Ieri, mentre tutti si aveva gli occhi puntati tra Senato e via del Plebiscito, per seguire l'ultimo giorno da senatore di Silvio Berlusconi, è successo un fatto enorme. In Belgio. Nel silenzio generale. Il Parlamento, per la precisione la Commissione Affari sociali e Giustizia del Senato belga, ha approvato a larga maggioranza una proposta di legge sull’eutanasia per i minori. Gli unici a votare contro sono stati i cristianodemocratici e il partito di destra Vlaams Belang. La legge sarà sottoposta al voto definitivo delle due Camere nei prossimi mesi. In Belgio è già prevista l’eutanasia. Ma solo sopra i 18 anni. Con questa legge si supera anche questo confine. Il testo prevede che un minore possa “domandare di beneficiare dell’eutanasia” se colpito da sofferenza fisica insopportabile , in fase terminale. I piccoli devono essere seguiti da medici e ottenere il consenso dei genitori. Deve esserci anche uno psicologo per stabilirne la capacità di giudizio. E non si pensi che il Belgio sia un caso limite. In Olanda l’eutanasia per i minori, dai 12 anni in su, è già autorizzata dal ’98. La scelta del Parlamento belga sembra uscita da un libro di fantascienza che racconti le mostruosità di un futuro immaginario. Invece è il presente. L’eutanasia per i minori, oltre a provocare orrore in chi ha conservato un minimo di buon senso, è una follia giuridica, come scrive Gambino, che insegna Diritto privato nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma. . Una finzione che, però, ucciderà dei bambini. In nome di un’idea di vita e di benessere che non concepisce altro se non un’astratta e violenta idea di efficienza. Un’idea che elimina dalla vita l’esperienza forse più decisiva della vita, senz’altro quella che più ci accomuna: il male. Un’idea che, alla fine, elimina la vita stessa, riducendola a un ultimo non senso. Perché se non ha senso il male, che senso ha mettere alla vita un bambino che alla fine, magari tra 90 anni, ma morirà? Che senso ha vivere, anche se si è sani? Che senso ha alzarsi la mattina, se si procede, ogni secondo, verso la morte? Con l’aggravante che si decide per lui. Si stabilisce, al posto di un bambino, che non ha diritto a vivere. Si chiama infanticidio. E’ quello che a Sparta, dove il modello era l’uomo forte, il guerriero, si faceva in culla: ammazzare i bambini malformati, non “usciti bene”. Però sono passati secoli. Nel frattempo il diritto si è evoluto, sono state scritte migliaia di norme europee, stilate carte, statuti a difesa dei minori. Quella legge fa strame di tutto, oltre a ignorare quel nocciolo di esigenze naturali che è dentro ciascuno di noi. E che ci fa inorridire all’idea che un’equipe medica somministri la morte a un bambino perché malato. Nemmeno in stato vegetativo. Semplicemente malato, gravemente malato. Non che l’eutanasia per un adulto sia, in sé, meno grave. Ma se non altro, in quel caso, si cercava l’appiglio nella volontà del soggetto di darsi la morte. Di fronte a un bambino, salta anche questo “pietoso” pretesto. Perché è evidente che un bambino non può avere la coscienza, e quindi nemmeno la libertà, per compiere una scelta del genere. Mi chiedo cosa ci sarà dopo questo. A quale altro orrore, a quale violenza giuridica e della libertà, dobbiamo prepararci. Ma ancora di più mi domando come mai questa notizia non abbia provocato alcuna reazione.