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Benedetto XVI, l'hora XX e il portone di Castel Gandolfo. Il puro genio

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il genio sovrumano di papa Benedetto XVI nel salvare la Chiesa non cessa di stupire, ma prima facciamo il punto.

La pseudo-dichiarazione Fiducia supplicans di antipapa Francesco, che, come era largamente previsto, apre alle benedizioni alle coppie gay, (sdoganando quello che è considerato dalla fede cattolica il secondo dei 4 peccati che gridano al Cielo) ha gettato in una cupa prostrazione i più tetragoni esponenti del mondo “una cum” (tradizionalisti legittimisti di Bergoglio), ma sta sbloccando la mente dei più colti e intelligenti conservatori che, infatti, hanno quantomeno – e finalmente - aperto a una discussione.

La corazzata viganiana VisioneTV di Francesco Toscano - che in questi ultimi giorni ha messo sotto duro attacco lo scrivente, dopo averlo definito “spregevole” a mezzo social - è invece travolta, nei commenti, dalle ondate di disapprovazione dei suoi stessi (ex) sostenitori. QUI 

Anche Mons. Viganò, inspiegabilmente ostinato censore della sede impedita (cosa che lo pone plausibilmente in zona gatekeeping) si vede colto in contropiede dai suoi ex sostenitori, come quelli di Ecclesiadei.it che gli pongono QUI incalzanti domande su come stia gestendo i fondi raccolti con l’associazione Exsurge Domine, soprattutto in relazione all’assistenza promessa alle Monache di Pienza. Secondo Viganò, le monache avrebbero rifiutato l’offerta d’aiuto, ma la vicenda presenta diverse ombre e le suore, alla fine, si sono trincerate dietro un misterioso “no comment”.

L’arcivescovo ha promanato un comunicato per rispondere sui fondi raccolti, ma una quantità di domande sulla gestione dell’associazione e sull’accettazione di giovani per la formazione nel seminario restano tuttora inevase. QUI 

Codice Ratzinger è giunto all’82esima presentazione da settembre 2022, dietro invito dei fedeli, e oggi pomeriggio sarà a Monza. Domani a Piacenza, il 29 a Cremona, il 30 a Bergamo, il 13 gennaio a San Severino Marche e il 14 a Montesilvano in provincia di Pescara.

 

 

La verità scorre come argento vivo in tutto il mondo, in modo inarrestabile, certamente coadiuvata dalla demolitoria e inarrestabile tabella di marcia di Francesco.

Notevole come negli ultimi mesi siano stati pubblicati altri tre libri che concordano pienamente con Codice Ratzinger, opera rispettivamente di un sacerdote molto colto, Don Fernando Maria Cornet (“Habemus antipapam?”) di un tre volte teologo, Carlo Maria Pace (“Non c’è un vero papa dalla morte di Benedetto XVI”) e di un missionario, dotato di ottima penna, Sandro Pomiato, (“Papa o non papa?”). Nonostante alcune lievi differenze di interpretazione su alcuni aspetti, (manca generalmente la fondamentale questione dell’hora vigesima) tutti convergono su un unico dato: Bergoglio non è il papa perché Benedetto XVI era impedito e non abdicatario.

 

 

A proposito di Carlo Maria Pace, l’autore aveva già pubblicato nel 2017 un altro libro “Il vero papa è ancora Benedetto XVI” in cui notava un dato essenziale: alle ore 20.00 del 28 febbraio 2013, l’ora indicata in italiano per l’entrata in vigore di quella – impossibile – rinuncia al solo ministerium (fare il papa) trattenendo il munus (essere papa) Benedetto XVI non aveva in alcun modo ratificato tale rinuncia né per iscritto, né verbalmente.

Il suo “saluto alla diocesi di Albano” di cui abbiamo trattato ampiamente QUI  era avvenuto alle ore 17.40, quindi, dato che fino alle 20.00 sarebbe, in teoria, rimasto ancora pontefice, avrebbe potuto cambiare idea. Ecco perché secondo Pace, la mancata ratifica di Benedetto certificava come, per un motivo giuridico, volente o nolente fosse rimasto ancora legittimo papa.

Tuttavia, il mondo mainstream e quello degli autori bergogliani e una cum hanno sempre colto come segno esteriore dell’inizio della sede vacante, la CHIUSURA DEL PORTONE DI CASTEL GANDOLFO, che avvenne proprio alle 20.00.

Assolutamente spassoso, col senno di poi, il servizio dell’epoca sulla televisione dei vescovi QUI 

“Questo vuole essere un momento solenne che suggellerà la chiusura del papato di Benedetto XVI – commenta eccitatissimo l’inviato di Tv2000 – ecco che si ritirano le guardie svizzere, è impressionante, perché inizia la sede vacante!”.

“Non vorrei rovinare l’emozione di questo momento – commenta dallo studio l’allora direttore Dino  Boffo – ora il papa non è più papa perché ha scelto di rinunciare all’esercizio del suo pontificato”. In questo aveva ragione, papa Benedetto ha potuto rinunciare - per causa di forza maggiore – solo all’esercizio del suo pontificato, al ministerium, ma non al papato, al munus, all’essere papa, proprio a causa della sede impedita.

La cosa più comica di tutte è che il mondo, ingolosito dall’agognato abbandono di Ratzinger, aveva i riflettori puntati su questa chiusura del portone di Castel Gandolfo… ignorando che, da sempre, TUTTE LE SERE LA GUARDIA SVIZZERA CHIUDEVA IL PORTONE perché tornava a dormire in Vaticano!

Un’usanza abituale è stata così scambiata per un segno straordinario e specifico con cui papa Benedetto sanciva la sua abdicazione. Peraltro, come leggiamo QUI, la sede vacante si mostra simbolicamente con la chiusura di MEZZO portone, non di entrambe le ante.

Con la stessa ottica, tanto per dire, papa Benedetto avrebbe potuto anche scegliere l’hora decimonona (XIX), cioè le 12.00, facendo credere che il cannone che, sul Gianicolo, a mezzogiorno, spara la sua salva quotidiana, fosse il segnale di inizio della sede vacante. Ma in quel caso non ci sarebbe stata la coincidenza col bollettino pontificio, che esce sempre fra le 12.00 e le 13.00. Per riassumere la vicenda, QUI  troverete tre brevi documentari esplicativi. 

 

 

Spieghiamo meglio: il genio sovrumano di quel Santo, quindi gli ha fatto scegliere l’hora vigesima nella sua Declaratio per un doppio motivo. Il primo è perché, come abbiamo ampiamente illustrato, l’hora vigesima, letta nell’orario romano, come abbiamo illustrato QUI  coincide perfettamente con le 13.00 del 1° marzo, la prima hora intera dopo l’emissione del bollettino pontificio che convocava il conclave illegittimo, a papa non abdicatario che realizza la sua sede impedita e dà piena compiutezza a quella altrimenti impraticabile rinuncia al solo ministerium. Quindi papa Benedetto rinuncia al ministerium dalle 13.00 del 1° marzo perché entra in sede impedita.

La seconda motivazione è che “il mondo” avrebbe creduto che l’abituale, quotidiana chiusura serale del portone di Castel Gandolfo, alle ore 20.00 nel nostro orario, sarebbe stato il grande, plateale e inedito gesto con cui papa Ratzinger sanciva al mondo la sua abdicazione. Ridicolo.

In molti si spazientiranno: ma perché tutti questi marchingegni?

Bisogna comprendere il concetto di “restrizione mentale larga”: il papa, pur a rischio della vita (Mordkomplott) e subendo un completo ammutinamento, aveva l’obbligo morale di dire la verità: lui non ha mai mentito e non ci ha mai ingannato. Tuttavia, dicendo la verità in modo sottile attraverso questa restrizione, derivata dalla teologia morale QUI  , doveva permettere che andassero a maturazione insieme il grano dei veri cattolici e la zizzania della conventicola gnostico-massonica che cova, da sempre, nel seno della Chiesa e che oggi, venuta alla luce, sta scandalizzando tutti i veri credenti.

Il vero Papa innescò, così, due processi di comprensione: da un lato consentire alla falsa chiesa di governare e di svelarsi, dall’altro far comprendere lentamente agli “uomini di buona volontà” ciò che aveva fatto il Vicario di Cristo per salvare la vera chiesa.

Il piano ha funzionato e Bergoglio è adesso in scacco matto: tutto è stato chiarito. La Chiesa ha ormai preso ufficialmente conoscenza della sede impedita di papa Benedetto con la lettera del Segretario di Stato (de facto) Pietro Parolin che ha inviato allo scrivente il 20 novembre scorso QUI  .  

C’è un’unica soluzione che resta a Bergoglio per uscirne alla grande. Il partito di cardinali che lo supportava si chiamava “Mafia di San Gallo”. Ebbene, antipapa Francesco ha la possibilità di giganteggiare nei secoli a venire come il più grande “pentito” della storia. Confessare tutto, svelando ogni impostura, ogni trama, ogni rituale di quei poteri globalisti che da decenni tentano di soggiogare l’uomo, di corrompere la sua antropologia, attendando alla sovranità delle nazioni, all’ordine naturale, all’integrità fisica e psichica degli individui con tutta una serie di bufale ben note, dalla responsabilità antropica sul riscaldamento climatico, alla farsa sul patriarcato, agli alieni che certamente a breve atterreranno imponendo la - ahimé necessaria – abolizione del contante, le piume di struzzo sul grembiule del vostro bambino, il cambiamento di nome all’aperitivo Negroni e la 120esima dose.

Antipapa Francesco, divenuto così il Grande Pentito, sarebbe protetto dal prossimo vero papa e, salvando se stesso, in ottica di fede, salvando la propria anima, contribuirebbe a salvare il mondo diventandone protagonista attivo e non passivo.

Potrebbe essere ricordato perfino come “Servo di Dio”, conferendo all’intera sua vita un significato escatologico, diventando così un - finalmente consapevole - “cooperator veritatis”.

Altrimenti, vedrà crollare miseramente tutto quanto da lui costruito o in questa vita, o, se c'è, nell’altra.

Che non per forza potrebbe essere “migliore”.  

 

 

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