Noemi Durini uccisa dal fidanzato, anche suo papà è indagato
Sono quasi le undici del mattino quando il pm dei minori Anna Carbonara, prende il fascicolo, trasforma il reato di sequestro di persona in omicidio volontario e mette sotto accusa il ragazzo che ha davanti. Come non bastasse, gli dice che la collega della procura ordinaria Donatina Buffelli, ha fatto la stesa cosa con suo padre. Biagio M., 41 anni. Omicidio volontario e occultamento di cadavere, le accuse. Entrambi, in concorso, sarebbero responsabili della fine di Noemi Durini, 16 anni. Sparita nel niente da dieci giorni. È soltanto a quel punto che il ragazzo (L.M., 17 anni) cede, si rimangia le bugie reiterate dal 3 settembre fino a ieri, e confessa: «Sì, l' ho uccisa io». Non è soltanto un annuire col capo, il suo. «L' ho uccisa io, sono stato io e soltanto io», ripete il ragazzo. Quasi a volere proteggere suo padre. «Dove l' hai messa? Dillo, dillo dove l' hai portata!», urla il carabiniere del comando di Specchia (Lecce). E così sarà proprio il ragazzo a guidare i militari fino da Noemi. È coperta dai massi. Sta sotto «una catasta di pietre», in fondo al campo incolto di località San Giuseppe, a ridosso della Statale 275 che collega Maglie a Santa Maria di Leuca. Castrignano al Capo, si chiama quel comune diventato la sua tomba, a trenta chilometri da casa. Lei è vestita, coi pantaloncini e la maglietta che aveva la mattina in cui è uscita per andare all' appuntamento con l' assassino (o gli assassini). Fra quelle pietre, probabilmente c' è anche quella impugnata per colpirla. Lo direbbero (a prima vista) le ferite sul capo e sul volto, e lo confermerebbe il sangue caduto intorno. Segno che Noemi potrebbe essere stata uccisa proprio quella mattina del 3 settembre. Quando il fidanzato è andata a prenderla a casa, all' alba. Erano le cinque. Lei è uscita lasciando a casa tutto: il cellulare, i soldi e la piastra per i capelli dalla quale non si separava mai. Ecco i primi indizi che fin da subito fanno escludere che fosse andata via di sua volontà, come aveva fatto qualche altra volta in precedenza. Assentandosi al massimo tre giorni, però. Poi a rendere ancora più sinistra la scomparsa, saltano fuori tutti gli altri segnali. A cominciare da quel ragazzo col quale era fidanzata da un anno, che era violento e faceva uso di droga, che la picchiava e si era beccato la denuncia di Imma Rizzo, la mamma di Noemi. Per finire Biagio M., il padre di lui, che non vedeva di buon occhio la fidanzatina del figlio. Anzi: la detestava proprio, come odiava la famiglia di lei. Così, quando l' 11 agosto scorso, Noemi scrive su facebook che si è fidanzata «ufficialmente», l' uomo commenta per iscritto: «Un cancro». Ora è indagato per avere commesso (secondo l' accusa) in concorso col figlio il crimine dei crimini. Ha partecipato al delitto? E se sì, in che modo? Oppure ha aiutato il figlio a far sparire il corpo senza vita? Il magistrato lavora su queste ipotesi, e lo ha iscritto sul registro degli indagati per compiere gli accertamenti, a A cominciare dai rilievi del Dna su Noemi. L' ultima immagine di lei viene catturata da una telecamera di sorveglianza piazzata su una casa di Specchia; risale proprio a domenica 3 settembre. Sono le 5 del mattino. Si vede lei che percorre via San Nicola (dove abita) e sale su una Fiat 500 bianca. Al volante c' è il fidanzato. Non ha la patente, ma guida regolarmente la macchina intestata alla madre. Le poche ma fondamentali sequenze riprendono la coppia che si allontana. Da allora di Noemi, più niente. Sparita. Evaporata. Il fidanzato in un primo momento nega di avere visto la fidanzata quella mattina. Poi, messo davanti all' evidenza, il 17enne di Alessano, racconta di averla accompagnata fino del campo sportivo dello stesso paese, lasciandola lì. Una tesi inverosimile, che da subito fa cadere su di lui il sospetto. È un ragazzo «dalla personalità violenta» dicono gli assistenti sociali. Ai carabinieri viene consegnato un filmato che ne descrive bene il carattere: un' amica di Noemi (la scorsa settimana) lo riprende mentre rompe a colpi di sedia i vetri di una vecchia Nissan Micra parcheggiata per strada ad Alessano. L' auto sarebbe di una ragazza con la quale il reo confesso litiga in modo furibondo, perché lei gli dice di collaborare alle indagini e aiutare il padre di Noemi a trovarla. Questi, disperato, era andato proprio da lui, ad Alessano, per avere informazioni sulla figlia. I genitori (separati) di Noemi non volevano che avesse una relazione con lui. Tanti gli appelli dei famigliari, soprattutto della nonna e di Benedetta, la sorella della ragazza. «Torna a casa Noemi, ti prego. Il 28 settembre, alla mia laurea, so che ci sarai», aveva detto. Invece, nel primo pomeriggio, mentre mamma Imma andava in Prefettura per partecipare alle conferenza stampa sulle ricerche di sua figlia, ha avuto la notizia della confessione dell' omicidio e del ritrovamento del corpo. Un' ambulanza l' ha porta via, svenuta. Per cercare Noemi erano stati utilizzati anche i cani molecolari. Gli investigatori hanno cercato nei casolari abbandonati, negli inghiottitoi, nei pozzi e nelle grotte tra la cittadina in cui viveva. I pompieri del Saf, martedì, si erano calati con un' autoscala nelle Vore di Barbarano, una voragine profonda circa 40 metri. Invece Noemi era là, nel campo. Sotto le pietre. di Cristiana Lodi