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A PARMA, IL LICEO ALBERTINA SANVITALE FORMA LE PERSONE

Foto di Nicola Campri

I dirigenti scolastici e le famiglie unite nella prevenzione al disago giovanile.

Andrea Bisaschi
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Nonostante lo sport preferito dagli italiani sia la lamentela costante e continua, per fortuna c'è qualcuno che non si lamenta e agisce. Da anni infatti in una scuola secondaria di secondo grado di Parma, il Liceo di Scienze Umane Albertina Sanvitale, viene proposto per tutti gli allievi delle classi seconde il PROGETTO PERSONA, a mio avviso un fiore all'occhiello per la città emiliana. In un momento storico in cui i fenomeni di prevaricazione, violenza, bullismo, mancanza di rispetto per l'altro ed esclusione sociale sono purtroppo molto presenti tra i giovani, questa iniziativa attiva da anni e voluta dai dirigenti scolastici con il sostegno delle famiglie degli alunni, testimonia il fatto che non tutti stanno a guardare. La scuola in una società liquida, come la chiamava il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, ha una missione importantissima direi fondamentale per il futuro dei nostri giovani. La scuola ha l'immenso potere di formare gli individui e non solo riempirli di nozioni, importantissime senza dubbio per la cultura dei singoli, ma non sufficienti per lo sviluppo globale della persona e di conseguenza per il bene futuro della nostra società. Il PROGETTO PERSONA coordinato dalla prof.ssa Giusti si articola in due fasi principali: la prima riguardante l'accettazione e lo sviluppo dell' identità di genere e l'impostazione dei rapporti con l'altro sesso che devono essere caratterizzati da rispetto, responsabilità e valorizzazione reciproca; la seconda riguarda l'acquisizione di una maggiore consapevolezza rispetto alle diverse tipologie di dipendenza. Le due attività vengono svolte dagli insegnanti in ore curricolari, in collaborazione con operatori dell' AUSL, e ha come obiettivo la valorizzazione del vissuto di genere al fine di promuovere una cultura della prevenzione nei confronti della violenza contro le donne. L'approfondimento, è svolto dagli insegnanti Grandi, Grassi, Bonatti, Pasini e Di Gregorio affiancati dall'opera di un esperto esterno che, nelle ore di educazione fisica, svolge attività di anti-aggressione.  Io ho avuto il privilegio di essere stato scelto per questo compito di grande responsabilità ma allo stesso modo di grande soddisfazione personale. In questi anni ho avuto il piacere di insegnare a tantissimi adolescenti la cultura della sicurezza, praticamente inesistente nel nostro Paese. In Italia quando si parla di sicurezza si pensa alla sicurezza sul lavoro o alla sicurezza pubblica (forze dell'ordine). Manca completamente la consapevolezza che i primi responsabili per la nostra sicurezza personale siamo noi. Questo non significa imparare a farsi giustizia da soli, come purtroppo ancora oggigiorno molti pensano, ma al contrario acquisire quella consapevolezza dei rischi esistenti, che permetta di prevenire situazioni di pericolo per la propria incolumità personale. Educare alla sicurezza significa dare degli strumenti pratici ai ragazzi per la tutela della propria persona, in modo che possano vivere, grazie allo sviluppo di una maggiore attenzione più serenamente e liberamente. Per trasmettere certi concetti è importante interagire con i giovani sul piano emozionale e per questo, io e i miei assistenti, cerchiamo ogni anno di rendere le nostre lezioni più accattivanti affinchè alcuni consigli e alcune strategie comportamentali rimangano maggiormente impresse nella mente dei ragazzi, riducendo al minimo la percentuale di rischio che possa capitare loro qualcosa di poco simpatico o peggio ancora di traumatico. Creando un rapporto di empatia con i ragazzi, emergono problemi che, difficilmente verrebbero rivelati ai genitori per paura di venire giudicati o sgridati. Io e gli insegnanti fungiamo da ponte tra gli allievi e le Forze di Polizia. In passato infatti abbiamo denunciato, grazie alle rivelazioni di una studentessa che ha chiesto il nostro aiuto, un uomo adulto che le faceva stalking da mesi.  Credo che la scuola debba occuparsi dei ragazzi globalmente, non solamente elargendo nozioni e spero che molti altri istituti scolastici seguano l'esempio del Liceo di scienze umane Albertina Sanvitale di Parma.

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