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Fini in ginocchio da Casini per non scomparire

Il leader Fli chiede l'elemosina politica alla festa Udc: "Pier, ricordati cosa ho fatto io nel 2010". Il guaio è che lui pensa ancora al Cav, l'altro al governo

Giulio Bucchi
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Quando Gianfranco Fini termina il suo intervento a Chianciano, festa nazionale dell'Udc, l'effetto è straniante. E le parole utilizzate dal segretario centrista Lorenzo Cesa per salutare il presidente del consiglio e leader Fli suonano, per quanto oneste, beffarde: "Senza di lui non saremmo arrivati a questo punto". Già, con un governo tecnico al posto di quello di Silvio Berlusconi, un Udc sempre più forte poilticamente (elettoralmente è tutto da vedere) e un Futuro e Libertà ai minimi termini, quasi roba da prefisso telefonico. Un Pierferdinando Casini centro di ogni trattativa neo-centrista, chiave di volta di alleanze e prospettive di governi tecnici-politici a venire. E Gianfranco Fini che parla, appunto, a Chianciano, elogia Monti e incensa Pierferdinando. Effetto straniante, si diceva, perché più che il discorso di un alleato alla pari è sembrato l'appello di un leader sempre meno significativo, sempre più emarginato. Voleva rifare il centrodestra, Gianfranco, e ora è alle periferie del centro, tanto da sembrare un invitato scomodo alla grande tavola degli ex democristiani. Elemosina politica - La sviolinata di Fini nei confronti di Casini inizia subito all'insegna della lotta all'antipolitica. "Con Casini abbiamo alle spalle storie e culture diverse ma ci accomuna una ben precisa consapevolezza: l'importanza della politica intesa come garanzia di partecipazione democratica, la necessità di difendere il buon nome della politica, la consapevolezza dell'importanza e del primato della politica". Fini sa che Casini sta lavorando, ormai non più nell'ombra, a un grande patto centrista che possa guardare anche alle aree moderate del Pd. In questo quadro, per Futuro e Libertà gli spazi sarebbero risicatissimi, da comprimari. E infatti a Chianciano l'ex segretario di An cerca di sgomitare per mettersi in prima fila: "Siamo chiamati a delle scelte di campo, a delle assunzioni di responsabilità. Serve una scelta diversa, c'è una grande area di moderati, una larga parte di italiani che aspetta soltanto che la politica offra loro un'alternativa. Non è pensabile riproporre nel 2013 lo scenario del passato".  Quindi ingrana la retromarcia, come dire "ricordiamoci dei bei vecchi tempi: "Si può vincere - dice Fini - se si continua come avete fatto voi nel 2008 e io nel 2010. Si può vincere se si fa ciò che è giusto a prescindere se sia utile o meno".  Eterno nemico - Il punto è proprio questo. L'elemosinante Gianfry può solo guardare al passato. Perché "l'azione del governo Monti non può essere una parentesi", ma soprattutto bisogna evitare il ritorno di Berlusconi, il suo grande nemico. "L'anomalia del centrodestra italiano è l'impossibilità di equiparare il Pdl ai grandi movimenti liberaldemocratici europei. E' una caricatura del centrodestra quella attuale, che nulla ha a che vedere con quello tedesco, francese o di altri Paesi europei". Fuori da quella "caricatura di centrodestra", snobbato dagli elettori, poco considerato dagli alleati del Terzo Polo che ora pensano in grande. Forse a Fini è rimasto davvero solo il Ppe.  

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