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Il libro del missionario Pomiato: Ratzinger impedito, Bergoglio antipapa

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Dopo il volume di don Fernando Cornet “Habemus antipapam?”, QUI anche il libro “Papa o non papa? La Chiesa nella tempesta” del medico missionario cattolico Sandro Pomiato conferma in toto (con molte interessanti aggiunte) le acquisizioni dell’inchiesta “Codice Ratzinger”, iniziata su questa pagina web nell’ormai lontano 2020 e oggi giunta alla 90esima conferenza dal settembre 2022. (Presto anche a Milano). 

Anche Pomiato afferma che Benedetto XVI si trovò, fino alla morte, in sede impedita, causata da un conclave illegittimo, convocato a papa vivo e non regolarmente abdicatario al munus petrino. Bergoglio, quindi, non è il papa, ma un antipapa, la sua elezione è nulla e invalida a norma della costituzione Universi Dominici Gregis (art. 76 e 77).

 

 

Comincia ad assumere tratti inquietanti la chirurgica rimozione di tale evidenza nel mondo conservator-tradizionalista-una cum. Ogni giorno tirano fuori una nuova fantasiosa versione, volta comunque a legittimare l’antipapa. Che sia per puntigli psico-ideologici, interessi particolaristici, o pura ostilità  verso i papi postconciliari, è tutto un fiorire di ardite teorie: dall’”errore sostanziale” (Ratzinger si sarebbe sbagliato a scrivere la Declaratio) al “doppio papato modernista”, (pur con Benedetto che ripeteva “il papa è uno solo”) alla pirotecnica tesi del “papa diavolo”, fino alla visibilissima strategia del “confundismo viganiano”. QUI

Adesso stanno persino intaccando la sacra autorità del Pontefice, infallibile - per dogma - nel magistero straordinario e assistito in modo speciale dallo Spirito Santo nell’insegnamento ordinario, insistendo sul fatto che il papa, il successore di San Pietro, potrebbe tranquillamente essere eretico, come avviene, per esempio, sul blog di Aldo Maria Valli.  

Dalla parte lealista di Benedetto XVI c’è invece una convergenza onesta e omogenea sui dati oggettivi, anche se gli autori non si sono conosciuti direttamente.

Il dottor Pomiato è stato missionario per moltissimi anni in Africa, in Afghanistan e in tanti altri paesi del Terzo Mondo, luoghi difficili che gli hanno causato non pochi problemi, anche di salute.

Gli abbiamo chiesto di produrre un riassunto della sua opera, almeno per quanto riguarda gli aspetti principali circa l’illegittimità di Bergoglio. Lui ha gentilmente accettato per amore della Chiesa e della Verità.

Il volume è tutt’altro che un copiaticcio da “Codice Ratzinger”, come non lo è quello di don Fernando Cornet, ma un percorso che arriva alle nostre stesse conclusioni aggiungendovi molti utilissimi dettagli di contesto storico e profetico (Garabandal, Anguera, S. Malachia, Fatima etc.). Nella storia della Chiesa, infatti, alcune visioni e rivelazioni private (marianofanie) sembrano concordi nell’identificare i tempi che stiamo vivendo come “gli ultimi tempi” profetizzati nei secoli. In questo contesto la figura di Francesco sembra essere il punto di svolta fra il vecchio mondo che muore e il nuovo che sta per nascere. Esattamente come dichiarava papa Benedetto XVI: “Io non appartengo più al vecchio mondo, ma quello nuovo non è ancora incominciato”. E il nuovo mondo comincerà con l’acquisizione definitiva e canonica, da parte della Chiesa, che Bergoglio non è mai stato un legittimo papa.

Riassume l’autore partendo da una breve premessa storica.

"Fin dalla sua fondazione agli inizi del XVIII secolo, la Massoneria, pur nascendo con nobili ideali socio-umanitari, entra presto in linea di collisione con la Chiesa cattolica per l’impostazione anticristica dei suoi principi in contrasto con la Parola rivelata. Ne conseguirà una asperrima lotta dottrinale e politica che si concretizzerà in una lunga serie di pronunciamenti pontifici che definiranno in modo netto l’incompatibilità fra le due professioni di fede. Agli inizi del XIX secolo avviene però in seno alla Massoneria un mutamento fondamentale nella sua strategia di lotta: vista l’inutilità dello scontro frontale, essa decide di distruggere la Chiesa infiltrandosi al suo interno con la creazione progressiva di una gerarchia e di un laicato formati agli ideali massonici e in grado di causare la sua implosione. L’arma scelta per raggiungere lo scopo è il modernismo, che Papa san Pio X, con lucido sguardo, definirà in modo inequivocabile nella sua enciclica “Pascendi Dominici Gregis” del 1907 la “sintesi di tutte le eresie”. Ciononostante il modernismo dilaga subdolamente fino a diventare all’interno della Chiesa una lobby pervasiva e potentissima: la massoneria ecclesiastica. L’obbiettivo è addirittura il papato, come inequivocabilmente scritto nel 1883 dall’ex domenicano apostata e già avvocato canonico, poi scomunicato per eresia, l’abbé Paul Roca.

Alla morte di Papa Giovanni Paolo II, nel conclave del 2005 che porterà all’elezione del cardinale Ratzinger, il confronto fra i modernisti della cosiddetta “Mafia di san Gallo”, il cui campione è diventato nel frattempo

J.M. Bergoglio, e i tradizionalisti del “Partito del sale della terra” il cui corifeo è Joseph Ratzinger, è diventato ormai incandescente. La lotta fra i due candidati è serrata ma alla fine i modernisti optano per una ritirata tattica, in attesa che i tempi siano pienamente maturi per l’assalto finale. Il Papa lo sa, tanto che il 24 aprile, durante l’omelia della messa inaugurale del suo pontificato se ne esce con la celebre e misteriosa frase di “pregare per lui perché non fugga per paura di fronte ai lupi”. Ma i lupi si scatenano e il pontificato di Benedetto XVI, mite e carico di limpida ortodossia dottrinale, viene turbato da fatti sempre più incresciosi e aggressivi che giungono perfino a mettere in pericolo la sua stessa vita (Mordkomplott). Insidiato da nemici interni (Vatileaks) ed esterni potenti (l’affaire dello SWIFT), Benedetto capisce di non essere più in grado di far fronte alla situazione ma al tempo stesso sa di avere il dovere derivante dal suo munus petrino di difendere a tutti i costi la Chiesa che Cristo Gesù gli ha affidato al momento dell’elezione al soglio di Pietro. Benedetto non è un guerriero come il suo grande predecessore, ma ha una mente finissima e una intelligenza sopraffina. Decide perciò di deporre lo spadone, ma di lavorare di fioretto e mette in atto il più incredibile e ardito stratagemma mai ordito da un Papa allo scopo di salvare la vera Chiesa dalle trame del Male e al tempo stesso per costringere la falsa chiesa a uscire allo scoperto e ad autoscismarsi da sola.

Decide perciò di reagire con astuzia con uno stratagemma così sottile da apparire quasi surreale. Fa una dichiarazione che “induce in tentazione” i suoi nemici e presenta alcuni (volontari) errori stilistici per mantenere alta l’attenzione sull’atto giuridicamente invalido (se letto come abdicazione). Soprattutto lo fa rinunciando non al munus petrino - cioè il mandato divino - come perentoriamente prescritto dal canone 332.2 del Codice di Diritto Canonico, ma al solo ministerium, cioè all’esercizio della sua potestà, rendendo di per ciò stesso la sua rinuncia giuridicamente insussistente.

Il Papa, con una ennesima sottilissima astuzia e giocando sulla differenza fra ora napoleonica (corrente) e ora pontificia nel quadrante dell’orologio di Castel Gandolfo, fa in modo che l’hora vigesima possa essere interpretata, secondo il quadrante italico a sei ore come le 13.00 del 1° marzo, ora appena successiva a quella del bollettino pontificio che convoca il conclave.

Gli avversari non se ne accorgono e cadono nella trappola. Viene indetto il nuovo conclave, ma per definizione è invalido, in quanto convocato a papa non abdicatario. È scacco matto: l’eletto sarà per sua natura un antipapa, la nuova chiesa una anti-chiesa, mentre il vero papa, formalmente detronizzato con una sorta di colpo di Stato, entra in sede impedita dalle ore 13.00 del 1° Marzo e si ritira nel monastero Mater Ecclesiae, dentro le mura del Vaticano. Per circa dieci anni, come “papa emerito” e prigioniero di fatto, cercherà da lì di annunciare al mondo con un sottilissimo sistema anfibolico di comunicazione (il “codice Ratzinger”) la verità su quanto è accaduto. Non ne uscirà praticamente mai fino alla morte, portando con sé nella tomba il munus petrino.

È in sostanza l’ormai celeberrima “Magna Quaestio”, il “grande problema” la cui formulazione è merito indiscutibile (ma tutt’altro che indiscusso, seppure mai validamente contestato) del giornalista Andrea Cionci che dopo anni di una documentatissima e convincente inchiesta giornalistica, identifica i termini della sconvolgente soluzione: nessun papa può essere eletto se il predecessore è ancora in vita o non si è mai validamente (rite) dimesso. Quindi, poiché all’epoca del conclave del 12 e 13 marzo 2013 Benedetto era ancora in vita e non si è mai validamente dimesso, Francesco non può in alcun modo essere il papa; è avvenuta una specie di colpo di Stato e Benedetto XVI è stato costretto ad arroccarsi in sede impedita, unica condizione nella quale un papa conserva il munus, cioè continua ad essere papa, pur perdendo il ministerium, cioè il potere di farlo. La sola chiave di lettura, d’altronde, in grado di mettere a posto d’un colpo tutte le tessere di un puzzle complicatissimo altrimenti impossibile da ricomporre.

Tanto più che Francesco, invece di tenere un basso profilo, già dalla loggia delle benedizioni del palazzo pontificio la sera dell’elezione esordisce in modo irrituale con uno sconcertante “Fratelli e sorelle, buonasera!” che fa correre un brivido lungo la schiena degli ascoltatori più attenti e fa intendere una netta rottura con la tradizione della Chiesa consolidata nei secoli precedenti. Non è che la prima di una progressiva serie di stravaganze dottrinali, pastorali, magisteriali e comunicative che sfoceranno alla fine nella eterodossia quale strumento di governo e poi nell’eresia, portando col tempo sempre più persone a interrogarsi sulla vera natura di quello strano “papa”, sulla legittimità della sua elezione e quindi sul possesso da parte sua dell’effettiva assistenza dello Spirito Santo, garantita da Dio a tutti i veri successori di Pietro.

In sintesi, le mie conclusioni:

Se il papa legittimo non può essere che uno solo

Se il papa emerito canonicamente non esiste

Se il papa è eletto solo quando il predecessore è morto o ha abdicato in modo canonicamente valido

Allora:

Il conclave del 12 e 13 marzo 2013 era giuridicamente irrito e invalido

Benedetto XVI, seppure in sede impedita, è sempre stato il vero e unico Papa, perché ha continuato ad essere in vita e non ha mai canonicamente abdicato

La sede vacante non è mai esistita fino alla morte di Benedetto il 31 dicembre  2022. Di conseguenza: FRANCESCO NON PUÒ ESSERE IL PAPA né mai può esserlo stato”.

 

 

 

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