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Alta qualità, la Rai che vorrebbero gli italiani

L'omaggio a Battiato, Alberto Angela e pure Gigi D'Alessio: ecco i programmi più amati e di spessore. Per non dire del poeta Iannacone...

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Domenico Iannacone in "Che ci faccio qui"  Foto: Domenico Iannacone in "Che ci faccio qui" 
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Immaginatevi Shakespeare col telecomando in mano, inchiodato - di mezza estate - davanti al piccolo schermo. Pensate a una tv fatta della stessa sostanza dei sogni di Ettore Bernabei, di Mario Soldati, di Fiorello o di Marcello Marchesi: roba dal gusto intellettualmente pop, e di una qualità siderale che la Bbc sembra Teledurruti al confronto.

Eppoi, costruitevi nella testa un palinsesto allegramente articolato, percorso, di buona lena, da Piero e Alberto Angela nel ventre della scienza e in quello dell’Italia dalla grande bellezza; o da Domenico Iannacone reportagista sublime metà inviato, metà poeta e fonte d’acqua limpida a cui dovrebbe abbeverarsi il nostro mestiere; o da Franco Battiato, Platone della musica moderna strappato al mito della caverna; o da sei pièce teatrali dirette da Paolo Sorrentino con l’ansia del capolavoro; o da un Mario Tozzi che disegna futuri ambientalisti preoccupati ma senza dramma, giusto per lasciare un mondo migliore ai figli. Ecco. Immaginate tutto questo e otterrete, risettivamente Super Quark in Natura, Italia viaggio nella bellezza, Che ci faccio qui, Il coraggio di essere Franco, Sei pezzi facili, Sapiens: ossia i migliori programmi di tutte le reti delle tv di Stato. Ossia la parte apicale della classifica che il rapporto Qualitel della direzione marketing Rai usa per indicare la tv migliore possibile. Che poi sarebbe quella, riaggiornata, del vecchio “Indice di gradimento” degli anni d’oro, prematuramente scomparso dopo l’introduzione dei criteri commerciali dell’Auditel.

TRECENTOMILA DOMANDE Il sondaggio viene prodotto da 383.385 interviste su 23.992 individui, rappresentativi dell’intera popolazione residente in Italia, «per capire quali sono effettivamente i prodotti più apprezzate dal pubblico. La Rilevazione Qualitel relativa all’offerta Rai per l’anno 2022 segna un indice di gradimento del 7,9, così come accaduto nel 2021; la rete più apprezzata di tutte è Rai3 con un punteggio di 7,9, seguono Rai 1 e Rai 2 con il 7,7», comunica la Rai. «Le interviste tengono conto anche di repliche e “meglio di” (e per questo alcuni risultati sarebbero da prendere con prudenza)», cita il rapporto. Le intreviste suddette fotografano il concetto magnificamente polveroso di «tv di qualità», appunto.
Scorrendo la classifica, poi, spuntano sorprese spiazzanti e - oserei - deliziose. Si parte dal punteggio di 8.6 degli Angela e poi giù giù a scalare, neanche troppo. C’è un Gigi D’Alessio che festeggia i 30 anni di carriera su RaiUno (8.3) confermando una straordinaria statura di intrattenitore e incrociando la sua storia personale con quella d’un’Italia più che canzonettara. C’è il concerto di Natale diretto da quella Beatrice Venezi, (8.3) tanto bistrattata nelle aule da concerto nizzarde a causa d’inopinate accuse di fascismo immaginario. C’è l’Elisir, lo sciamanico viaggio di Michele Mirabella nella medicina (8.4). E svettano, ovviamente, oltre la classifica generale, nelle varie sezioni (cultura e approfondimento, informazione, fiction, film): il sempiterno Fiorello; e Meraviglie - Stelle d’Europa e Ulisse - Il Piacere Della Scoperta con 8,5, così come La Fabbrica Del Mondo, Sapiens Un Solo Pianeta, Elisir - A Gentile Richiesta con 8,3. Sotto la media Che Tempo Che Fa - Il Tavolo (8) e Che Tempo Che Fa (7,9), così come A Sua Immagine (7,8). Tra le fiction spaccano Mina Settembre, che raggiunge una media di 8,4 insieme a Imma Tataranni - Sostituto Procuratore 2, e Nero a Metà 3. Tra i prodotti più graditi anche Don Matteo 13 e L’Amica Geniale (8,3). Per quanto riguarda, poi, i Tg, tutte le testate ottengono valori tra il 7,8 e il 7,9 (con giudizi 8-10), mentre Rai News 24, valutata per le edizioni proposte in simulcast sui tre canali generalisti, ottiene l’ottimo 7,7 (con il 64,2% dei fruitori che esprime un giudizio 8-10) e Rai Parlamento, sulle attività delle Istituzioni raggiunge il 7,3 (55% dei giudizi 8-10).

LA RAI DEI CORSARI A leggere la hit, pare di essere felicemente precipitati nella mitica “Rai dei Corsari” degli anni 60. Personalmente, avendo un debole per Iannacone e del pluripremiato programma chatwiniano sugli «invisbili» Che ci faccio qui e dei Dieci comandamenti, la cui narrazione tv, anni fa venne proposta al Premio Strega, be’, mi stupisco di non vederlo ora in palinsesto. Ma propendendo la nuova Rai verso l’arte del racconto, confido che vi farà capolino...

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