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Salvador Dalì, riesumata la salma: i baffi sono intatti. Gli esperti: "Un miracolo"

Alessandra Menzani
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Dopo 28 anni dalla morte, hanno riesumato la salma dell'artista Salvador Dalì per eseguire un test del dna. E quello che è stato trovato nella tomba ha creato sconcerto a livello mondiale. Dopo 28 anni, i celebri baffi di Dalì sono intatti. Perfetti, ancora con la forma e curatissimi. Non solo. Dopo che è stato imbalsamato, anche il resto del corpo resta in notevole stato di conservazione. Lo ha raccontato il medico legale Narcis Bardalet dopo l'esumazione questa notte del maestro del surrealismo. Un miracolo - "I baffi indicano sempre le ore 10 e 10 come desiderava lui. È un miracolo", ha rivelato senza mezze parole Bardalet, che nel 1989 aveva imbalsamato Dalì. Più che un miracolo, la maestria degli imbalsamatori, evidentemente abili come quelli che operavano nell'antico Egitto ai tempi dei faraoni. "I suoi baffi sopravviveranno nei secoli", ha aggiunto. I medici legali incaricati di prelevare campioni di tessuti del cadavere del pittore poco prima della mezzanotte hanno estratto dal corpo unghie, capelli e due ossa. Saranno inviati all'Istituto Tossicologico Nazionale di Madrid per l'analisi del dna e per il confronto con quello di Pilar Abel, 61 anni, la donna che afferma di essere sua figlia naturale. Dopo gli esami la tomba sarà riaperta per "ricomporre il cadavere nella sua intergrità", ha indicato la Fondazione Gala-Dalì.  Come si imbalsama oggi - Oggigiorno, l'imbalsamazione è destinata soprattutto alla preservazione di animali morti (trofei di caccia o animali ornamentali, ad esempio i fenicotteri, che furono di gran moda in Italia negli anni trenta, impagliati o proprio imbalsamati). Lo scopo è soprattutto quello di conservare pellicce o piumaggio dell'animale morto. Non mancano comunque ancor oggi applicazioni per la conservazione di cadaveri umani. Ad esempio, nella laica Unione Sovietica la salma di Lenin è stata imbalsamata. La moderna imbalsamazione si giova della scoperta della formaldeide, per opera del chimico August Wilhelm von Hofmann (1867). Questa sostanza, poi evoluta nella formalina, soppiantò l'allora usato arsenico.

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