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Vittorio Feltri e "il simpatico ribaltone": "Perché Salvini e Meloni possono mandare a casa la banda Casalino"

Vittorio Feltri
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Il conformismo non si sviluppa in base a una idea ma a un pregiudizio. E proprio per questo si espande. Molta gente non elabora i suoi pensieri e si impossessa di quelli delle minoranze trainanti. Lo fa per non essere tagliata fuori dal consorzio umano, si intruppa onde sentirsi in buona compagnia. L'omofobia non esiste, quantomeno non è un fenomeno diffuso e allarmante, al massimo riguarda qualche cretino esaltato. Eppure è considerata una emergenza da affrontare addirittura a livello legislativo. Si vuole reprimere un sentimento inesistente. Non conosco nessuno che sia ostile ai gay, la maggior parte delle persone se ne infischia delle preferenze sessuali del prossimo, dinanzi a uno sconosciuto non si chiede se gradisce coricarsi con uomini e donne.

 

 

 

Nonostante ciò si sta provvedendo in Parlamento a promuovere una norma che condanni coloro che affermano: meglio che un bambino abbia un papà e una mamma piuttosto che due mamme o due papà. Simile regola, se fosse approvata, di fatto vieterebbe la libertà di opinione alla faccia della Costituzione che invece la garantisce. Il conformismo più bieco domina altresì nella discussione sulla immigrazione indiscriminata che affligge l'Italia. Se tu soltanto dici che andrebbe governata e quindi limitata c'è chi ti taccia immediatamente di razzismo. Se sostieni il contrario, non mancano coloro che ti guardano male e ti giudicano quale nemico della Patria. Qualora ti venga in mente di criticare l'attuale esecutivo per un qualsiasi motivo come minimo il Fatto Quotidiano, di informazione grillina, ti accusa di fascismo, quantomeno di leghismo, sostantivo che sta assumendo i caratteri dell'insulto. Il desiderio di appiattirsi alle minoranze dispotiche che si proclamano intellettuali non è una novità di questi tempi. Quando negli anni Settanta e Ottanta la Democrazia cristiana era egemone non trovavi uno che confessasse di votarla. Era già di moda essere di sinistra e la massa faceva discorsi progressisti, diciamo pure comunisti, per non apparire fuori dalla corrente à la page. Poi alle elezioni la Dc vinceva con le mani in tasca. La stessa cosa accadde a Berlusconi. I giornali e le televisioni lo bistrattavano, poi però dalle urne il Cavaliere usciva trionfatore. Adesso non becchi un disgraziato che manifesti simpatia per Salvini o la Meloni, non sarebbe chic. Il popolo bue si accoda a Zingaretti e a Di Maio, salvo mandarli al diavolo allorché si tratti di votare. Ecco perché sono persuaso che il conformismo, prevalente nei rapporti sociali, sia perdente nei momenti decisivi. Esso è un rifugio per gli ipocriti, i timorosi, quelli che vogliono piacere alla gente che piace. Il dramma è che i cittadini si comportano ancora da sudditi, ma fino a un certo punto. Davanti alla scheda elettorale, nella solitudine del seggio, puniscono gli schiavisti del pensiero unico. Speriamo sia così in futuro. Se ci restituiranno il diritto di esprimere le nostre preferenze non mi stupirei se i compatrioti, stanchi di essere trattati da deficienti, avessero la forza di reagire, provocando un simpatico ribaltone che favorisse l'allontanamento della banda Casalino. Per quanto non mi illuda che il conformismo venga debellato. Ci sarà sempre qualcuno capace di essere un cattivo maestro.

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