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Patata bollente, l'affare s'ingrossa: spunta pure la Boldrini

Giulio Bucchi
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Tre, due, uno: dopo la "Patata bollente" scende in campo Laura Boldrini. Anche la presidenta della Camera, come prevedibile, si schiera con Virginia Raggi come chiesto da Beppe Grillo con tanto di hashtag #Libero. Non è piaciuta, a quelli del Movimento 5 Stelle, la prima pagina del nostro quotidiano dedicata ai guai politico-sentimentali della sindaca di Roma e all'appello agli insulti hanno aderito in tanti. Compresa la Boldrini, appunto, che ha definito "giornalismo spazzatura" quello di Libero. Ma l'affare s'ingrossa, visto che Pietro Grasso, presidente del Senato, ha chiesto ufficialmente al direttore Vittorio Feltri do chiedere scusa alla Raggi. Ovviamente, la parola chiave della indignazione social è "sessismo", termine che di questi tempi si abbina un po' con tutto, come il nero. Nel florilegio di volgarità più o meno illustri, spicca però il commento pacato di Paola Taverna, una delle più agguerrite nemiche interne della Raggi ma che per l'occasione fa quadrato intorno alla compagna di grillismo. Su Facebook, la sempre educata deputata si concede questi ameni passaggi: "Vede dottor Feltri, con un semplice parallelismo sarebbe facile alla sua definizione del sindaco di Roma come "patata bollente" accostare per lei "gran testa di cazzo". E poi, dopo averci edotto su come utilizzerà il nostro giornale ("Sarà un piacere rivestirci il fondo del mio secchio della spazzatura"), si sbilancia in un augurio non nuovo dalle parti della Casaleggio: "In attesa che la sua testata sparisca insieme a tante altre". Questo, più che sessismo, è proprio odio.

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