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Pietro Senaldi: "Grandi manovre in Parlamento, l'alleanza meridionalista che imbarazza il Pd"

Pietro Senaldi
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Il Pd scopre solo ora di governare con un alleato, Cinquestelle, che prende la stragrande maggioranza dei propri voti al Sud e, coerentemente, privilegia quel territorio rispetto al resto della nazione. L'ex segretario del partito, il bergamasco Maurizio Martina, attacca la fiscalità di vantaggio per le aziende meridionali annunciata da Conte, e chiede di estenderla a tutto il territorio, perché «sarebbe un errore scatenare una competizione sfrenata tra due parti del Paese e il governo non deve dimenticare la questione settentrionale». Il giorno prima, il presidente dell'Emilia-Romagna nonché possibile futuro segretario dei Dem, Stefano Bonaccini, aveva detto che «il partito deve rappresentare di più il Nord perché la parte d'Italia che produce di più deve ripartire nell'interesse di tutti». La sensazione è che la sinistra del Nord si stia affrettando a chiudere il recinto quando ormai i buoi sono fuggiti. Per tutto il periodo più duro della pandemia la classe dirigente progressista settentrionale non ha difeso il proprio territorio. Il governo, i cinquestelle e i progressisti centromeridionali hanno attaccato e screditato le regioni del Nord, le più colpite dal virus, per il semplice fatto che sono amministrate da leghisti e forzisti, trasformando la malattia in una colpa. Pensavano di speculare politicamente sulla pandemia, come è riuscito perfettamente ai vari Conte, De Luca, Zingaretti, Emiliano. Oggi i piddini nordisti si sono accorti che chi semina vento raccoglie tempesta. Sono stati gli utili idioti del governo centrale, di impronta prettamente meridionalista, gli scudieri dei ministri Boccia e Provenzano, loro fratelli coltelli di partito, e ora devono spiegare ai loro, non moltissimi, elettori come mai, se la pandemia ha ucciso in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria e Veneto, l'esecutivo lanci un piano di rilancio totalmente meridionalista. Il decreto agosto infatti ha come tema principale gli sconti fiscali solo al Sud, una pioggia di miliardi dall'Europa per il Mezzogiorno e addirittura, lo ha annunciato Conte e pareva sobrio, un tunnel sottomarino tra Reggio Calabria e Messina, che dopo la sua realizzazione nei deliri di Palazzo Chigi sono destinate a diventare la Londra e la Parigi della Magna Grecia.

 

 

 

Occhio di riguardo - Questo però non basta ai parlamentari sudisti. Benché la maggioranza giallorossa abbia il proprio feudo e i propri massimi esponenti tra Campania e Puglia, deputati e senatori meridionali non si fidano. Temono che qualche briciola dei soldi in arrivo dall'Europa o degli stanziamenti del governo possa cadere anche sopra Roma e per questo hanno stretto un'alleanza di ferro per difendere gli interessi del Sud. Si tratta di un gruppo multipartisan tra rappresentanti di tutti i partiti, anche se dem e grillini fanno la parte del leone, che ha lo scopo dichiarato di creare un fronte meridionalista che si assicuri che, in proporzione a popolazione e attività produttive, al Mezzogiorno arrivino più finanziamenti che al Nord e al Centro. Tra i compiti che il nutrito gruppo si è dato - tra senatori e onorevoli ci sono una sessantina di aderenti - c'è anche la creazione di una commissione d'inchiesta che faccia luce sulla ragione per cui in Settentrione ci sono più infrastrutture che in Meridione e, casomai, si premuri di dirottare verso Sud gli investimenti pubblici. Gli onorevoli neo-meridionalisti giustificano la loro iniziativa con il fatto che il Covid ha distrutto il 6% dei posti di lavoro al Sud e il 3,5% al Nord e che si prevede una ripresa più rapida nelle regioni settentrionali (+5,4%) rispetto a quelle del Mezzogiorno (+2,3). Ma sono argomenti da guerra tra poveri, e non solo perché, in termini di teste, il Nord ha perso seicentomila occupati contro i 380mila del Sud e ha avuto un calo di Pil del 9,6% contro l'8,2 meridionale. Indipendentemente dalle ragioni storiche e dai torti e dai meriti delle due realtà italiane, economicamente e culturalmente profondamente diverse, per guarire un corpo malato, qual è il nostro Paese oggi, occorre curare prima gli organi vitali e quindi, per dirla con Massimo Cacciari, intellettuale non sospettabile di simpatie leghiste, occorre far ripartire il Nord. Le aziende si risollevano se si rianima il loro core-business e il cuore pulsante dell'attività produttiva italiana è il Nord. Se non riprende a battere lui, possiamo tumulare tutto il corpo, isole comprese.

Organi vitali - Con la chiusura totale, Conte ha cercato di tenere unito tutto il Paese, per esercitare sopra di esso il proprio potere sovrano, come un monarca, benché investito non da Dio ma dal virus. Il risultato però è stato disastroso: oggi l'Italia è più divisa e i cittadini sono livorosi l'uno verso l'altro. Le Regioni del Nord, le più colpite, si sono sentite abbandonate dallo Stato e lamentano di non aver potuto investire i soldi dei loro attivi di bilancio per migliorare la sanità, poiché Roma non ha concesso l'autonomia desiderata e votata. In più si vedono messe in seconda fila nei piani di ripartenza, benché siano la locomotiva economica del Paese; il tutto dopo che i loro cittadini sono stati trattati da untori dagli altri italiani, fomentati nella pratica da grillini e dem. Quanto al Sud, è rabbioso perché la chiusura di Conte, inutile secondo il comitato scientifico, ha polverizzato quel poco di economia che c'era sul territorio e che ora fatica a ripartire. La retorica meridionalista di Conte e compagni, finalizzata alla vittoria in settembre in Campania e in Puglia, sparge sale sulle ferite del Mezzogiorno e divide il Paese. Il governo dice che al Sud mancano infrastrutture, ma non ha ancora finanziato un solo nuovo cantiere, vaneggia di tunnel sotto lo Stretto e intanto promette sconti fiscali che mettono il Nord contro il Meridione, mentre il ministro Provenzano rimpiange addirittura la Cassa per il Mezzogiorno. L'unica cosa che non è mai mancata al Sud sono gli aiuti a pioggia, e il reddito di cittadinanza ne è l'ennesima dimostrazione. Purtroppo essi non sono mai serviti a nulla, tantomeno a ridurre le distanze con il Nord.

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