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Pietro Senaldi, M5s e i soldi dal Venezuela: "Perché la valigetta è una bomba sul governo Conte"

Pietro Senaldi
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Vero o falso che sia, lo scoop del giornale spagnolo Abc sui tre milioni e mezzo di euro che il dittatore venezuelano Chavez avrebbe fatto recapitare in una valigetta al padre di M5S, Gianroberto Casaleggio, nel lontano 2010, pesa come un macigno sull'attuale governo giallorosso. L'accusa non si riuscirà mai a provare, ma nessuno sarà mai neppure in grado di dimostrare che il fatto non è accaduto, e intanto il fango continuerà a girare nel ventilatore mediatico e a sporcare la credibilità grillina. Perché le aperture e gli elogi di Di Battista e compagni alla dittatura sudamericana sono inspiegabili. Se non l'hanno fatto per soldi, parlavano per amore, e la cosa sarebbe ancora più inquietante. Durante la scorsa legislatura i cinquestelle spinsero con stupefacente insistenza per l'uscita dell'Italia dalla Nato e per un'alleanza con il regime di Maduro. Una delegazione pentastellata si recò perfino a Caracas e, quando incontrarono la comunità italiana residente laggiù, i parlamentari rischiarono di essere menati. I nostri connazionali si lamentavano di vivere sotto una dittatura e i grililni per tutta risposta li accusarono di essere al soldo della Cia. Per evitare il linciaggio, i pentastellati furono costretti a rifugiarsi in ambasciata. Il passaggio sulla Cia non è casuale. Gian Roberto Casaleggio era un uomo disinteressato al denaro, tant' è che ipotecò la casa pur di sostenere il Movimento. Chi crede allo scoop di Abc sostiene che, per finanziare la causa e non per interesse personale, avrebbe fatto qualsiasi cosa. D'altronde, gli sforzi del figlio Davide sono tutti per tenere in piedi la baracca economica fondata dal padre, un gigante politico dai piedi contabili d'argilla.

 

 



 

Il trappolone? - Coloro che invece sostengono che non sia vero nulla e che il giornale spagnolo sia caduto in un trappolone, insinuano che la notizia sarebbe stata confezionata dalle barbe finte americane, le quali avrebbero sporcato la memoria di Casaleggio senior per mandare un messaggio a chi oggi mena il torrone dentro M5S, ovverosia Grillo, Di Maio e Conte. Nei suoi disastrosi Stati Generali, il premier ha messo tra gli obiettivi primari del Paese la digitalizzazione, con lo sviluppo della tecnologia 5G, che connette tutti i sistemi informatici ed elettronici, e una rete unica sulla quale far correre le comunicazioni digitali. Lavori faraonici che vedono la Cina in prima fila per la realizzazione, a contendersi le opere con le altre potenze. La posizione degli Stati Uniti a riguardo è esplicita. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, in una lettera aperta, ha diffidato l'Italia dal consegnare le proprie infrastrutture a Pechino, a cui affideremmo i nostri destini economici e i nostri affari privati, visto che la Cina verrebbe in possesso di tutti i dati e le conversazioni sensibili. «Non fidatevi di Huawei e Zte per il 5G», intimò Washington, che condannò senza appello l'adesione dell'Italia, unico Paese Ue, alla Via della Seta, il piano strategico del regime per espandersi commercialmente e a livello di infrastrutture in Occidente. Le relazioni pericolose di Grillo con Pechino sono note, anche se il loro contenuto è opaco. Il comico viene ricevuto privatamente e con tutti gli onori all'ambasciata cinese a Roma, dove si reca anche per missioni specifiche, e non perché di passaggio nella Capitale. Fino al 2018, i cinquestelle avevano una visione oggettiva del regime comunista e all'Europarlamento tuonavano contro i suoi crimini accusandolo di essere una sorta di Spectre. Poi, improvvisa, la sterzata. La Cina è diventata sempre più vicina a Beppe e Di Maio, anche attraverso l'opera silenziosa e capillare del parlamentare Geraci, nato leghista e finito mandarino.

Giuseppi, che fai? - Dall'altra parte dell'Oceano la cosa non è gradita. Nel momento in cui Grillo è tornato a riprendersi il Movimento e si prepara a estromettere Casaleggio e piegare Di Battista per sostenere incondizionatamente Conte, ecco scoppiare questo scandalo, che pare confezionato ad arte. Una vicenda lontana e innocua. L'opposizione chiede ai grillini oggi di renderne conto, ma nel 2010 nessuno di loro era nella stanza dei bottoni. Diverso sarebbe se uscisse altro materiale compromettente. In una fase di fragilità del Paese, e personale, Conte deve scegliere da che parte stare. Se con l'Occidente o con i cinesi. La valigetta venezuelana, anche qualora non contenesse soldi, nasconde una bomba che può far scoppiare M5S, e di conseguenza il governo. Il problema del premier è far digerire ai grillini il Mes, il prestito a basso interesse ma a care condizioni che l'Europa è pronta a darci e che i pentastellati hanno giurato non avrebbero mai accettato. Conte si è rimandato a settembre, prendendosi tre mesi per il piano salva Italia, anche se il tempo in realtà non c'è. Ha bisogno che dentro M5S esploda la bomba e lo scoop di Abc forse ha acceso la miccia. Potrebbe aiutare Grillo a liberarsi di Casaleggio e far abbassare la testa a Di Battista, ma potrebbe anche essere l'inizio della fine per l'avvocato Giuseppe.

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