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Giochiamo che ero…

L'importanza del gioco simbolico

giovanni morelli
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Nei primi tre anni di vita il bambino classifica oggetti ed eventi, etichetta ed imita attraverso i primi tentativi di “far finta che”. Per esempio, dare la pappa alla bambola, parlare in un telefono giocattolo, sono attività della sua routine quotidiana. Dai tre anni in poi il gioco simbolico si trasforma attraverso la capacità del bambino di coinvolgere altri, di trasformare gli oggetti nel materiale necessario alla finzione. Col crescere dell'età, quindi, il gioco simbolico cambia. Azioni semplici e isolate si integrano in una sequenza ludica organizzata. I bambini, meno assorbiti in sé stessi, possono coinvolgere altri in giochi complessi, assegnando ruoli e scambiandoli, mentre dipendono sempre meno da oggetti realistici, usando immagini e oggetti inventati. Aumenta, così, il gioco interattivo o sociale, e fra i tre e i sei anni sono sempre più frequenti i passaggi dal gioco simbolico solitario a quello sociale in quanto interessa “personaggi” e trame riconoscibili o parti di una storia, con parallela moltiplicazione di ruoli, di trame coerenti e di temi (mamma e figlia, dottore e paziente, mastra e alunno). Questo tipo di gioco, arricchito dalla capacità di esprimere la personalità dei personaggi, permette ai bambini di provare ruoli diversi e di organizzare i temi applicando quello che hanno imparato della vita quotidiana. Ora il gioco si fa complesso, poiché richiede intercoordinazione. Il bambino deve saper costruire e mantenere la stessa struttura di fantasia in cui opera l'altro bambino o l'adulto con cui coopera. Il periodo che va dai tre ai sei anni è il più rigoglioso di gioco sociale, è l'età in cui il bambino può trasformare se stesso in un “teatro percettivo” nel quale é ad un tempo impresario, autore e protagonista. Questo gioco così “complesso” è detto role playing in cui i bambini possono assumere tre tipi di ruoli diversi: ruoli relazionali, nel senso che riflettono relazioni sociali complementari (genitore – bambino, dottore – paziente); ruoli funzionali, i quali ruotano intorno ad attività, come cucinare; ruoli di personaggi, basati su stereotipi (per es., il pompiere che spegne il fuoco). I ruoli che i bambini più piccoli adottano più frequentemente sono quelli relazionali, particolarmente quelli che coinvolgono temi domestici. Quando interpretano un personaggio il loro ruolo si conforma molto bene a immagini stereotipate di quel personaggio; a partire dai 5 anni, i bambini aggiungono poi delle variazioni. Dunque, se il nostro cucciolo chiede di giocare a mamma e figlia dove noi facciamo la figlia, lasciamolo condurre, diamogli l'opportunità di imboccarci, di pulirci il naso e di metterci a letto. Capiremo tante dinamiche con i suoi occhi, vedremo come lui ci guarda, come percepisce rimproveri, punizioni e gratificazioni. (a cura di Mariaelena, mamma blogger di http://yummymummyematteo.blogspot.it/)

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