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"Vittoria e Abdul", Frears sa fare bene tutto e lo dimostra

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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VITTORIA E ABDUL
Iris, ore 21. Con Judi Dench, Tim Pigott Smith e Eddie Izzard. Regia di Stephen Frears. Produzione Gran Bretagna 2017

LA TRAMA
Nell'anno del Giubileo della regina Vittoria, un giovane indù di fede musulmana viene assunto come valletto alla corte d'Inghilterra. Tra l'anziana sovrana e il giovane orientale s'instaura una bella amicizia che suscita malevole reazioni da parte dei cortigiani. Le rimostranze maggiori arrivano dall'erede al trono, il futuro Edoardo VII, sempre più impaziente nei riguardi della madre (che lo tiene in panchina da quasi mezzo secolo).

PERCHÈ VEDERLO
Perché l'inglese Frears è un regista che sa far bene tutto e lo dimostra anche e specialmente quando deve maneggiare personaggi in fondo poco interessanti come i sovrani inglesi. Dopo "The queen" (su Elisabetta II) qui è la volta di Vittoria. Che Judi Dench (la M dei film su 007) accosta con evidente e forse esagerata simpatia.

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