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Tiroide, malattia di genere‘colpisce' 8 donne ogni uomo
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Non solo il gentil sesso è più soggetto a soffrire di disturbi della tiroide, ma è anche più propenso a manifestare questi disturbi in un'età più precoce
E' una ghiandola a forma di farfalla situata davanti alla trachea, e fa da ‘regolatore' di molte funzioni dell'organismo, incluse quelle connesse con la fertilità. Non si ferma mai: produce, immagazzina e rilascia nel sangue gli ormoni tiroidei, essenziali per il corretto funzionamento di tutti i tessuti e organi del corpo. Questi ormoni permettono all'organismo di impiegare le proprie riserve energetiche in maniera efficiente, regolandone la temperatura e consentendo ai muscoli di lavorare in maniera appropriata. Quando insorgono problemi alla tiroide, gli effetti sono importanti. “E chi ne soffre di più sono le donne – dice Laura Fugazzola, professore di Endocrinologia all'Università di Milano e Coordinatore Commissione Scientifica Associazione Italiana Tiroide (AIT) – addirittura otto volte più degli uomini, soprattutto in certi momenti della vita: durante la crescita (pubertà e prima mestruazione) e la gravidanza, nei primi sei mesi dopo il parto e durante la menopausa. Oltre che in caso di depressione”. E proprio perché le donne sono i soggetti più a rischio, è fondamentale che esse sappiano riconoscere i segnali e i sintomi tipici di una tiroide mal funzionante in modo da poter ricorrere rapidamente al supporto necessario. Una diagnosi precoce e una cura tempestiva possono infatti evitare una serie di conseguenze potenzialmente gravi o addirittura pericolose per la vita della donna, come per esempio le malattie cardiache. La cura delle patologie tiroidee è molto efficace e la maggior parte delle donne colpite vive una vita normale grazie a una terapia farmacologica. Le patologie tiroidee. L'ipotiroidismo, o tiroide ipo-attiva, è una patologia tiroidea molto diffusa. Si manifesta quando la ghiandola tiroidea non produce abbastanza ormoni tiroidei: la produzione di una quantità insufficiente di questi ormoni rallenta il metabolismo del corpo, lasciando i pazienti spesso stanchi e depressi. I pazienti affetti da ipotiroidismo potrebbero presentare, tra gli altri sintomi, aumento di peso (pur mangiando in maniera moderata e facendo esercizio fisico), valori della pressione sanguigna e livelli di colesterolo più elevati della norma, cicli mestruali anomali e/o problemi di fertilità. Esistono diversi gradi di ipotiroidismo, che vanno da lieve a molto grave. Le donne colpite da ipotiroidismo lieve possono non presentare molti sintomi; se trascurata, tuttavia, la malattia può progredire. L'ipotiroidismo grave può portare a infertilità, malattia di Alzheimer, malattie cardiache e, in alcuni casi, coma. La cura dell'ipotiroidismo consiste nel sostituire gli ormoni tiroidei naturalmente prodotti dalla ghiandola tiroidea con dei farmaci. La levotiroxina (ormone tiroideo prodotto sinteticamente) è il trattamento elettivo per pazienti ipotiroidei, i quali dovranno ricorrere al trattamento farmacologico per il resto della propria vita al fine di tenere efficacemente sotto controllo i sintomi. Una concentrazione troppo elevata di ormoni tiroidei nel sangue accelera il metabolismo. È questo il caso dell'ipertiroidismo, “i cui sintomi sono, tra gli altri – dice Paolo Vitti, professore di Endocrinologia all'Università di Pisa e Direttore dell'U.O. di Endocrinologia 1, Direttore DAI di Area Medica-Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Segretario-Tesoriere dell'AIT - perdita di peso, sensazioni di nervosismo e irritabilità, aumento della sudorazione, debolezza, disturbi del sonno, cicli mestruali più leggeri e meno frequenti e battito cardiaco accelerato. L'ipertiroidismo si manifesta raramente in gravidanza, tuttavia se trascurato può comportare conseguenze gravi tanto per la madre quanto per il bambino. “Tra le altre complicanze si possono annoverare l'aborto spontaneo, una crescita ridotta del bambino nell'utero, un travaglio e un parto prematuri, valori della pressione sanguigna elevati, difetti fisici nel bambino e la cosiddetta ‘tempesta tiroidea' - sottolinea Paolo Beck-Peccoz, professore di Endocrinologia all'Università di Milano e Presidente dell'Associazione Italiana Tiroide (AIT) - in cui un evento traumatico o una grave infezione possono causare un pericoloso aumento dei livelli di ormoni tiroidei”. Anche l'ipertiroidismo si può manifestare in diversi gradi, da leggero a grave, e la condizione lieve, se non curata, può progredire. Al fine di distruggere le cellule tiroidee in eccesso, il trattamento può includere il ricorso a farmaci antitiroidei, alla chirurgia e/o allo iodio radioattivo. È possibile che, in seguito alla chirurgia o allo iodio radioattivo, nel momento in cui la tiroide non c'è più o non produce più una quantità sufficiente di ormoni, i pazienti sviluppino l'ipotiroidismo. In questo caso verrà loro proposta una terapia ormonale sostitutiva molto efficace. I trattamenti disponibili. Nell'ipotiroidismo, gli ormoni tiroidei mancanti vengono sostituiti mediante un reinserimento di T4. “Il farmaco di prima scelta è la levotiroxina – conferma Roberto Castello - Direttore U.O.C. Medicina Generale e Endocrinologia presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona e Presidente Della Associazione Medici Endocrinologici (Ame) - una tiroxina sintetica che lavora esattamente come l'ormone tiroideo prodotto dalla tiroide. Se la causa dell'ipotiroidismo è un disturbo autoimmune della tiroide e la tiroide continua a produrre T4, ma non a sufficienza, allora la levotiroxina sarà prescritta in dosi che compensano la quantità di T4 che il corpo da solo non può più produrre. Se invece l'ipotiroidismo dipende dal fatto che la tiroide è stata rimossa chirurgicamente o distrutta dalle radiazioni di iodio radioattivo, il T4 viene sostituito completamente dalla levotiroxina”. Nel caso in cui l'ipotiroidismo sia il risultato di una assunzione insufficiente di iodio, verranno prescritti integratori di iodio. Le differenze di fabbricazione possono determinare la non bioequivalenza dei brand. I diversi rivestimenti della tiroxina possono influenzare l'assorbimento del farmaco. Se un paziente passa da unprodotto all'altro, sarà necessario effettuare ulteriori esami a 4/6 settimane di distanza per verificare la necessità o meno di aggiustare il dosaggio. (ISABELLA SERMONTI) I principali sintomi della patologia tiroidea • Spossatezza, sonnolenza, e/o senso di debolezza • Intolleranza al freddo (incapacità di sopportare il freddo come chi ci sta vicino) • Scarsa memoria • Aumento di peso o maggiore difficoltà nel perdere peso • Depressione • Costipazione • Cicli mestruali anomali e/o problemi di fertilità • Dolori muscolari o articolari • Unghie e capelli sottili e fragili e/o pelle secca e squamosa
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