI era in sede impedita”: lo strano volo sul Nord-Est

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Da Caorle, in Veneto, giù fino alle Marche, a Fano: 350 km di volo per trascinare nel cielo uno striscione con scritto “Benedetto XVI era in sede impedita”. Praticamente è stato “coperto” il 9% delle coste peninsulari, prendendo di sorpresa i bagnanti raccolti sulla riviera romagnola (mai così tanti come quest’anno). Il passaggio dell’aeroplanino giallo, che ha compiuto anche diverse evoluzioni, è stato accolto con   sbigottimento, applausi, qualche risata divertita, una maggioranza di facce interrogative.

In effetti, la “Magna Quaestio” - nonostante sia arcinota nell’ambito ecclesiastico e degli osservatori cattolici - è preclusa alla gran parte del pubblico per un inquietante embargo da parte del mainstream.

Era il 18 agosto 2021 quando, proprio sulle pagine di Libero, offrivamo per la prima volta al pubblico una nuova interpretazione della Declaratio di papa Benedetto XVI: non già un’abdicazione poco chiara o sbagliata (come ammesso recentemente dallo stesso Bergoglio e dal card. Müller), del tutto nulla e invalida canonicamente, secondo alcuni giuristi e teologi – ma un coerentissimo annuncio di prossima detronizzazione e collocazione in “sede totalmente impedita”: uno status canonico parallelo alla sede vacante, ma profondamente diverso, dove il papa è prigioniero, confinato, esiliato. Ovviamente, un conclave non si può convocare a papa non abdicatario, ma impedito, quindi tale raffinato congegno antiusurpazione avrebbe reso antipapa Bergoglio, o chiunque altro fosse stato eletto mentre Ratzinger era vivente.  

La traduzione della Declaratio prodotta dal noto latinista Gian Matteo Corrias, confermata dal prof. Rodolfo Funari, già compilatore di voci del Theasurus, restituisce quindi non una rinuncia al papato, ma una sorta di profezia auto-avverante: papa Benedetto, l’11 febbraio 2013, annunciava che dopo 17 giorni, avrebbe perso il ministerium, (il potere di “fare il papa”) trattenendo il munus (l’”essere papa”). E questo, di fatto, avviene solo nel caso di sede impedita. Il papa tedesco ammoniva, inoltre, circa il fatto che il prossimo – vero - conclave, dovesse annoverare solo i veri cardinali (“costoro a cui compete”).

Già il 16 luglio, un altro aereo aveva portato in cielo la scritta “Benedetto XVI non ha mai abdicato”, su una tratta minore (100 km), sorvolando il litorale laziale tra Ostia e il Circeo. Anche stavolta, patron dell’iniziativa, realizzata con le spontanee donazioni di alcuni privati cittadini (sette italiani, più uno svizzero) è stata l’associazione no-profit di avvocati “Arbitrium”, la cui presidente, Valeria Panetta, commenta: “Benedetto XVI è rimasto l’unico papa fino alla sua morte, ma ha inviato segnali eloquenti che hanno fatto capire la questione canonica. Auspichiamo che i cardinali autentici, di nomina pre-2013 dichiarino che il papa è morto il 31 dicembre e convochino il conclave per l’elezione del nuovo pontefice, a norma della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis (art. 3, 76, 77). Vi saranno polemiche? Tutto è stato ormai chiarito: papa Benedetto non ha mai abdicato, ma era in sede impedita”.

Notevole come lo stesso papa Ratzinger non abbia mai respinto tale interpretazione, nemmeno quando onorò lo scrivente di una lettera personale: anzi, nell’ottobre scorso mandò Mons. Gaenswein alla Lumsa a riferire che “se non credete, la risposta è nel libro di Geremia”, che tratta, appunto di un profeta prigioniero: “Io sono impedito e non posso entrare nel tempio del Signore”.

Molti si chiedono: “Perché papa Benedetto non parlava chiaramente?”. La sede impedita non consente al prigioniero di esprimersi con libertà, inoltre, egli voleva che i credenti, “fiutando il vero pastore”, si separassero dai non credenti, come dichiarò all’Herder Korrespondenz. Benedetto ha fatto uso di un particolare stile comunicativo, da noi definito poi “codice Ratzinger”, con cui ha lanciato input dirompenti, come quando affermò di essere stato il primo papa a dimettersi dopo mille anni. L’ultimo abdicatario fu nel 1415, ovvero 598 anni prima, preceduto nel 1294 dall’abdicatario per eccellenza: Celestino V. Ergo, per papa Ratzinger la parola dimissioni non poteva significare abdicazione. Viceversa, nel 1013, proprio 1000 anni prima, un altro papa, Benedetto VIII fece anche lui una analoga rinuncia al ministerium, senza per questo abdicare.

Il tema è un tabù intoccabile dall’informazione: Bergoglio rappresenta, di fatto, il migliore testimonial per il pensiero unico mondialista, e tutto il mainstream è con lui. Non stupisce che nello stesso momento in cui l’Ue vara nuove restrizioni per la libera informazione, a Francesco venga conferito un premio giornalistico. Così, per bucare il muro di gomma, un popolo cattolico fedele a Benedetto ha deciso di bucare le nuvole “gridando dal cielo” un inequivocabile messaggio.

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