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Perché Bergoglio sa dal 2013 della non-abdicazione di Benedetto XVI

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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“Fratelli e sorelle… buonasera!”, questo fu l’irrituale saluto di Bergoglio quando si affacciò, 11 anni fa, il 13 marzo 2013, alla loggia della basilica di San Pietro, alla sua pseudo-elezione frutto di un conclave illegittimo convocato a papa non abdicatario, ma impedito. QUI  Sono tante le persone che, a margine delle ormai 107 conferenze su Codice Ratzinger ci ripetono: “Fin da quel buonasera capii che non poteva essere il vero papa”.

A questo punto, la domanda più pressante è se Bergoglio sapesse fin dall’inizio che Benedetto non aveva abdicato, oppure se l’avesse scoperto solo negli anni successivi.

Per trovare una risposta, basta ordinare cronologicamente una serie di fatti oggettivi.

(Il presente articolo, sottoscritto da 16 AVVOCATI, è stato già inviato al Segretario di Stato Pietro Parolin).

7 febbraio 2013: papa Benedetto consegna a Mons. Gaenswein un foglio con la Declaratio scritta unicamente in latino. Il documento viene sottoposto al card. Bertone e a Mons. Godler che suggeriscono “piccole correzioni ortografiche e qualche precisazione giuridica”, saranno fatte anche alcune “modifiche nello stile” QUI.

10 febbraio: la Declaratio viene tradotta in Segreteria di Stato in inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco con l’omologazione di munus e ministerium nella stessa parola (ministero, ministry, ministére, ministerio etc.). Nonostante gli interventi correttivi di cui sopra, nessuno ha chiesto al Santo Padre come mai non avesse dichiarato di rinunciare al munus, come previsto dal can. 332.2. Nessuno si è nemmeno posto il problema della impensabile dilazione al 28 febbraio di un atto giuridicamente puro – quindi obbligatoriamente simultaneo nella sua applicazione - come dovrebbe essere l’abdicazione del papa, come rilevò il canonista Francesco PatrunoQUI 

Ma soprattutto, la versione tedesca viene falsificata, con lo scambio di Munus-Amt al posto di Ministerium-Dienst. In tedesco, Benedetto dichiara di rinunciare al munus-Amt, come richiesto dal can. 332.2

 

Questo dimostra una precisa volontà di forzare l’atto verso un’abdicazione, nell’assoluto disinteresse verso il contenuto della Declaratio e delle reali intenzioni del Pontefice.  QUI 

11 febbraio: subito a caldo, dopo la Declaratio pronunciata da papa Benedetto, il cardinale decano Angelo Sodano pronuncia un breve discorso dove elude in modo chirurgico qualsiasi accenno a dimissioni, abdicazioni, rinunce al Papato. Ecco cosa dice: “Santo Padre, prima del 28 febbraio, come lei ha detto, giorno in cui desidera mettere la parola fine a questo suo SERVIZIO PONTIFICALE fatto con tanto amore…”. Servizio pontificale, dunque, cioè ministerium. Non ha parlato di rinuncia al munus, all’ufficio etc. Potrete riascoltare QUI

Il papa può mettere fine al proprio servizio pontificale solo per sede impedita, per causa forza maggiore, come si approfondisce QUI

In ogni caso, Sodano evidentemente sapeva che Benedetto non aveva abdicato, altrimenti non avrebbe usato quei giri di parole. 

11-28 febbraio: esce sul numero 2 della Rivista Teologica di Lugano (XVIII) un articolo del canonista don Stefano Violi dove si esplicita che papa Benedetto non ha rinunciato a norma del can. 332.2 QUI :

“La formula con cui Benedetto XVI ha dichiarato la sua decisione, discostandosi dal dettato codiciale, introduce però un precedente giuridico innovativo nella storia della Chiesa” […] Venendo ora alla formula utilizzata per esprimere la rinuncia, due sono i dati che emergono dalla declaratio: in primo luogo il mancato richiamo al can. 332 § 2…”.

Nonostante fosse il pronunciamento di un canonista espresso su una autorevole rivista scientifica, nessuno se n’è interessato.

26 FEBBRAIO: padre Lombardi annuncia che Benedetto sarà “papa emerito”, figura che, come certo sapevano Bergoglio e i suoi, non esiste nel diritto canonico. E nessuno ha avuto nulla da ridire. Lo stesso Bergoglio ammetterà nel 2022 che le dimissioni di Benedetto erano state “poco chiare”. QUI

28 FEBBRAIO: dopo il saluto dal balcone di Castel Gandolfo, papa Benedetto non firma alcuna rinuncia dopo le ore 20.00. Come gesto simbolico della fine del suo pontificato i media diedero a intendere che il papa avesse stabilito che questo dovesse essere la chiusura del portone del palazzo apostolico. QUI Ora, tutti in Vaticano sanno che i portoni delle ville pontificie si chiudono sempre alle ore 20.00 e che un atto di tale importanza giuridica e storica non si può certo siglare con la chiusura di un portone. Come scrisse il teologo Carlo Maria Pace, Benedetto avrebbe dovuto confermare, a voce o per iscritto la sua abdicazione dopo le ore 20.00.

13 MARZO: riferisce la vaticanista argentina Elisabetta Piqué nel libro recensito dall’Osservatore romanoFrancisco, vida y revolucion” che durante il conclave un cardinale depose nell’urna (inavvertitamente?) due schede insieme, di cui una bianca. La votazione fu annullata e ne fu fatta un’altra, da cui fu eletto Bergoglio. Questo modo di procedere, secondo gli artt. 63, 69 e 76 della costituzione Universi Dominici Gregis rese nulla l’elezione: non si sarebbe potuto evitare lo scrutinio con la scheda in più e non si sarebbe potuto indire una quinta elezione nello stesso giorno, perché la U.D.G. ne prevede solo quattro. QUI Tale episodio, non smentito da fonti ufficiali, rivela una smania dei cardinali della Mafia di San Gallo di eleggere a tutti i costi Bergoglio proprio il 13/3/2013, o per cavalcare un’onda di consenso all’interno del conclave o, forse, perché questa data ha chiarissimi significati esoterici.  (13 è il numero associato al tradimento di Giuda e alla sommossa di Lucifero, indica la rottura dell’armonia, incarnando il disordine. Infatti, è il numero che con l’aggiunta di una unità al Dodici, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale).

Sempre il 13 marzo, Bergoglio, invalidamente eletto, si affaccia dalla loggia della basilica di San Pietro e auspica “…un cammino di FRATELLANZA, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande FRATELLANZA”.

Mentre ammicca a questi  noti concetti massonici, dalla loggia pende lo stendardo pontificio con lo stemma di Benedetto XVI OSCURATO DA UN BROCCATO BIANCO.

Come mai? In ogni legittima successione petrina c’è sempre lo stemma del papa precedente. Impensabile che Bergoglio non se ne fosse accorto, nonostante il dettaglio sia stato in gran parte censurato dalle televisioni.

Tutti questi fatti non potevano essere ignoti a Bergoglio. Se fosse stato in buona fede, avrebbe accettato l’elezione a fronte di così tante irregolarità e incoerenze giuridiche, procedurali e rituali? Quand’anche non avesse capito la perfezione del congegno della sede impedita, è impensabile che non sapesse che la rinuncia di papa Benedetto era nulla e invalida (o quantomeno enormemente problematica) e che il papa non aveva la minima intenzione di abdicare. Non si è minimamente premurato di chiarire prima del conclave, ma è andato avanti come un treno. Anche quando nel 2014 sono usciti i primi libri che parlavano della nullità della sua elezione, se n’è completamente disinteressato, semmai invitando a non indulgere nel “chiacchiericcio”.

A maggior prova, quando il 20 novembre scorso il Segretario di Stato Parolin ha ufficialmente preso conoscenza della nostra inchiesta (senza smentirla) QUI  Bergoglio – certamente informato - non ha detto o fatto nulla (almeno di pubblico).

Quale cattolico e quale papa potrebbe anche solo concepire l’idea di governare illegalmente da pontefice, non avendo l’assistenza dello Spirito Santo, correlata al legittimo possesso del munus petrino?

Con ogni probabilità, l’antipapa Francesco e i Sangallisti contavano sul fatto che nessuno si sarebbe accorto della sede impedita di Benedetto, (o comunque dell’invalidità della sua rinuncia). Speravano che nessuno avrebbe colto i messaggi in restrizione mentale larga QUI  da lui inviati (imposti dalla sede impedita, status nel quale il papa non può comunicare liberamente). Contavano sulla quasi completa confisca dei media da parte dei poteri globalisti, tanto che, come vedete, il mainstream evita in modo plateale di affrontare la millenaria questione.

Hanno spinto sulla propaganda più grossolana, dall’album di figurine su “papa Francesco”, alle passeggiate in centro per comprare gli occhiali (per quella in Via del Babuino indiscrezioni dicono che si spesero 15.000 euro di sicurezza), al grottesco film Netflix “I due papi”, con un Ratzinger-Anthony Hopkins che voleva abdicare per lasciare il trono proprio a Bergoglio-Jonathan Price. QUI 

Se la sono rischiata, ma è andata male. Si potrebbe dire che il diavolo ha donato loro pentola del trono petrino, ma non il coperchio della sua legittimità.

C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine la verità è venuta fuori e si sta diffondendo in modo inarrestabile in tutto il mondo.

Un’intervista sulla nostra inchiesta è stata appena pubblicata da Joe Hoft, amico di Trump, su un canale, come quello di Mike Lindell, che conta circa un milione di visualizzazioni a video. QUI nella versione sottotitolata in italiano 

Meglio sarebbe per gli ecclesiastici che ricoprono cariche importanti, passare subito dalla parte della verità e della Chiesa di Cristo. In questo caso, il prossimo vero papa sarà clemente, magari riconfermando loro quei privilegi ai quali dimostrano di tenere così tanto.

E soprattutto, in ottica di fede, si salveranno l’anima.

 

Dott. Andrea Cionci

e

Avv. Angelo Giorgianni, Segretario Generale dell’Organizzazione Mondiale per la vita (OMV)

Avv. Emilio Fragale, coordinatore Rete   Legale Organizzazione Mondiale per la Vita (OMV)

Avv. Valeria Panetta (presidente dell’associazione Arbitrium – pronto soccorso giuridico)

Avv. Manola Bozzelli

Avv. Roberto Antonacci

Avv. Roberto Tieghi

Avv. Costanza Settesoldi

Avv. Andrea Oddo

Avv. Emilio Somma

Avv. Antonino Ficarra

Avv. Simon Grasso

Avv. Antonia Parisotto

Avv. Umberto Fantini dei Marchesi Riva di Lugano

Avv. Giovanni Crisafulli

Avv. Vincenzo Forti

Avv. Claudio Legname Caradonna

 

 

 

 

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